Minacce alle edicole che vendono Epoch Times a Hong Kong

18 Febbraio 2025 12:07 Aggiornato: 18 Febbraio 2025 14:58

Molte edicole di Hong Kong hanno recentemente ricevuto lettere di intimidazione per la vendita del quotidiano The Epoch Times, con minacce di denuncia per «attentato alla sicurezza nazionale». Una delle lettere minatorie, minacciava di segnalare le edicole alle autorità per la “sicurezza nazionale” di Hong Kong per la vendita dell’edizione in cinese di The Epoch Times e di un altro media indipendente, Vision Times.

Facendo riferimento alla legge sulla cosiddetta “sicurezza nazionale” del 2020 e a un’ordinanza dello scorso anno, strumenti accusati di essere usati dal Partito Comunista Cinese per limitare la libertà a Hong Kong (che formalmente è ancora una regione amministrativa speciale) la lettera minacciava gli edicolanti di «rischi legali per complicità e collusione con forze straniere nel mettere in pericolo la sicurezza nazionale» per il solo fatto che vendevano The Epoch Times.

«Abbiamo inviato persone a ispezionare le edicole di Hong Kong e abbiamo scoperto che state vendendo The Epoch Times e Vision Times, diffondendo idee anti-comuniste», si legge infatti nella lettera, che accusa le Testate di aver «aiutato il Falun Gong a pubblicare notizie imprecise per screditare la leadership del Paese e il partito comunista».

Fondata nel 2000 da praticanti del Falun Gong, The Epoch Times ha sempre denunciato le violazioni dei diritti umani in Cina, inclusa la campagna di repressione di Pechino contro questa via di coltivazione spirituale. Il Falun Gong, o Falun Dafa, è una disciplina che combina esercizi di meditazione e insegnamenti basati sui principi di verità, compassione e tolleranza.

Nel 1999, dopo che il numero di praticanti in Cina – stimato tra i 70 e i 100 milioni – aveva superato quello degli iscritti al Pcc, la dittatura comunista cinese ha dato inizio alla loro persecuzione. Molti praticanti, unicamente per il fatto di essere tali, sono sottoposti a lavori forzati, torture e lunghe pene detentive. I praticanti della Falun Dafa sono inoltre le principali vittime del prelievo forzato di organi da parte del regime comunista cinese.

LA RISPOSTA DI THE EPOCH TIMES

Lu Jie, responsabile del dipartimento di distribuzione di The Epoch Times a Hong Kong, ha dichiarato che il quotidiano possiede una regolare licenza di distribuzione e opera legalmente nella città. Ha inoltre sottolineato che i soggetti che stanno minacciando gli edicolanti non sono né esponenti delle forze dell’ordine né autorità giudiziarie.

Il personale di The Epoch Times ha denunciato l’accaduto alla polizia il 15 febbraio, sollecitando le autorità a intervenire contro gli atti intimidatori e a rafforzare i pattugliamenti. «Hong Kong è una società governata dallo Stato di diritto. Intimidazioni e diffamazioni sono atti illegali e criminali», ha dichiarato Lu in un comunicato. «Monitoreremo da vicino la situazione nelle edicole e denunceremo i responsabili secondo la legge».

The Epoch Times ha subito ripetuti attacchi e sabotaggi a Hong Kong. Nel 2019, degli uomini a volto coperto hanno fatto irruzione nella tipografia di Epoch Times Hong Kong, appiccando il fuoco agli impianti. In un altro attacco avvenuto nel 2021, quattro uomini hanno distrutto a colpi di mazza computer e attrezzature di stampa.

NON SOLO EPOCH TIMES

Diverse altre testate giornalistiche di Hong Kong hanno recentemente denunciato minacce e atti di intimidazione. Il 13 febbraio, il giornale digitale in lingua inglese Hong Kong Free Press ha riferito di aver subito mesi di minacce di vario genere. La Testata ha annunciato l’adozione di una «politica di tolleranza zero contro campagne diffamatorie, trolling, sorveglianza, diffamazione, doxxing, attacchi informatici e denunce false».

Lo scorso settembre, l’Associazione dei giornalisti di Hong Kong ha segnalato un «attacco sistematico e organizzato» contro i giornalisti della città. Secondo l’associazione di categoria, decine di giornalisti, loro familiari e collaboratori hanno subito pressioni di vario tipo, inclusi attacchi sui social media, email e lettere inviate sui luoghi di lavoro e alle abitazioni, contenenti minacce alla sicurezza personale e all’occupazione. Individui che si definiscono «patrioti» hanno inviato denunce anonime via email o lettera ad almeno 15 familiari e organizzazioni legate a giornalisti. Molti di questi messaggi intimavano ai destinatari di interrompere i rapporti con i giornalisti, pena il rischio di «mettere in pericolo la sicurezza nazionale».

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