Il Pcc controlla l’intero contenuto dei cellulari cinesi

Da luglio 2017, gli abitanti di Xinjiang, sul confine Nordovest della Cina, sono obbligati a installare sul proprio cellulare un’applicazione di sorveglianza

Di Alessandro Starnoni

Da luglio 2017, gli abitanti di Xinjiang, sul confine Nordovest della Cina, sono obbligati a installare sul proprio cellulare un’applicazione di sorveglianza. Le autorità di Urumqui, capitale dello Xinjiang, hanno emanato un avviso in cui si ordina a tutti gli utilizzatori di un telefono android della città, di scaricare un’applicazione chiamata Jingwang Weishi, ossia ‘Difensore di una rete pulita’.

Secondo Radio Free Asia, a cui è pervenuta copia dell’avviso, l’applicazione (sviluppata con la collaborazione della polizia di Urumqui e di un’azienda cinese) sarebbe in grado di rilevare «audio, foto, libri elettronici e altri documenti pericolosi legati a violenza, terrorismo e religioni illegali». In questi casi, il sistema invita a eliminare immediatamente i documenti, e l’utente che non lo fa «è ritenuto penalmente responsabile».  

Questo fatti hanno attirato l’attenzione dell’Open Technology Fund (Otf), Fondo finanziato dal governo americano per ricerca e sviluppo di tecnologie per la libertà su internet. L’organizzazione ha pubblicato di recente uno studio sulle caratteristiche tecniche dell’applicazione, rivelandone la notevole capacità di monitoraggio delle attività degli utenti telefonici.

Da diversi anni, la regione di Xinjiang subisce una forte repressione per mano del regime comunista cinese. Negli ultimi anni, gli scontri tra la minoranza etnica uigura e i cinesi di etnia han (la maggioranza in Cina) ha spinto il Partito Comunista Cinese a intervenire duramente con azioni di polizia.

I cittadini di Xinjiang vivono sotto continua sorveglianza 24 ore su 24: dalla presenza costante della polizia nei luoghi pubblici fino all’obbligo di identificazione per fare acquisti nei negozi.

Human Rights Watch riporta che negli ultimi mesi alcuni abitanti sono stati incarcerati nei «centri di educazione politica», e costretti a visionare materiale di propaganda per la promozione dell’identità cinese.

In realtà, la nuova applicazione per i cellulari, sarebbe quindi solo l’ultima delle innovazioni tecnologiche usate dal regime comunista per controllare il popolo cinese. Il termine «terrorismo», usato per adottare il provvedimento, è in realtà la definizione che Pechino ha dato al movimento della comunità uigura, la cui maggioranza è mussulmana. In questo modo, la dittatura cinese maschera lo spionaggio autoritario col pretesto di misure antiterrorismo, per perseguitare gli uiguri e reprimerne la fede.

Radio Free Asia ha riportato infatti che dieci donne di origine kazaka sono state arrestate dopo aver scaricato un’applicazione chiamata Jing Wang. Secondo la polizia, le donne avrebbero pubblicato sul social media cinese WeChat, dei contenuti giudicati «inappropriati». Il Fondo di ricerca americano ha effettuato un controllo di sicurezza dell’applicazione, e ha rilevato che può ricavare informazioni sul tipo di telefono, l’identità dell’abbonato, i contenuti dei documenti e altro. il tutto per tracciare il cellulare e il suo contenuto.

Tramite l’installazione di Jing Wang, infatti, l’intero archivio di un telefono viene inviato a un centro governativo di controllo. Il sistema esegue la scansione dei dispositivi, analizza la memoria esterna per la ricerca dei file, registra nomi, dimensioni, percorsi e altri dati; poi li confronta con un elenco di identificativi contenuti nel server centrale. Se l’applicazione trova documenti «sospetti», invita l’utente a eliminarli.
L’Otf ha constatato, inoltre, che le informazioni inviate al centro governativo sono in chiaro: «chiunque con un minimo di conoscenze tecniche» può facilmente a intercettare e manipolare i dati e «queste tecnologie possono essere estese facilmente a tutta la popolazione cinese o ad altri contesti repressivi».

 

Articolo in inglese: Report: Xinjiang Residents Forced to Download Spyware App, Chinese Regime Can Track and Censor Users

Traduzione di Francesca Saba 

 
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