Cina, pescatrice di 61 anni imprigionata per fede muore due giorni dopo il rilascio

Di Mary Man e Dorothy Li

Una pescatrice cinese di 61 anni, incarcerata per la sua fede nel Falun Gong, è morta due giorni dopo essere stata rilasciata.

La famiglia di Xu Shanping l’ha riportata a casa il 5 luglio dopo un’improvvisa comunicazione di rilascio da una prigione nella provincia cinese del Guangxi. Era ridotta a pelle e ossa. Il 7 luglio, Xu è deceduta all’età di 61 anni, secondo quanto riportato da Minghui, un sito web con sede negli Stati Uniti dedicato al monitoraggio delle vittime della persecuzione del Falun Gong.

Sebbene non sia immediatamente chiaro cosa abbia subito Xu nella cella del carcere cinese, persone a lei vicine hanno dichiarato a Epoch Times che era in buona salute prima di essere arrestata per la sua fede il 19 dicembre 2020.

Xu è stata inizialmente arrestata oltre quattro anni fa dopo essere stata vista distribuire materiali che denunciano la persecuzione del Falun Gong.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una pratica spirituale che combina meditazione e insegnamenti morali basati sui valori di verità, compassione e tolleranza. Il Falun Gong ha attirato quasi 100 milioni di persone alla fine degli anni ’90. Tuttavia, nel 1999 il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha scatenato una vasta campagna  per eradicare questa pratica pacifica, proprio perché vedeva come una minaccia la sua estrema popolarità. Da allora, milioni di praticanti sono stati soggetti a propaganda di odio, detenzioni arbitrarie e brutale tortura da parte del partito al potere in Cina. Un numero elevato, ma sconosciuto, di persone è stato assassinato per i propri organi.

Tortura e abuso

Chen Xiao, la cui madre è stata arrestata dalla polizia insieme a Xu per la loro fede nel Falun Gong, ha dichiarato di essere rimasta scioccata quando ha appreso la notizia della morte di Xu.

Xu era una donna di mezza età sana che amava aiutare gli altri, secondo quanto ha detto Chen a Epoch Times il 15 agosto; «Aveva sempre un sorriso sul volto. Era molto gentile».

Secondo le famiglie e i resoconti di Minghui, quando Xu e la madre di Chen distribuivano materiale che rivelava la persecuzione del regime nei confronti della loro comunità di fede nel 2020, sono state arrestate dalla polizia nella città di Dijiao, nella provincia del Guangxi.

Xu è stata inizialmente incarcerata presso il Centro di Detenzione della città di Beihai e successivamente trasferita nel carcere femminile di Nanning. Secondo Minghui, nel 2023 le autorità carcerarie hanno informato la famiglia di Xu che aveva sviluppato fibromi uterini, ma hanno respinto la loro richiesta di libertà condizionale per motivi di salute.

Chen sospetta che Xu abbia subito torture o altri abusi in prigione che hanno portato alla sua morte.

Chen ricorda che, come sua madre, Xu viveva secondo i principi di verità, compassione e tolleranza: «Finché non avesse rinunciato [alla sua fede, ndr], sarebbe stata costantemente torturata. Lo so per esperienza personale in una simile prigione».

Questo punto di vista è stato condiviso da Wu Shaoping, un ex avvocato cinese che ora vive negli Stati Uniti.

È improbabile che i medici della prigione non si siano resi conto del deterioramento della salute di Xu: «Volevano che morisse a casa» per evitare di essere accusati della sua condizione, ha dichiarato Wu a Epoch Times.

Wu ha esortato la comunità internazionale a far assumere al Pcc e alle autorità carcerarie le loro responsabilità per la morte di Xu.

«Le persone coinvolte [nel maltrattamento di Xu, ndr], secondo la mia opinione, non sono in una situazione diversa dal partecipare all’omicidio di lei. Pertanto, queste persone dovrebbero essere perseguite per lesioni intenzionali e omicidio intenzionale».

Tragedia

La morte di Xu si aggiunge ai segnali che la persecuzione del Falun Gong continua senza tregua.

Nei primi sei mesi di quest’anno, Minghui ha documentato 69 morti tra i praticanti, comprese decine di casi che non sono stati segnalati nel 2023 o negli anni precedenti. Considerando la rigorosa censura del regime riguardante le informazioni correlate, Minghui sostiene che il numero reale di decessi sia probabilmente molte volte superiore. Fino ad oggi, il numero totale noto di morti ha superato 5.000. Ma molti altri si teme siano morti nel segreto, nella rete di carceri nere del Pcc.

Questa cifra non include nemmeno i praticanti per cui gli esperti hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla probabile condizione di vittime di omicidi per il prelievo forzato di organi in Cina. I praticanti del Falun Gong detenuti sono infatti vulnerabili al diventare vittime di prelievi forzati di organi, come ha confermato un tribunale popolare indipendente a Londra. Il tribunale ha concluso nel 2019 che il prelievo forzato di organi è avvenuto in Cina per anni «su larga scala» e che gli omicidi per rifornire l’industria dei trapianti continuano fino ad oggi.

La morte di Xu alimenta le preoccupazioni di Chen riguardo a sua madre, di cui oggi si ignorano le sorti: «Spero che tutte le persone gentili del mondo possano riconoscere la natura malvagia del Pcc, svegliarsi e unirsi per smantellare la tirannia del Pcc».

«Lavoriamo insieme per porre fine a questa crudele persecuzione».

 

Versione in inglese: 61-Year-Old Fisherwoman Imprisoned for Faith Dies 2 Days After Release

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