L’assunzione di caffeina è legata a un minor rischio di malattie cardiometaboliche multiple

Di Mary West

Gli amanti del caffè hanno motivo di rallegrarsi. Uno studio pubblicato a settembre sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism ha rilevato che il consumo di caffè o caffeina può offrire una protezione significativa contro la multimorbilità cardiometabolica (Mc). Si tratta di un caso in cui si soffre di due o più disturbi che interessano il cuore o il metabolismo, come il diabete di tipo 2, la malattia coronarica, l’ictus, la malattia renale cronica o la malattia del fegato grasso non alcolica.

Poiché la caffeina può potenzialmente avere effetti negativi sul cuore a dosi elevate, è gradita la notizia che quantità moderate possono effettivamente aiutare le persone sane a evitare lo sviluppo di patologie cardiache.

L’assunzione di caffeina nella dieta, a tutti i livelli, è risultata inversamente proporzionale ai casi di insorgenza della malattia, ma l’assunzione moderata è risultata legata al rischio più basso. Questa scoperta è tempestiva, poiché uno studio del 2022 pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health ha rilevato che negli ultimi anni la prevalenza della Mc è aumentata a un livello grave.

Secondo lo studio del 2022, tra il 2017 e il 2018, la prevalenza della multimorbilità cardiometabolica è stata del 14,4% negli Stati Uniti.

I tre modelli più comuni di Mc sono stati: ipertensione e diabete; ipertensione, diabete e malattia coronarica; ipertensione e malattia coronarica.

Le prove

Lo studio del Jcem, un’indagine in prospettiva, ha rilevato che il caffè ha un effetto benefico sulla salute cardiometabolica. Le prove hanno riguardato l’analisi del rischio di malattia e del rischio di morte per Mc.

Studi di osservazione precedenti hanno indicato che esiste una relazione inversa tra il consumo di tè, caffè e caffeina e il rischio di una singola malattia cardiometabolica. In altre parole, una maggiore assunzione di caffè è correlata a un minor rischio di sviluppare una sola di queste malattie. Tuttavia, gli studi precedenti non hanno valutato l’effetto del consumo sulla presenza di due o più di queste patologie, né hanno misurato i fattori biologici correlati.

Per colmare questa lacuna nella ricerca, lo studio Jcem ha analizzato i dati della Uk Biobank, che ha coinvolto 172.315 consumatori di caffeina e 188.091 consumatori di caffè e tè. La Uk Biobank è uno studio dietetico dettagliato su individui di età compresa tra 37 e 73 anni. Tutti i partecipanti erano privi di malattie cardiometaboliche all’inizio dello studio.

Rispetto ai non consumatori o ai consumatori di meno di 100 milligrammi (mg) di caffeina al giorno, l’assunzione di quantità moderate di caffè (tre tazze al giorno) o di caffeina (200-300 mg al giorno) ha ridotto il rischio di Mc di nuova insorgenza rispettivamente del 48,1 o del 40,7%. Inoltre, l’assunzione moderata di caffè o caffeina è risultata inversamente proporzionale a quasi tutti gli stadi della Mc. Questo significa che l’assunzione di caffè può aiutare a prevenire lo sviluppo di una delle patologie cardiometaboliche e offrire una protezione contro la progressione verso la Mc.

«I risultati evidenziano che la promozione di quantità moderate di caffè o caffeina come abitudine alimentare per le persone sane potrebbe avere benefici di vasta portata per la prevenzione della Mc», ha scritto in un comunicato l’autore principale, il dottor Chaofu Ke, del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica della Scuola di Sanità Pubblica del Suzhou Medical College dell’Università di Soochow, a Suzhou, in Cina.

Rischio di morte per malattie cardiometaboliche

Un’ulteriore prova dello studio Jcem ha mostrato che le persone con una malattia cardiometabolica avevano il doppio delle probabilità di morire per qualsiasi causa rispetto a quelle senza tale malattia. I soggetti affetti da Mc risultano avere un rischio di morte per qualsiasi causa da quattro a sette volte superiore.

La Mc era inoltre associata a una maggiore probabilità di stress mentale e di perdita di funzionalità fisica rispetto a chi aveva una sola malattia cardiometabolica.

Fonti di caffeina

Livelli di caffeina presenti nelle bevande comuni:

  • Caffè: Da 113 a 247 mg
  • Tè nero: 71 mg
  • Tè verde: 37 mg
  • Tavoletta di cioccolato fondente (1 oncia): 26 mg
  • Bevande gassate: Da 23 a 83 mg
  • Bevande energetiche: Da 41 a 246 mg

I prodotti alimentari a base di cioccolato spesso contengono un’elevata quantità di zuccheri e grassi, quindi è meglio limitarne il consumo a una quantità ragionevole. Anche se le bibite contengono caffeina, poiché contengono anche zucchero e altri ingredienti poco salutari, gli esperti di salute non le raccomandano.

Le bevande energetiche rappresentano un pericolo per la salute, in quanto possono contenere elevate quantità di caffeina, oltre ad altri ingredienti non regolamentati. Il National Institutes of Health (Nih) americano riferisce che un numero crescente di prove dimostra che le bevande energetiche comportano seri rischi.

Lo studio Jcem ha dimostrato che i partecipanti hanno assunto la caffeina da fonti alimentari piuttosto che da integratori di caffeina, come riportato in un comunicato. I benefici dimostrati dall’assunzione moderata di caffeina non si applicano alle quantità maggiori di caffeina contenute negli integratori.

Secondo l’Fda, questi prodotti rappresentano una minaccia significativa per la salute, e riferisce che la differenza tra una quantità sicura e una pericolosa per la salute è molto piccola.

Alla luce di quanto sopra, le persone sane che desiderano aggiungere caffeina alla loro dieta dovrebbero limitarsi a caffè, tè e piccole quantità di cioccolato.

Ulteriori precauzioni e rischi

Mentre lo studio Jcem ha suggerito che un’assunzione moderata di caffeina è benefica per la maggior parte degli individui sani, un’assunzione elevata non lo è, in quanto può causare gravi problemi cardiaci, come i disturbi del ritmo cardiaco, come osservato dal Nih.

Un altro fattore da considerare è la sensibilità alla caffeina, che porta alcune persone a sperimentare effetti collaterali anche ingerendo piccole quantità, secondo un articolo della Fda.

I segni di un eccesso di caffeina o di sensibilità alla caffeina includono:

  • Palpitazioni cardiache
  • Frequenza cardiaca più elevata
  • Pressione sanguigna elevata
  • Ansia
  • Insonnia
  • Mal di testa
  • Nausea
  • Nervosismo [(include tremori, agitazione; simile ad uno stato ansioso, ndt]

Vale la pena ricordare che i partecipanti allo studio Jcem erano privi di malattie cardiometaboliche all’inizio. Questo solleva la domanda: le persone con malattie cardiache dovrebbero iniziare ad assumere 200-300 mg di caffeina?

Epoch Times ha posto la domanda al cardiologo Leonard Pianko, che esorta le persone affette da malattie cardiache a prestare attenzione all’effetto della caffeina su di loro.

«La caffeina è uno stimolante e logicamente dovrebbe aumentare la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca, cosa che accade in alcune persone», ha scritto Pianko in un’e-mail. «Tuttavia, in questo ampio studio, coloro che bevevano una quantità moderata di caffè mostravano il rischio più basso di ammalarsi di nuova Mc».

Pianko ha dichiarato di essere un grande sostenitore degli studi preliminari perché permettono alla comunità medica di scoprire cose che possono essere controintuitive. Detto questo, consiglia cautela, perché uno studio non è sufficiente per fare osservazioni mediche a lungo termine.

Di conseguenza, ritiene che la moderazione sia la chiave fino a prova contraria.

«Ascoltate il vostro corpo e determinate, con l’aiuto del vostro medico, la vostra sensibilità alla caffeina», ha scritto, rivolgendosi alle persone affette da malattie cardiache. «Se la pressione sanguigna o la frequenza cardiaca aumentano, diminuite l’assunzione di caffeina. Se il vostro corpo può tollerare fino a tre tazze di caffè, continuate a godervi la vostra tazza».

 

Articolo in lingua inglese: Caffeine Intake Linked to Lower Risk of Multiple Cardiometabolic Diseases

 
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