Il Falun Gong porta Cisco in tribunale: collabora con la persecuzione

La Corte d’Appello degli Stati Uniti per il 9° Circuito ha stabilito che una causa che accusa il gigante tecnologico californiano Cisco di aver facilitato la violenta persecuzione del Falun Gong da parte del regime cinese può essere portata a processo.

Gli aderenti al Falun Gong, un gruppo religioso pesantemente perseguitato in Cina dal 1999, hanno intentato una causa nel 2011 contro Cisco e ai due ex dirigenti dell’azienda, l’amministratore delegato di lunga data John Chambers e Fredy Cheung, allora vicepresidente di Cisco per la Cina. Secondo l’accusa, l’azienda avrebbe fornito tecnologia per aiutare i funzionari comunisti cinesi a costruire una vasta rete di sorveglianza per identificare e tracciare i praticanti del Falun Gong e facilitare il loro successivo arresto e tortura.

Ribaltando la decisione della corte distrettuale inferiore del 2014 di archiviare il caso, la corte d’appello federale ha ritenuto le accuse dei querelanti sufficienti per procedere.

«Concludiamo che le affermazioni dei querelanti, accettate come vere, sono sufficienti per affermare in modo plausibile che Cisco abbia fornito assistenza tecnica essenziale al ‘douzheng’ [cioè la persecuzione, ndr] contro il Falun Gong con la consapevolezza che delle violazioni del diritto internazionale di tortura, detenzione arbitraria, sparizione e uccisione extragiudiziale stavano avvenendo con probabilità sostanziale», ha scritto la giudice del Circuito degli Stati Uniti Marsha Berzon nel parere della maggioranza 2-1 che ha ripristinato la causa. Il termine «douzheng», usato dal Partito Comunista Cinese, si riferisce alle violente campagne politiche che il regime istiga contro coloro che percepisce come nemici.

La signora Berzon ha affermato che le azioni dell’azienda, molte delle quali sono state compiute sul territorio degli Stati Uniti, costituiscono un «aiuto e favoreggiamento» degli abusi del regime cinese.

La Corte d'Appello del 9° Circuito degli Stati Uniti a San Francisco il 12 giugno 2017. (Justin Sullivan/Getty Images)
La Corte d’Appello del 9° Circuito degli Stati Uniti a San Francisco il 12 giugno 2017. (Justin Sullivan/Getty Images)

Terri Marsh, direttore esecutivo della Human Rights Law Foundation e avvocato capo dei querelanti, ha definito questo sviluppo un passo positivo verso la riduzione della campagna di persecuzione.

«Il messaggio è chiaro: le aziende statunitensi e i loro funzionari esecutivi non possono favorire impunemente le violazioni dei diritti umani in Cina. Devono essere ritenuti responsabili. E ne risponderanno», ha dichiarato a Epoch Times.

I querelanti, citando il materiale di marketing di Cisco trovato sui siti web cinesi e altrove, sostengono che Cisco non abbia agito come un semplice attore commerciale inconsapevole che vende prodotti in Cina. Nella sua ansia di conquistare il multimiliardario mercato tecnologico cinese, si legge nella denuncia, l’azienda si è pubblicizzata come strumento per colpire i dissidenti ed è diventata un facilitatore della violenta soppressione della fede da parte del regime, progettando e sviluppando un apparato completo con tecnologie e talenti statunitensi in cambio dell’accesso al mercato.

Il sistema a cui si riferiscono i querelanti è «Golden Shield», la piattaforma di sorveglianza guidata dai dati dell’apparato di sicurezza cinese, accessibile a livello nazionale. Cisco, secondo i querelanti, avrebbe progettato, realizzato e fornito un’assistenza fondamentale per l’implementazione e la successiva messa a punto del progetto Golden Shield in un momento in cui il regime non era in grado di svilupparlo da solo.

L'amministratore delegato di Cisco Systems John Chambers alla conferenza Oracle OpenWorld 2006 a San Francisco. (Justin Sullivan/Getty Images)
L’amministratore delegato di Cisco Systems John Chambers alla conferenza Oracle OpenWorld 2006 a San Francisco. (Justin Sullivan/Getty Images)

Oltre al software personalizzato, secondo i querelanti Cisco forniva anche test e continui «addestramenti specialistici» e «addestramenti tecnici» agli agenti cinesi incaricati di perseguitare il Falun Gong, in modo che potessero padroneggiare l’uso della tecnologia.

Dalla sua sede di San Jose, Cisco ha progettato e costruito componenti chiave come i chip dei circuiti integrati per Golden Shield, e «Cisco ha intenzionalmente incorporato le firme specifiche del Falun Gong negli aggiornamenti del software di sicurezza a intervalli regolari per garantire che le attività e gli individui del Falun Gong fossero identificati, bloccati, tracciati e soppressi», si legge nel deposito del tribunale.

Il prodotto risultante è un sistema di sorveglianza in grado di monitorare le attività internet dei praticanti del Falun Gong in tempo reale per identificare, radunare e torturare i praticanti del gruppo religioso. Inoltre, il sistema crea profili dettagliati e costantemente aggiornati di aderenti al Falun Gong sospetti e conosciuti, che gli ufficiali di sicurezza cinesi possono recuperare ovunque nel Paese. I profili comprendono la loro posizione, la loro famiglia e i loro contatti, il che aiuta il regime a radunare gli aderenti e a perseguitarli perché rinuncino alla loro fede, secondo quanto sostengono i querelanti.

Praticanti del Falun Gong marciano a New York per celebrare la Giornata Mondiale della Falun Dafa il 12 maggio 2023. (Mark Zou/The Epoch Times)
Praticanti del Falun Gong marciano a New York per celebrare la Giornata Mondiale della Falun Dafa il 12 maggio 2023. (Mark Zou/The Epoch Times)

Tutti e 13 i querelanti, tra cui un cittadino statunitense, hanno dichiarato di essere stati identificati tramite la tecnologia Golden Shield come partecipanti ad attività online legate al Falun Gong e di aver subito la detenzione per mesi o anni, durante i quali sono stati sottoposti a tortura.

«Le torture fisiche subite dai querelanti durante la detenzione e la prigionia nei campi di lavoro forzato comprendevano percosse con aste d’acciaio e scosse con manganelli elettrici, privazione del sonno, costrizione a stare seduti o in piedi per lunghi periodi di tempo in posizioni dolorose e alimentazione forzata violenta», ha scritto la Berzon.

Le autorità avrebbero utilizzato le informazioni memorizzate nel sistema Golden Shield come strumenti per esercitare pressioni mentali durante le sessioni di tortura. 

La Berzon ha anche sottolineato che Cisco avrebbe ripetutamente invocato la retorica del Partito riguardo al Falun Gong. L’azienda ha commercializzato i suoi servizi come utili al «douzheng» del Falun Gong in occasione di fiere commerciali tenutesi a Pechino all’inizio degli anni 2000, e una sessione di formazione Cisco disponibile nel 2012 avrebbe usato i termini «virus» e «pestilenza» per descrivere il Falun Gong, «rispecchiando la propaganda del Partito».

I rappresentanti di Cisco non hanno risposto in tempo utile a una richiesta di commento da parte di Epoch Times.

 

Articolo inglese: US Appeals Court Revives Lawsuit Accusing Cisco of Aiding Beijing in Persecuting Falun Gong

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