Sia l’Argentina che gli Stati Uniti devono «vivere una seconda indipendenza», liberandosi la prima «dal potere delle monarchie europee», i secondi «dalla tirannia dello Stato partito». Lo ha detto il presidente argentino Javier Milei nel discorso tenuto ieri alla Conferenza di azione politica conservatrice (Cpac) di Washington, nella quale ha previsto la fine «dell’era dello Stato onnipresente».
«Dicono che Trump e io siamo un pericolo per la democrazia, ma in realtà stanno dicendo che siamo un pericolo per loro. Siamo un pericolo per lo Stato partito, per coloro che vivono della sua espansione illimitata e vogliono un individuo dipendente e soggetto ai loro capricci normativi. Sapete cosa? Hanno ragione, siamo il loro peggior incubo» ha detto in un intervento di circa 20 minuti.
«Così come negli anni ’30 si poteva vedere che la fiamma della libertà si stava spegnendo e che per l’umanità era iniziata una nuova era di servitù, oggi possiamo finalmente dire che l’era dello Stato onnipresente è finita» ha detto Milei all’inizio del suo discorso.
«Siamo qui per i loro privilegi, essendo stati eletti dalla maggioranza di ciascuno dei nostri cittadini con il chiaro mandato di togliere loro un potere che non gli appartiene» ha detto ancora Milei.
Il leader argentino ha approfittato della presenza di Trump al forum conservatore per sottolineare che, «se non fossimo limitati dal Mercosur, l’Argentina starebbe lavorando a un nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti».
A livello nazionale, Milei ha promesso «più motoseghe» entro il 2025, riferendosi alla sua politica di tagli alla spesa pubblica.
«Quest’anno inizieremo la fase due di questo processo, che abbiamo ribattezzato “la motosega profonda”, per continuare a ridurre lo Stato, restituendo alla gente la ricchezza che non avrebbe mai dovuto esserle tolta».