Duopolio Amazon-Alibaba, l’e-commerce è solo l’inizio

Se e quando l’e-commerce soppianterà davvero il negozio fisico, rimane una questione ancora tutta da vedere. Ma è certo che al momento, con buona pace di commercianti e piccole aziende, il settore dello shopping online risulta essere in continua espansione in tutto il mondo.

E di crescita ne sa qualcosa il colosso americano di Jeff Bezos, Amazon, che nel 2017, con 566 mila dipendenti (di cui solo 130 mila assunti proprio nel 2017), 149 grossi hub in tutto il mondo (più diversi centri ‘satellite’), e 300 milioni di clienti attivi, ha fatto registrare un fatturato di 177,8 miliardi di dollari, con utile netto lievitato del 30 per cento rispetto al 2016, che si attesta sui 3 miliardi. Nel 2018, quella di Bezos risulta la quarta società del mondo per capitalizzazione di borsa con 624 miliardi di dollari.

E l’avanzata di Amazon continua in direzione Europa. Da quando è stato creato amazon.it nel 2010, anche in Italia l’e-commerce è risultato sempre in crescita, ma è pur vero che l’Italia fatica a stare al passo con i numeri degli altri Paesi europei. E questo deve averlo ben capito Jeff Bezos, che tuttavia non sembra voler rinunciare ai potenziali vantaggi del mercato italiano: nell’ultimo anno infatti, dopo il primo sito di Castel San Giovanni, ha aperto un sito a Vercelli (per gli articoli più grandi) e un altro tra Roma e Rieti (Passo Corese), dal quale la merce viaggia non solo in Italia ma anche all’estero, fino al Giappone.
Per il 2018 è stato annunciato inoltre un nuovo sito nei pressi di Torino, simile al nuovissimo impianto all’avanguardia di Passo Corese, che conta 65 mila chilometri quadrati ed è costato un investimento di 150 milioni di euro. Attualmente le persone che lavorano a tempo indeterminato in Italia sono 3.500, ma le stime del general manager di Amazon Italia, Tareq Rajjal, parlano di un totale di 6.500 persone per i prossimi due anni. Insomma, Amazon fa sul serio anche in Italia.

E la fretta di Jeff Bezos per accaparrarsi il fulcro del mercato europeo è ben giustificata: basta guardare all’altro capo del mondo, in Cina, dove nel giro di pochi anni Alibaba è andata al di là di ogni previsione di crescita, diventando la piattaforma e-commerce più grande in assoluto, con il controllo totale del mercato ‘elettronico’ cinese e di gran parte di quello asiatico. Nell’ultimo anno, complice anche l’acquisizione della piattaforma e-commerce vietnamita Lazada Group (che opera anche in altri Paesi del Sud-est asiatico), la capitalizzazione di mercato del colosso di uno degli uomini più ricchi della Cina, Jack Ma, è salita a 471 miliardi di dollari, piazzando Alibaba all’ottava posizione – rispetto al 14esimo posto dell’anno precedente – del ranking 2018 delle società più floride.

Una crescita vertiginosa, quindi, quella di Alibaba. Confermata anche dall’andamento del bilancio annuale del 2017 (al 31 marzo di quell’anno), che parla di un incremento del 56 per cento dei ricavi rispetto all’anno precedente, per un totale di 22,994 miliardi di dollari (il 76 per cento del fatturato proviene dal commercio in Cina), con un utile netto di 6 miliardi.
In particolare, le attività commerciali ‘core‘ (le diverse piattaforme di vendita B2C-C2C di Alibaba), hanno fruttato 19,45 miliardi di dollari; gli utili da gennaio a marzo del 2017, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono saliti dell’85 per cento a 1,43 miliardi. E da ottobre a dicembre 2017, i ricavi di Alibaba hanno continuato a crescere del 56 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 5,174 miliardi di dollari.

Jack Ma può contare invece su 60 mila dipendenti (al 2017) e su un ‘portafoglio’ di 515 milioni di compratori ‘attivi’, quasi tutti cinesi. Ma proprio l’Europa sembra essere il futuro terreno di scontro dei due titani posizionati ai poli opposti del Pianeta, che macinano ricavi attraverso due differenti concezioni del modello di business.

Alibaba, tecnicamente è una piattaforma business-to-business, che come eBay offre soluzioni e-commerce ad altre piattaforme che vendono direttamente ai loro clienti. Se, per assurdo, il colosso di Jeff Bezos non splendesse già di luce propria e se non esistesse concorrenza tra i due colossi, Alibaba potrebbe fagocitare anche Amazon nel suo ‘core commerce’, che ingloba già altre piattaforme B2C-C2C come Taobao, Lazada e AliExpress; di quest’ultima esiste già il sito in italiano. E proprio tramite AliExpress sembra che Jack Ma voglia fare concorrenza ad Amazon in Italia.
Sul sito infatti, che comunque appare ancora in una fase di ‘testing’ dal momento che non sembra essere per nulla pubblicizzato in Italia, si possono notare già prezzi competitivi su diversi tipi di prodotti. Nel frattempo, comunque, Jack Ma cerca di capire gli interessi degli italiani raccogliendo e analizzando i dati sui loro spostamenti, preferenze commerciali, eccetera, attraverso una tecnologia apposita che dovrebbe permettergli di inserire al meglio il suo business anche nel nostro Paese.

Quindi, Alibaba, svolge il ruolo di un mediatore che collega attraverso il suo mercato virtuale l’acquirente e il venditore, guadagnando non dalla vendita diretta dei prodotti ma da commissioni di vendita e pubblicità. Jack Ma, spiegando a Cnbc Tv la differenza tra Alibaba e Amazon, definisce quest’ultima come un «impero», mentre Alibaba come un «ecosistema».

Sia Amazon che Alibaba guadagnano inoltre da altre attività commerciali, quali il cloud computing e il settore media e intrattenimento. Su quest’ultimo punto Alibaba sembra essere un passo avanti.

Il gigante di Seattle adesso mira e eliminare i corrieri sostituendoli col proprio servizio di consegna. Tra le innovazioni figurano anche la consegna diretta di prodotti freschi e la consegna a domicilio in assenza del destinatario. Tutti investimenti mirati a completare e diversificare l’offerta.

Infine, secondo alcuni ‘ben informati’, Amazon sarebbe intenzionata a investire persino nella Tv, in particolare nei diritti del calcio. Insomma non ci sono limiti.

 

 
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