L’inflazione supercore rimane elevata in vista di un probabile taglio dei tassi da parte della Fed

Di Andrew Moran

Un importante indicatore d’inflazione che il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, definisce «la categoria più importante per comprendere l’evoluzione futura dell’inflazione di base» rimane ostinatamente elevato in vista del probabile cambiamento di politica da parte della banca centrale degli Stati Uniti questo mese.

L’inflazione supercore — una misura dei prezzi dei servizi che però esclude cibo, energia e abitazione — è aumentata dello 0,3% ad agosto negli Stati Uniti: il maggior incremento mensile in quattro mesi. È aumentata anche del 4,5% rispetto all’anno precedente e si è raddoppiata rispetto ai livelli osservati prima della pandemia di coronavirus, come evidenziato dal tracker dell’inflazione supercore Cpi della società di dati finanziari Bloomberg Finance.

Sebbene l’inflazione supercore sia diminuita rispetto al suo picco di oltre il 6% alla fine del 2022, non sta facendo progressi significativi rispetto all’indice dei prezzi al consumo (Cpi) più ampio. Il mese scorso, il tasso d’inflazione annuale è sceso al 2,5%, il livello più basso da febbraio 2021.

Ciò è dovuto al fatto che, mentre l’inflazione dei beni di base è diminuita in 14 degli ultimi 15 mesi ed è aumentata dell’1,7% nell’ultimo anno, l’inflazione nei servizi continua a rappresentare una sfida per l’economia degli Stati Uniti. L’inflazione nei servizi è rimasta infatti ferma al 4,9% ad agosto e ha oscillato in questo intervallo nel corso dell’ultimo anno, secondo quanto riporta la società di dati Trading Economics, con sede a New York.

Gli esperti affermano che una caratteristica cruciale dell’inflazione core è che è meno erratica e può fungere da indicatore per il futuro. Gli economisti della Fed di St. Louis avevano precedentemente affermato che l’inflazione core ha previsto il dato generale dell’inflazione in modo piuttosto preciso rispetto alle alternative.

Per le autorità monetarie, l’inflazione supercore può mostrare meglio come il lavoro (la spesa più alta per le imprese) influenzi le tendenze inflazionistiche. I servizi controllano il panorama economico e una quota significativa dei salari negli Stati Uniti è dominata da vari settori che servono i consumatori, come il tempo libero e l’ospitalità, la salute, il commercio al dettaglio e la finanza. Di conseguenza, i salari del settore dei servizi possono influenzare notevolmente il Cpi.

Certo, afferma Christopher Neely, economista della Fed di St. Louis, l’inflazione supercore è uno dei tanti indicatori d’inflazione. «Tra i molti indicatori d’inflazione, ce ne sono alcuni che differiscono nel modo in cui pesano i cambiamenti di prezzo nelle categorie di beni e servizi», ha scritto in un post del blog a maggio. «Esaminare le differenze tra questi indicatori può fare luce su alcune fonti delle pressioni inflazionistiche».

Ebbene, un indicatore al di fuori del supercore indica che l’inflazione resta elevata.

Inflazione persistente e ostinata

Ad esempio, il Cpi a prezzi fissi della Fed di Atlanta—un indicatore che si concentra su beni e servizi al consumo con variazioni di prezzo relativamente rare—è stato sopra il 4% per 31 mesi consecutivi.

Un coro di economisti afferma che il compito di sconfiggere l’inflazione è ancora incompiuto. Taylor St. Germain, economista di Itr Economics, ha sottolineato l’aumento graduale dell’offerta monetaria M2 negli Stati Uniti, che è aumentata dell’1,5% da febbraio. L’avvio da parte della Fed di una serie di tagli ai tassi d’interesse potrebbe inoltre rivitalizzare le pressioni sui prezzi: «Ci aspettiamo che l’inflazione aumenti il prossimo anno insieme a una ripresa delle attività macroeconomiche e a un probabile allentamento della politica monetaria. Potremmo assistere a un aumento della spesa per beni di capitale, che potrebbe incrementare le pressioni sui prezzi, ma è probabile che l’effetto richieda tempo per svilupparsi».

Secondo gli economisti di Euro Pacific Capital Management, tre settori notevoli «si evidenziano come segnali di allerta» per un possibile risveglio dell’inflazione.

Il primo è l’assistenza medica, che è «indifferente alle tendenze di mercato più ampie», hanno affermato, aggiungendo che «l’inflazione nel settore è spesso persistente, riflettendo problematiche strutturali all’interno dei prezzi e delle politiche sanitarie». I costi dei servizi di assistenza medica sono cambiati solo leggermente mese su mese, ma sono aumentati del 3,2% rispetto all’anno precedente.

I costi di abitazione, inclusi l’affitto e l’equivalente dell’affitto per i proprietari, sono aumentati nel rapporto Cpi di agosto. L’indice dell’abitazione è cresciuto dello 0,5% ed è aumentato del 5,2% rispetto ai 12 mesi precedenti. Anche le sottocategorie di affitto e equivalente dell’affitto per i proprietari sono aumentate dello 0,5% da luglio ad agosto. «Questa ripresa è particolarmente preoccupante poiché i costi abitativi costituiscono una grande parte del paniere del Cpi, influenzando direttamente il numero complessivo».

Infine, l’inflazione dei servizi di trasporto rappresenta un’altra sfida, aumentando dello 0,9% su base mensile ad agosto e del 7,9% su base annuale: «Nonostante il sollievo temporaneo nei prezzi dei combustibili, il costo complessivo dei servizi di trasporto non è diminuito di conseguenza, indicando pressioni inflazionistiche sottostanti».

Secondo Brian Coulton, economista capo di Fitch Ratings, la tendenza al ribasso del tasso d’inflazione di base riflette principalmente il significativo calo dei prezzi delle automobili, che, ha scritto in un commento del 10 settembre, potrebbe non rappresentare una tendenza permanente.

In ultima analisi, questi vari dati potrebbero costringere la Fed a procedere con cautela nell’adattamento della politica monetaria, ha affermato Coulton.

«C’è ancora lavoro da fare sull’inflazione»

Nel suo discorso principale al Simposio Economico di Jackson Hole dello scorso mese, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha segnalato che i tagli ai tassi erano imminenti. «È giunto il momento per una correzione della politica. La direzione è chiara e il tempismo e il ritmo dei tagli ai tassi dipenderanno dai dati in arrivo, dalle prospettive in evoluzione e dal bilanciamento dei rischi».

Gli investitori scommettono in modo schiacciante che il primo cambiamento di politica avverrà durante l’incontro del Federal Open Market Committee di settembre. Il dibattito nel mercato dei futures e tra gli economisti riguarda se la Fed procederà con un taglio di un quarto di punto o di mezzo punto.

Secondo il Cme FedWatch Tool, i trader sono divisi. Le probabilità di una riduzione di 25 punti base sono del 51%, mentre la probabilità di un taglio di 50 punti base è del 49%.

Byron Anderson, responsabile del reddito fisso presso Laffer Tengler Investments, ha osservato che i mercati obbligazionari hanno già previsto 10 tagli dei tassi nel prossimo anno.

Gli osservatori del mercato esamineranno il riassunto aggiornato delle proiezioni economiche, una guida per la direzione della politica e dei dati economici.

Coulton di Fitch ha affermato che la Fed probabilmente adotterà un approccio lento e costante all’allentamento della politica monetaria poiché «c’è ancora lavoro da fare per ridurre l’inflazione nei servizi». «Il tanto atteso ciclo di allentamento della Fed è finalmente arrivato, ma il [Federal Open Market Committee, ndr] sarà cauto dopo le sfide inflazionistiche degli ultimi anni. Il ritmo dei tagli ai tassi sarà graduale e l’allentamento monetario non contribuirà molto a stimolare la crescita il prossimo anno», ha scritto Coulton in una nota ai clienti del 10 settembre.

Gli economisti di Ing non sono d’accordo, e prevedono una Fed più aggressiva all’inizio, con 100 punti base di tagli entro la fine dell’anno. «Crediamo che la Fed si troverà a dover anticipare l’allentamento a causa del deterioramento delle indagini aziendali e di una significativa frenata nelle assunzioni di lavoro, che insieme aiuteranno a attenuare le pressioni sui prezzi più rapidamente di quanto la Fed attualmente ipotizza».

I funzionari della politica monetaria hanno avvertito che un allentamento prematuro potrebbe risuscitare l’inflazione: «La storia ci avverte che allentare la politica monetaria prematuramente è una scommessa pericolosa che può riaccendere l’inflazione e radicarla nell’economia per molti mesi o addirittura anni», ha scritto il presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, in un saggio del 4 settembre.

Gli economisti di Euro Pacific Capital Management affermano che se i tentativi della Fed di ridurre i tassi alimentano l’inflazione, la banca centrale dovrà orientarsi verso una politica monetaria più restrittiva, «supponendo che la Fed abbia il coraggio di compiere tale mossa».

Il prossimo incontro della Fed per la politica monetaria, della durata di due giorni, è previsto per il 17 e il 18 settembre.

 

Versione in inglese: Supercore Inflation Stays Elevated Ahead of Likely Fed Rate Cut

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