Mercenari cinesi nella guerra in Ucraina

di Anders Corr per ET USA
12 Aprile 2025 20:13 Aggiornato: 12 Aprile 2025 20:13

L’Ucraina sostiene che oltre 150 cittadini cinesi stiano combattendo al fianco della Russia, come dimostrerebbero due combattenti cinesi catturati dalle forze ucraine. Restano incertezze sul ruolo effettivo di questi combattenti, che si addestrano con i russi: indossano uniformi russe e utilizzano armamenti russi, ma non è chiaro se siano sono mercenari o per ordini di Pechino.

Secondo alcune ricostruzioni, Mosca offrirebbe la cittadinanza ai cinesi che accettano di arruolarsi, una pratica diffusa nella storia militare fin dall’epoca romana. Del resto, non sarebbe una novità che soldati regolari o agenti segreti si spaccino per mercenari come accadde con le cosiddette ombre verdi durante l’annessione della Crimea nel 2014, quando uomini armati senza mostrine ufficiali garantirono a Vladimir Putin una comoda via d’uscita nel caso l’operazione fosse fallita.

In realtà, il numero di mercenari cinesi al servizio della Russia sarebbe talmente ridotto da risultare più utile alla Cina che a Mosca. Pechino potrà infatti raccogliere preziose informazioni militari dai suoi combattenti inviati al fronte, esperienza che sarà strategica in futuro. È probabile che Mosca sia perfettamente consapevole di questo scambio, e che accetti la presenza di militari cinesi in cambio di vantaggi economici o militari: aumento delle esportazioni russe verso la Cina, accesso a valute estere, servizi bancari, tecnologie e forniture militari strategiche.

I mercenari cinesi che torneranno in patria verranno quasi certamente interrogati sull’esperienza vissuta dalle forze armate cinesi, che hanno un forte interesse ad acquisire esperienze belliche recenti. Chi invece resterà in Russia sarà comunque contattato dai servizi cinesi, assetati di aggiornare la dottrina militare, per estrapolare ogni informazione possibile, anche se acquisiranno la cittadinanza russa.

Per l’esercito cinese, le esperienze maturate in Ucraina sono di valore incalcolabile, considerando che i principali conflitti affrontati da Pechino risalgono alla Guerra di Corea (1950-1953) e all’invasione del Vietnam nel 1979. Le dispute di confine con Russia e India negli anni ’60 e più recentemente con Nuova Delhi hanno offerto spunti più limitati.

Pertanto, ogni esperienza sul campo in Ucraina sarà decisiva per aggiornare le strategie militari cinesi, specie in vista di una possibile invasione di Taiwan. La marina cinese dovrà infatti fare i conti con droni armati e sorveglianza aerea non appena le unità navali lasceranno i porti cinesi — un tipo di minaccia ormai onnipresente sulle linee ucraine.

I combattenti cinesi in Ucraina acquisiranno certamente esperienza sul campo con l’artiglieria moderna e le armi leggere. Inoltre eventuali spie militari cinesi o ufficiali addetti all’intelligence, operanti nella zona tramite mezzi elettronici, potrebbero ottenere informazioni sui missili ipersonici e sui loro sistemi di lancio, tra cui i jet MiG-31 russi.

Gli esperti militari cinesi inviati sul campo potrebbero raccogliere informazioni sui sistemi d’arma statunitensi utilizzati nella guerra Ucraina-Russia, tra cui i jet F-16, i carri armati M1A2 Abrams, i missili Stinger, i missili Patriot, i sistemi di razzi per l’artiglieria ad alta mobilità M142 (Himars), i sistemi missilistici terra-aria a medio raggio Nasams e i sofisticati missili Amraam Extended Range. Tutti sistemi già presenti — o destinati a esserlo — anche a Taiwan. Le forze armate cinesi sono particolarmente interessate a monitorarne l’efficacia sul campo.

Se le capitali europee hanno finora ignorato la minaccia del Pcc di invadere Taiwan, a causa della distanza geografica e della leadership americana nella regione, sarà difficile adesso ignorare oltre 150 combattenti cinesi alle porte dell’Europa. Una presenza che si aggiunge all’imbarazzante sostegno materiale e diplomatico di Pechino a Mosca, oltre ai circa 100.000 soldati nordcoreani che già combattono a fianco della Russia. La Corea del Nord e la Cina, non va dimenticato, sono legate da una storica alleanza.

L’8 aprile, in una conferenza stampa, il capo della politica estera europea Kaja Kallas ha dichiarato: «La Cina è il principale facilitatore della guerra russa. Senza il suo appoggio, la Russia non sarebbe in grado di sostenere il conflitto. L’80% delle merci a doppio uso entra effettivamente in Russia attraverso la Cina».

Con il diffondersi di questa consapevolezza in Europa, sempre più politici europei cercheranno di seguire l’esempio degli Stati Uniti, non solo per ridurre i rischi economici legati alla Cina, ma per separarsi completamente da essa. In secondo luogo, svilupperanno strategie per contrastare i progetti espansionistici cinesi che puntano a invadere Taiwan e sottrarre ulteriori territori all’India, al Giappone, alle Filippine e ad altri Paesi del Mar Cinese Meridionale. L’Europa sembra finalmente aprire gli occhi sulla minaccia rappresentata dal regime cinese. Era ora.

 

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