L’intelligenza artificiale per decifrare i papiri carbonizzati di Ercolano

18 Febbraio 2025 17:42 Aggiornato: 18 Febbraio 2025 17:42

Gli scienziati sperano che una combinazione di intelligenza artificiale ed esperienza umana possa aiutare a decifrare gli antichi rotoli di papiro carbonizzati da un’eruzione vulcanica avvenuta 2 mila anni fa.

Centinaia di rotoli di papiro sono stati scoperti negli anni 50 del ‘700 tra i resti di una lussuosa villa nella città romana di Ercolano, che, insieme alla vicina Pompei, fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C..

La biblioteca della cosiddetta Villa dei Papiri potrebbe aggiungere un contributo inestimabile alla conoscenza del pensiero antico, qualora fosse possibile leggere i rotoli, che sono rimasti arrotolati fino a raggiungere le dimensioni di una barretta di cioccolato. Il calore e la cenere vulcanica del Vesuvio hanno distrutto la città ma hanno preservato i rotoli, trasformandoli in blocchi carbonizzati e fragili, che si disintegrano se aperti.

Studiosi e scienziati hanno lavorato per oltre 250 anni per trovare un modo di decifrarli. La stragrande maggioranza dei rotoli è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Nel 2023, diversi imprenditori del settore tecnologico hanno sponsorizzato il concorso “Vesuvius Challenge”, mettendo in palio premi in denaro per chi fosse riuscito a decifrare i rotoli utilizzando apprendimento automatico, visione artificiale e geometria computazionale.

Mercoledì, i promotori della sfida hanno annunciato una «scoperta storica», rivelando che i ricercatori sono riusciti a generare la prima immagine dell’interno di uno dei tre rotoli conservati presso la Bodleian Library dell’Università di Oxford. Il professore di informatica dell’Università del Kentucky Brent Seales, cofondatore della Vesuvius Challenge, dice che gli organizzatori sono «entusiasti per l’imaging riuscito di questo rotolo». Il papiro «contiene più testo recuperabile di quanto si sia mai visto in un rotolo di Ercolano scansionato».

Il rotolo è stato analizzato dalla Diamond Light Source, un laboratorio situato ad Harwell, nei pressi di Oxford, che utilizza un acceleratore di particelle noto come sincrotrone per generare raggi X estremamente potenti. Gli scienziati hanno poi impiegato l’intelligenza artificiale per ricostruire le immagini, cercare tracce di inchiostro che rivelassero la presenza di scrittura e migliorare la leggibilità del testo. Questo processo ha portato alla creazione di un’immagine tridimensionale del rotolo, consentendo agli esperti di “srotolarlo” virtualmente grazie a una tecnica chiamata segmentazione.

L’intelligenza artificiale, tuttavia, presenta ancora dei limiti. Finora, solo poche parole sono state decifrate. Una delle poche identificate con certezza è il termine greco antico per “disgusto”. Gli studiosi sono ora invitati a contribuire agli sforzi per completare la decifrazione del testo.

«Siamo ancora all’inizio di un lungo processo» ha dichiarato Peter Toth, curatore della collezione greca presso la Bodleian Library, in un’intervista ad Associated Press, «abbiamo bisogno di immagini di qualità migliore, ma gli esperti sono molto positivi e sicuri di poter ancora migliorare la qualità delle immagini e la leggibilità del testo». Toth ha inoltre espresso la speranza che la tecnologia possa essere resa disponibile localmente, evitando così il trasporto dei due fragili rotoli rimasti presso la Bodleian Library fino ai laboratori della Diamond Light Source: «forse si potrà sviluppare una tecnologia trasportabile» considerato che «a Napoli ci sono circa altri mille rotoli da studiare».

Redazione Eti/Jill Lawless & Pan Pylas

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