La vera storia del gruppo Antifa

Nell’immaginario collettivo, si è soliti pensare che il termine ‘antifascismo’ abbia una connotazione del tutto positiva. Non sempre è così: come spesso accade esiste l’eccezione, e mai come in questo caso risulta opportuno fare delle distinzioni.

Negli ultimi anni, il gruppo estremista ‘Antifa’, di origini anarco-comuniste, ha destato in più di un’occasione la preoccupazione delle istituzioni. Questa organizzazione, infatti, sebbene sia spesso sostenuta dalla stampa  ̶  perché ha tra i suoi obiettivi i gruppi neonazisti o fascisti   ̶  non si è sempre occupata di combattere il fascismo, come invece lascerebbe intendere il suo nome.

Il gruppo faceva inizialmente parte delle operazioni di infiltrazione dell’Unione Sovietica, che avevano lo scopo di portare la dittatura comunista in Germania, e nel corso del tempo ha concentrato i suoi sforzi nell’etichettare ogni organizzazione rivale come ‘fascista’.
Secondo il fascicolo tedesco 80 Years of Anti-Fascist Action, di Bernd Langer, e pubblicato dall’Associazione per la Promozione della Cultura antifascista, l’origine dell’organizzazione può essere fatta risalire al ‘fronte unito’ dell’Internazionale Comunista (Comintern) dell’Unione Sovietica, nato durante il III Congresso mondiale dell’Internazionale, tenutosi a Mosca tra giugno e luglio del 1921.
L’autore del fascicolo, Langer, è un ex membro dell’Autonome Antifa, in passato una delle più grandi organizzazioni antifasciste in Germania, che si è sciolta nel 2004.

Quella dell’Unione Sovietica è annoverata tra le dittature più violente esistite sulla faccia della Terra, dal momento che ha ucciso, secondo le stime, 20 milioni di persone. Il regime sovietico è infatti secondo solo all’ancora più spietato Partito Comunista Cinese, che sotto Mao Zedong ha ucciso circa 65 milioni di persone.

Il fronte unito

La strategia del ‘fronte unito’ era quella di riunire tutte le organizzazioni di sinistra al fine di incitare la rivoluzione comunista. I sovietici credevano infatti che, a seguito della rivoluzione in Russia del 1917, il comunismo si sarebbe poi diffuso in Germania, dal momento che in Germania era presente il secondo più grande partito comunista, il Kpd (Partito Comunista di Germania).

Ed è stato durante il IV Congresso mondiale del Comintern, nel 1922, che il piano ha preso forma.
Mosca, per portare avanti la strategia del fronte unito, ha creato lo slogan «per le masse», con il quale ha tentato di unire i vari partiti comunisti e partiti dei lavoratori sotto un’unica bandiera ideologica, controllata dalla stessa Unione Sovietica.
Langer scrive: «Il “fronte unito”, quindi, non significava una cooperazione equa tra le differenti organizzazioni, ma il predominio del movimento dei lavoratori, amministrato dai comunisti».

Comunismo e fascismo

Benito Mussolini, che non tutti sanno fosse un marxista-socialista espulso dal Partito Socialista italiano nel 1914 per essersi pronunciato contro la neutralità nella Prima Guerra Mondiale, ha in seguito fondato il movimento fascista. Da lì ha preso il potere nell’ottobre del 1922 con la sua ‘Marcia su Roma’.

In Germania, Adolf Hitler è salito al potere del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (il Partito nazista) nel 1921, e ha architettato un tentativo di colpo di Stato nel 1923.

Il Kpd (Partito Comunista della Germania) ha invece deciso di formare un movimento sotto l’insegna dell’antifascismo. Langer fa notare tuttavia che, per il Kpd, le idee di ‘fascismo’ e di ‘antifascismo’ erano «indifferenziate», e che il termine ‘fascismo’ serviva solamente come strumento retorico per un’opposizione aggressiva.
Sia il sistema comunista che quello fascista si fondavano infatti sul collettivismo e su delle economie a pianificazione statale; entrambi inoltre hanno proposto sistemi in cui l’individuo era pesantemente controllato da uno Stato onnipresente, ed entrambi ancora si sono resi protagonisti di genocidi e atrocità su larga scala.
Il resoconto annuale del 2016 del servizio di intelligence nazionale tedesco (l’Ufficio federale della Protezione della costituzione, Bfv), insiste su questa stessa visione: dal punto di vista «dell’estremismo di sinistra», l’etichetta del ‘fascismo’, così come viene intesa da gruppo Antifa, spesso non si riferisce realmente al fascismo, ma è semplicemente un altro modo di chiamare il ‘capitalismo’.

Di fatto, quando gli estremisti di sinistra dicono di star combattendo il ‘fascismo’, stanno lanciando i loro attacchi ad altri gruppi; il resoconto dichiara infatti che il termine ‘fascismo’ ha un doppio significato per l’ideologia estremista di sinistra, e indica anche il «combattere contro il sistema capitalista».
Questo è vero sin dall’inizio, secondo Langer; per i comunisti in Germania, ‘antifascismo’ significava meramente ‘anti-capitalismo’.

A member of the Antifa extremist group vandalizes a storefront in Nantes, France, on Feb. 14, 2014. (FRANK PERRY/AFP/Getty Images)
Un membro del gruppo estremista Antifa compie un atto vandalico sulla vetrina di un negozio a Nantes, in Francia, il 14 febbraio 2014. (FRANK PERRY/AFP/Getty Images)

Sul sito del Bfv, si legge infatti che attualmente l’organizzazione ‘Antifa’ considera ancora il capitalismo come ‘fascismo’: «[Gli antifa, ndr] sostengono che lo Stato capitalista produca il fascismo, o perlomeno che lo tolleri. Quindi, l’antifascismo non prende di mira solo gli estremisti di destra o presunti tali, ma anche lo Stato e i suoi rappresentanti, in particolar modo i membri delle autorità di sicurezza».

Langer osserva ancora che, il Kpd, definendo come ‘antifascismo’ l’anticapitalismo, è stato in grado di riutilizzare questa retorica per bollare tutti gli altri partiti politici come ‘fascisti’; quindi, «considerando questo, gli altri partiti che si opponevano al Kpd erano fascisti, in particolare l’Spd [il Partito Socialdemocratico di Germania, ndr]».
Così, per quanto ironico possa sembrare oggi, il gruppo che i comunisti ‘antifascisti’ avevano maggiormente preso di mira erano i socialdemocratici, che rientravano comunque nella loro definizione di ‘fascismo’.

Tornando alla storia degli Antifa, il 23 agosto del 1923, il Politburo del Partito Comunista Russo ha organizzato una riunione segreta e, secondo quanto scrive Langer, «tutti i più importanti funzionari si sono schierati a favore di un’insurrezione armata in Germania».
In merito a questo proposito, il Kpd era in prima linea: ha lanciato un movimento sotto l’egida del Fronte Unito in Azione, brandendo la propria ala armata ‘antifascista’ sotto il nome di Antifaschistische Aktion (Azione Antifascista), che è ancora attiva in Germania, dove opera come base di collegamento per i gruppi Antifa presenti negli altri Paesi.

The Unity Congress of Antifa, held at the Philharmonic Opera House in Berlin, on July 10, 1932. The congress was organized by the Communist Party of Germany as a rallying point to defeat the Social Democratic Party and the Nazi Party. Antifa labeled both parties as "fascist," which was a political label they used for all rival parties. (Public Domain)
Il Congresso per l’Unità Antifa, tenutosi alla Philharmonic Opera House di Berlino, il 10 luglio 1932. Il congresso fu organizzato dal Partito Comunista di Germania come punto di raccolta per sconfiggere il Partito socialdemocratico e il Partito nazista. Il gruppo Antifa etichettava entrambi i partiti come “fascisti”, un’etichetta politica che usavano per tutti i partiti rivali. (Dominio pubblico)

In quel particolare momento, Hitler e il suo Partito Nazista avevano iniziato a emergere sul palcoscenico mondiale, e il Partito Nazista possedeva un gruppo simile all’ Antifaschistische Aktion, note come ‘camicie brune’, e che servivano per esercitare violenza politica e come strumento di intimidazione.

L’Antifaschistische Aktion, nel frattempo, ha iniziato ad attrarre dei sostenitori, che si opponevano all’avvento del vero fascismo in Germania, e che tra l’altro non avevano sottoscritto  ̶  o ne erano potenzialmente ignari  ̶  le carte che certificavano i legami dell’organizzazione con l’Unione Sovietica.

Tuttavia, la violenza istigata dall’Antifaschistische Aktion ha avuto in gran parte un effetto contrario, e ha persino spinto molte persone verso il fascismo.
Richard J. Evans, ne Il Terzo Reich al potere, scrive: «La violenta retorica rivoluzionaria dei comunisti, che promette la distruzione del capitalismo e la creazione di una Germania sovietica, ha terrorizzato la classe media del Paese, che sapeva fin troppo bene quel che era accaduto ai loro omologhi in Russia dopo il 1918».

«Inorriditi dal fallimento del governo nel risolvere la crisi, e terrorizzati dalla disperazione conseguente all’ascesa dei comunisti  ̶  continua Evans  ̶  hanno iniziato a lasciare le piccole fazioni contrapposte della destra politica convenzionale, per schierarsi con i nazisti».

Bernd Langer osserva inoltre che, fin dall’inizio, il Kpd è stato un membro del Comintern, e che, «nel giro di pochi anni, è divenuto un partito stalinista», sia ideologicamente che logisticamente. Sottolinea poi come fosse persino diventato «economicamente dipendente dal quartier generale di Mosca».

I capi del Kpd (con il gruppo Antifa usato come specchietto per le allodole per esercitare la violenza in prima linea, e come strumento di intimidazione per i partiti politici rivali) sono a loro volta caduti sotto il comando dell’apparato sovietico. Molti di loro sarebbero poi diventati dei capi nella Repubblica Democratica Tedesca comunista, e saliti anche al comando del suo famigerato Ministero per la Sicurezza di Stato, lo Stasi.

Langer conclude: «L’antifascismo è una strategia, piuttosto che un’ideologia».
«È stato messo in moto in Germania negli anni ’20 dal Kpd», aggiunge, ma non come un movimento legittimo contro quel fascismo che sarebbe poi sorto in Germania, bensì «come una concezione anticapitalista, di lotta».

 

Articolo in inglese: The Communist Origins of the Antifa Extremist Group

 
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