Biden aumenta drasticamente i dazi sui veicoli elettrici, sull’acciaio e sulle celle solari cinesi

Di Terri Wu

L’amministrazione Biden ha annunciato martedì che imporrà un dazio del 100% – quadruplicando l’attuale 25% – sui veicoli elettrici (Ev) importati dalla Cina nel 2024.

Oltre ai veicoli elettrici, la Casa Bianca ha aumentato in modo significativo i dazi sui prodotti cinesi in acciaio e alluminio, sulle batterie agli ioni di litio e sulle celle solari.

Secondo i funzionari della Casa Bianca, gli aumenti dei dazi si applicano a circa 18 miliardi di dollari di importazioni annuali dalla Cina. Hanno inoltre dichiarato che tutti i dazi esistenti adottati durante l’amministrazione Trump – circa 300 miliardi di dollari di merci provenienti dalla Cina all’anno – rimarranno in vigore, se non aumentati.

«La Cina sta usando lo stesso manuale che ha usato in passato per alimentare la propria crescita a spese degli altri, continuando a investire nonostante l’eccesso di capacità produttiva cinese e inondando i mercati globali con esportazioni che sono a prezzo ridotto a causa di pratiche sleali», ha dichiarato Lael Brainard, direttrice del Consiglio economico nazionale, durante una telefonata con i giornalisti in vista dell’annuncio.

«La Cina è semplicemente troppo grande per comportarsi secondo le proprie regole».

Ha aggiunto che gli aumenti dei dazi sono coerenti con la politica cinese del presidente Joe Biden, che prevede una «gestione responsabile della concorrenza con la Cina»: «Stiamo lavorando con i nostri partner in tutto il mondo per affrontare le nostre preoccupazioni comuni sulle pratiche sleali della Cina», ha dichiarato la Brainard.

L’amministrazione apporterà ulteriori modifiche a questi dazi in base alle risposte ricevute dal settore privato, dai consumatori, dagli alleati e dalla Cina, secondo quanto dichiarato da un alto funzionario dell’amministrazione durante la telefonata.

I veicoli elettrici cinesi sono economici e in eccesso

I veicoli elettrici sono stati una priorità strategica sia per gli Stati Uniti che per la Cina.

Per la Casa Bianca, gli Ev sono al centro delle sue iniziative legate al clima – con l’obiettivo che la metà delle vendite di auto nuove entro il 2030 sia costituito da auto elettriche – e della politica «Made in America», volta a stimolare l’industria automobilistica del Paese, un settore vitale dell’economia americana.

Dopo aver definito i veicoli elettrici come uno dei suoi settori prioritari un decennio fa, il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha raddoppiato il suo impegno durante la riunione plenaria annuale, conclusasi a marzo, definendo gli Ev una delle «nuove forze produttive». Invece di cambiare la sua economia da una trainata dagli investimenti a una orientata ai consumi, Pechino sembra essere pronta a provare a tirarsi fuori dall’attuale crisi economica a forza di esportazioni.

Le auto elettriche Byd destinate all’esportazione attendono di essere caricate su una nave in un porto di Yantai, nella provincia cinese orientale dello Shandong, il 18 aprile 2024. (Str/Afp via Getty Images)

Gli ingenti sussidi hanno portato l’industria cinese dei veicoli elettrici a una situazione di sovraccapacità. Anche i prezzi sono stracciati.

Tra il 2009 e il 2022, la Cina ha erogato 29 miliardi di dollari in sussidi per i veicoli elettrici. Sebbene le sovvenzioni siano ufficialmente terminate prima del 2023, altri programmi senza la dicitura «Ev» nel loro nome portano di fatto avanti gli incentivi. Ad esempio, i media cinesi hanno riferito che Byd ha strappato al Ministero delle Finanze un terzo, ovvero un miliardo di dollari, dei sussidi per la riduzione delle emissioni previsti per il 2024.

Grazie a 15 anni di sussidi, le auto cinesi a basso costo hanno rappresentato una sfida «all’estinzione» per l’industria automobilistica americana, secondo l’Alliance for American Manufacturing, un gruppo di difesa che rappresenta gli operai siderurgici sindacalizzati e altre aziende della filiera automobilistica.

E così, alimentati dai sussidi, i veicoli elettrici cinesi a costi bassissimi sono anche in eccesso.

Sulla base dei piani delle amministrazioni locali per i cinque anni compresi tra il 2021 e il 2025, il China Center for Information Industry Development (Ccid), un’istituzione che fa capo al Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione cinese, prevede che la capacità di produzione di Ev in Cina raggiungerà i 36 milioni nel 2025.

Con 15 milioni di vendite di veicoli elettrici cinesi previste per il 2025, l’anno prossimo l’eccesso di Ev cinesi raggiungerà i 20 milioni.

Il Pcc era a conoscenza del problema della sovraccapacità e aveva pianificato una via d’uscita. In un rapporto del dicembre 2022, la Ccid ha previsto l’esportazione di automobili nel mercato europeo. Tuttavia, raccomandava anche di costruire fabbriche in America Latina per sfruttare gli incentivi locali e ampliare ulteriormente la quota di mercato globale dei veicoli elettrici cinesi.

A marzo, Byd, un produttore cinese di veicoli elettrici, ha presentato la Byd Seagull, una mini utilitaria elettrica. Il prezzo di partenza è di 69.800 yuan, pari a circa 9.650 dollari (8.894 euro), in Cina. In Messico, il prezzo è di 358.800 pesos, pari a circa 20.990 dollari (19.263 euro). È comunque molto più economica dell’Ev più economico – circa 30.000 dollari (circa 27.600 euro) – negli Stati Uniti. Il prezzo medio di un Ev negli Stati Uniti è di circa 54.000 dollari (circa 50 mila euro).

La sovraccapacità diventa il problema principale

Nazak Nikakhtar, ex assistente segretaria per l’Industria e l’Analisi presso il Dipartimento del Commercio durante l’amministrazione Trump, ha affermato che sarebbe necessario fare di più per arginare il problema della sovraccapacità della Cina.

«La dinamica dei veicoli elettrici cinesi è che non arrivano direttamente negli Stati Uniti. Stanno inondando i mercati globali», ha dichiarato la Nikakhtar a Epoch Times.

Attualmente i veicoli elettrici di marca cinese non sono venduti sul mercato statunitense. I marchi Volvo di proprietà di Geely, un’azienda cinese, avevano una quota di mercato del 2% nel 2023. Tuttavia, i marchi americani hanno perso il 15% della loro quota di mercato nazionale negli ultimi tre anni, secondo Kelly Blue Book, una società di valutazione dei veicoli e di ricerca automobilistica. La quota persa è stata occupata da marchi tedeschi e sudcoreani e da marchi svedesi di proprietà cinese.

«È il classico caso in cui la Cina distorce tutti gli altri mercati e poi esporta i suoi prodotti negli Stati Uniti durante le ondate di importazioni», ha continuato Nikakhtar, aggiungendo che Washington deve negoziare con gli europei, i sudcoreani e i giapponesi per imporre limiti di volume alle loro esportazioni negli Stati Uniti.

Lo scorso ottobre, la Commissione europea ha avviato un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici cinesi per trovare il modo di proteggere i produttori di veicoli elettrici dell’Unione europea.

Durante il suo viaggio in Cina il mese scorso, la segretaria del Tesoro Janet Yellen ha discusso il problema della sovraccapacità, soprattutto nei settori dell’energia verde. Ha annunciato nuovi dialoghi con il Ministero delle Finanze cinese e ha dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero «sottolineato la necessità di un cambiamento di politica da parte della Cina» in tali colloqui.

Da allora, i media cinesi hanno criticato in modo coordinato il timore degli Usa per le eccessive capacità produttive della Cina, definendolo «protezionismo».

Altri aumenti tariffari

L’amministrazione Biden ha imposto nuove tariffe sulle gru portuali cinesi e su alcuni prodotti medici. Inoltre, quest’anno triplicherà i dazi sulle batterie agli ioni di litio, sull’acciaio e sui prodotti in alluminio cinesi, portandoli al 25%, e raddoppierà i dazi sui semiconduttori cinesi, portandoli al 50% entro il prossimo anno. La decisione arriva settimane dopo che la Casa Bianca ha chiesto di triplicare i dazi cinesi su acciaio e alluminio.

Questi dazi, inizialmente implementati dall’amministrazione Trump nel 2020, sono soggetti a revisione dopo quattro anni, secondo l’accordo commerciale di «fase uno» tra Stati Uniti e Cina. I «dazi della sezione 301» sono stati imposti in base alla sezione 301 del Trade Act del 1974, che autorizza i presidenti degli Stati Uniti a imporre dazi per contrastare le violazioni del commercio internazionale.

In una telefonata alla stampa, un alto funzionario dell’amministrazione ha dichiarato che, a seguito di un’analisi, l’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti ha raccomandato di non ridurre i dazi perché «la Cina non ha eliminato molte delle politiche e delle pratiche di trasferimento forzato di tecnologia, e anzi è diventata più aggressiva in alcune di queste azioni, anche attraverso intrusioni informatiche e furti informatici che danneggiano i lavoratori e le imprese americane».

Oltre alle considerazioni commerciali, il presidente Biden ha espresso anche preoccupazioni per la sicurezza nazionale, quando si parla di auto cinesi. A febbraio ha chiesto al Dipartimento del Commercio di indagare se i veicoli cinesi comportino rischi per i dati o le infrastrutture degli Stati Uniti.

La signora Brainard, al Consiglio economico nazionale, ha evidenziato i vantaggi dell’aumento dei dazi in due Stati contesi, il Michigan e la Pennsylvania, ma un alto funzionario della Casa Bianca ha dichiarato che la decisione non ha nulla a che fare con considerazioni di carattere elettorale. Secondo gli alti funzionari della Casa Bianca che hanno partecipato alla conferenza stampa, poiché le decisioni sui dazi sono state prese in seguito all’analisi della Sezione 301, l’amministrazione Biden non ha preso in considerazione un divieto assoluto sui veicoli elettrici cinesi.

I funzionari hanno assicurato che questi aumenti dei dazi non incideranno sull’inflazione perché si tratta di «una serie di dazi molto mirati su settori specifici».

 

Articolo in lingua inglese: Biden Sharply Raises Tariffs on Chinese EVs, Steel, Solar Cells

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