L’Unione Europea ha deciso di reagire in modo apparentemente unitario ai dazi imposti dagli Stati Uniti, dando massima priorità al dialogo. I ministri del Commercio dei 27 Paesi membri, riuniti il 7 aprile a Lussemburgo, hanno concordato sull’urgenza di avviare un negoziato con Washington per scongiurare un’escalation che potrebbe sfociare in una guerra commerciale.
Attualmente, le esportazioni europee verso gli Usa sono colpite da dazi del 25% su acciaio, alluminio e auto, mentre dal 9 aprile entreranno in vigore dazi reciproci del 20% su quasi tutte le altre categorie di beni. La nuova politica commerciale del presidente Donald Trump mira infatti a rispondere «in modo speculare» a chi impone barriere ai prodotti statunitensi.
«L’Ue deplora profondamente i nuovi dazi e resta impegnata a trovare una soluzione negoziata e accettabile per entrambe le parti», ha dichiarato Michal Baranowski, sottosegretario polacco allo Sviluppo economico. «Il Consiglio dimostra che gli Stati membri sono uniti e determinati a difendere i cittadini e le imprese europee. Tutte le opzioni restano sul tavolo ».
Sulla stessa linea, il ministro del Commercio olandese, Reinette Klever, ha dichiarato ai giornalisti: «Dobbiamo mantenere la calma. I mercati azionari mostrano già cosa accadrebbe se reagissimo in modo drastico. Se necessario, saremo pronti ad adottare contromisure per portare gli americani al tavolo dei negoziati». Il commissario europeo del Commercio Maros Sefcovic ha definito «franco» il confronto di due ore con i colleghi statunitensi avvenuto il 4 aprile, ribadendo che i dazi imposti da Washington sono «dannosi e ingiustificati».
Il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato che Bruxelles che è pronta a negoziare un accordo per l’eliminazione reciproca sui beni industriali e a presentare un primo pacchetto di contromisure da 28 miliardi di dollari, in approvazione entro l’11 aprile.
Tuttavia, Trump ha minacciato un dazio del 200% sugli alcolici europei se l’Ue applicherà un dazio del 50% sul whiskey statunitense, suscitando preoccupazione tra le maggiori nazioni esportatrici di vino e liquori, come Francia e Italia.
Entro fine aprile, l’Ue potrebbe varare un pacchetto più ampio di contromisure, anche nel settore auto. Tuttavia, Bruxelles dispone di margini di manovra inferiori rispetto a Washington: nel 2024 le esportazioni europee verso gli Usa sono state pari a 532 miliardi di euro, contro i 334 miliardi delle importazioni.
Il ministro francese per il Commercio estero, Laurent Saint-Martin, ha affermato che l’Ue non dovrebbe scartare alcuna opzione, tra cui l’uso dello Strumento anti-coercizione, che consentirebbe di limitare l’accesso delle aziende americane agli appalti pubblici europei. «Non possiamo escludere alcuna possibilità, che si tratti di beni o servizi, e comunque decidiamo di procedere, dobbiamo essere pronti ad attivare uno strumento europeo molto articolato, che può rivelarsi estremamente incisivo».
Toni più cauti da parte di altri ministri. Simon Harris, ministro irlandese per gli Affari esteri e il Commercio, ha descritto lo strumento anti-coercizione come «l’opzione nucleare» e ritiene che la maggioranza nell’Ue non voglia ricorrervi, almeno per ora. Mentre Robert Habeck, ministro tedesco per l’Economia, sosteniene che l’Ue debba riconoscere la propria forza, purché resti unita. Sul tema delle contromisure, però, ha avvertito: «Se ogni Paese dell’Ue iniziasse a lamentarsi per il proprio prodotto, chi per il vino rosso, chi per il whiskey o per i pistacchi, rischiamo di non concludere nulla».