Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, in una intervista al Tempo si sofferma sull’allarme per i dazi in arrivo dagli Usa di Trump: «Sul commercio estero la delega è della Ue che ha il compito di trattare il tema delle tariffe. Dopodiché bisogna spiegare quali sono le tariffe che non portano beneficio nemmeno alla Nazione che immagina di porle. Mi riferisco ad alcune fasce di prodotti ‘premium’ che non possono essere replicabili all’estero. Ad esempio – aggiunge – l’olio d’oliva Evo italiano, il parmigiano o il grana. Mettere dazi su questi prodotti porterebbe a fenomeni inflattivi che danneggerebbero in primis la nazione che li introduce. Noi abbiamo la fortuna di un agroalimentare in espansione costante, con quasi 70 miliardi di export negli ultimi due anni, un record assoluto. L’obiettivo è arrivare a 100 entro la fine della legislatura».
Coldiretti però è molto preoccupata: «Ovviamente non siamo favorevoli a nessuna politica tariffaria. Qualcuno palesa grandi rischi, ma io confido che chi vuole comprare prodotti di qualità italiani continuerà a farlo. I veri pericoli però sono di altro genere». Il ministro pensa «a modelli di produzione che spingono a criminalizzare alcuni settori». Si riferisce alle etichette shock sul vino: «Esatto. La criminalizzazione del vino porta molti più danni di qualsiasi tariffa. Ricordo che la battaglia contro il Nutriscore partì da un ordine del giorno approvato dal Parlamento su proposta di FdI quando eravamo all’opposizione. Ha permesso di mettere all’angolo un sistema di etichettatura condizionante, sarebbe stato un disastro. È una battaglia che stiamo vincendo. Abbiamo convinto tante nazioni che erano neutrali a diventare contrarie».
Le etichette sul vino sarebbero motivate dai danni per la salute: «Non voglio mettere in parallelo il vino e il fumo, perché una singola sigaretta può fare poco male, ma fa comunque male. Una buona parte della medicina invece dice che un singolo bicchiere di vino non è detto che faccia male. Anzi, per molte patologie sembra addirittura far bene. Ovviamente assunto in quantità moderata». «Del resto – osserva Lollobrigida – se in assoluto l’alcol fosse incompatibile con la salute anche in bevande complesse come il vino non sarebbe per esempio contenuto in medicinali. Tornando al vino, criminalizzarlo è sbagliato. Ricordiamo che il vino è il nostro prodotto principale dell’export agroalimentare. Colpire il vino significherebbe danneggiare anche l’ambiente. Gli agricoltori – conclude il ministro – sono i nostri custodi del territorio».