Il timore è che i dazi di Trump faranno molto male ai nostri prodotti agroalimentari ma il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in un’intervista al Messaggero spiega che si tratta di «una valutazione che bisogna ancora definire. Qui al Vinitaly sto vedendo grande ottimismo degli imprenditori del vino e non c’è affatto un’aria cupa nei buyer e negli imprenditori. C’è una fiducia generale nel sistema Italia – aggiunge il ministro – e nella forza dei nostri prodotti. Quest’anno il vino italiano ha toccato il record di export della sua storia. Non intendiamo minimamente rinunciare al mercato americano del vino. I vini francesi negli Stati Uniti sono ancora i primi, poi gli italiani e, a scendere, gli spagnoli e gli australiani. La differenziazione dei dazi potrebbe non avere alcuna influenza sui vini francesi o italiani». Sul prezzo però i dazi influiscono assai: «Oggi tra il prezzo di vendita del vino e il ricarico che fanno gli americani il dazio incide marginalmente. E più o meno così resterà la situazione. Ad ogni modo, bisogna aspettare e vedere. Siamo pronti a intervenire».
Lollobrigida si augura che «le trattative sui dazi tra alleati, parlo dell’Unione europea e degli Stati Uniti, porti a una revisione delle barriere commerciali e a una riapertura dei mercati. Perché conviene a tutti. Di sicuro, nessuno vuole una guerra commerciale con gli Usa, non la vogliono né il governo né i nostri imprenditori. Posso dire al 100 per cento – aggiunge – che c’è la consapevolezza da parte di tutti che una guerra non conviene mai e che una guerra commerciale con un Paese come gli Stati Uniti sarebbe un danno per le imprese, per le categorie, per i cittadini italiani ed europei. La rinuncia a un importante mercato, qual è quello americano, non sta proprio nelle cose».
Conviene però cercare anche altri mercati: «È quello che facciamo da tempo. Da quando c’è il governo Meloni, l’export agro-industriale ha avuto 7 miliardi di crescita rispetto a prima. Siamo tornati la prima economia agricola europea, battendo Francia e Germania: sono dati Istat. E siamo riusciti a fare questo proprio aprendoci a mercati nuovi». A proposito di mercati, sul nostro mercato europeo c’è chi ritiene che andrebbero tassati di più i big tech d’Oltreoceano: «Ripeto. Avere atteggiamenti muscolari è controproducente. Si possono rinviare le scelte dure come ultima istanza possibile. La prima strada è quella diplomatica. E in parallelo, dobbiamo fare questo: scelte pragmatiche, anche a livello europeo, che ci mettano in condizione di rilanciare la produzione, con la sospensione del green deal e con iniziative che sostengano le imprese semplificando le procedure burocratiche» conclude Lollobrigida.