L’inflazione Usa scende

di Redazione ETI/Andrew Moran
12 Marzo 2025 12:29 Aggiornato: 12 Marzo 2025 16:37

L’ultimo tasso di inflazione annuo negli Stati Uniti, pubblicato il 12 marzo, è risultato inferiore alle aspettative degli economisti, grazie alla riduzione dei costi energetici. Secondo il Bureau of Labor Statistics (Bls), il tasso di inflazione annuo è sceso al 2,8 percento a febbraio, rispetto al 3 percento di gennaio. L’inflazione di fondo, che esclude le componenti volatili di energia e alimentari, è diminuita al 3,1 percento, rispetto al 3,3 percento del mese precedente.

L’Indice dei prezzi al consumo (Cpi) e il Cpi di fondo sono aumentati entrambi dello 0,2 percento su base mensile. I costi energetici più bassi hanno contribuito a ridurre l’inflazione il mese scorso, con il prezzo della benzina in calo dell’1 percento. L’indice energetico è aumentato dello 0,2 percento. I prezzi del petrolio greggio hanno registrato un forte calo quest’anno, scendendo di quasi il 7 percento fino a circa 67 dollari al barile. Il petrolio è sotto pressione a causa dell’aumento dell’offerta, dei timori di un calo della domanda e di un possibile accordo di pace tra Ucraina e Russia.

Questo ha contribuito a far diminuire i prezzi della benzina. Secondo l’American Automobile Association, il prezzo medio nazionale della benzina è di 3,08 dollari, in calo di circa il 9 percento rispetto a un anno fa. L’indice degli alloggi è salito dello 0,3 percento, rappresentando circa la metà dell’aumento registrato a febbraio. Nei 12 mesi terminati a febbraio, il settore abitativo è aumentato del 4,2 percento. Sebbene economisti e politici si aspettassero un calo significativo dei costi degli alloggi, i progressi nella lotta all’inflazione nel settore abitativo sono stati lenti. Gli alloggi solitamente rappresentano circa un terzo del Cpi.

Nel rapporto sul Cpi, i veicoli usati e l’abbigliamento hanno registrato aumenti mensili rispettivamente dello 0,9 percento e dello 0,6 percento. Le uova hanno continuato a salire a febbraio, con un aumento di oltre il 10 percento. Su base annua, il prezzo delle uova è cresciuto di quasi il 59 percento. Tuttavia, l’«eggflation» potrebbe essere in diminuzione. Secondo il ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il costo di una dozzina di uova ha raggiunto il livello più basso da dicembre, scendendo sotto i 6 dollari.

Lo scorso mese, il segretario all’Agricoltura Brooke Rollins ha presentato un piano da 1 miliardo di dollari in cinque fasi per contrastare l’aumento del costo delle uova. Il piano prevede lo stanziamento di 500 milioni di dollari per aiutare i produttori di pollame a installare misure di biosicurezza, 400 milioni di dollari di aiuti agli agricoltori colpiti dall’epidemia di influenza aviaria in corso e il ricorso temporaneo alle importazioni di uova.

L’indice generale dei prezzi alimentari è rimasto sostanzialmente stabile a febbraio, con un aumento dello 0,2 percento. I prezzi nei supermercati sono rimasti invariati, mentre la categoria della ristorazione (ristoranti e fast food) è aumentata dello 0,4 percento. L’inflazione supercore, una misura spesso utilizzata dalla Federal Reserve che esclude i servizi abitativi, ha continuato la sua tendenza al ribasso, scendendo sotto il 4 percento per la prima volta dalla fine del 2023. Questo calo è stato in parte determinato da una riduzione del 4 percento delle tariffe aeree.

La Casa Bianca ha accolto con favore il rapporto sull’inflazione, affermando che è «di gran lunga migliore di quanto previsto dai media e dai cosiddetti ‘esperti’».

«Come ha fatto con successo durante il suo primo mandato, il presidente Trump sta riducendo i costi attraverso una massiccia deregolamentazione e con l’indipendenza energetica. L’amministrazione Trump per tutta la sua durata continuerà a concentrarsi sulla risoluzione dell’incubo economico e inflazionistico creato dall’amministrazione Biden-Harris» ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt in un comunicato.

REAZIONE DEI MERCATI

I mercati finanziari hanno reagito positivamente al rapporto sull’inflazione, più debole del previsto. Prima dell’apertura di Wall Street, il Dow Jones Industrial Average è salito di quasi 400 punti, il Nasdaq Composite, a forte componente tecnologica, ha guadagnato oltre 300 punti, mentre l’indice S&P 500 è aumentato dell’1,1 percento.

Anche i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi sono aumentati, con il titolo decennale di riferimento che ha superato il 4,31 percento. «I mercati, colpiti dai dazi, tireranno un sospiro di sollievo questa mattina, poiché un’inflazione più alta era l’unica cosa che poteva peggiorare la situazione» ha commentato Chris Zaccarelli, chief investment officer di Northlight Asset Management.

IL PERCORSO ACCIDENTATO DELLA DISINFLAZIONE

Da settembre, gli sforzi per domare l’inflazione si sono arrestati, spingendo gli osservatori del mercato a riconsiderare le loro previsioni economiche e costringendo la Federal Reserve a sospendere il ciclo di allentamento. Un coro di funzionari della banca centrale statunitense ha sostenuto la necessità di attendere prove concrete del ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2 percento della Fed. In un intervento preparato per la Conference on Monetary Policy Transmission and the Labor Market il 7 marzo, la dirigente della Fed Adriana Kugler ha espresso sostegno al mantenimento dei tassi invariati di fronte ai rischi di un rialzo dell’inflazione: «Dato il recente aumento delle aspettative inflazionistiche e il fatto che alcune categorie chiave di inflazione non hanno ancora mostrato progressi verso il nostro obiettivo del 2 percento, potrebbe essere opportuno mantenere il tasso di riferimento al livello attuale per un certo periodo».

Il governatore della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito la necessità di pazientare nel taglio dei tassi, a causa dell’incertezza economica: «Mentre analizziamo le nuove informazioni, ci concentriamo sulla distinzione tra il segnale e il rumore man mano che si sviluppano le prospettive» ha detto Powell in un discorso preparato per l’U.S. Monetary Policy Forum «Non c’è fretta. Siamo ben posizionati per attendere maggiore chiarezza».

Il rapporto sull’inflazione di febbraio potrebbe offrire alla Fed una certa flessibilità di intervento in caso di peggioramento delle condizioni economiche, ha osservato Zaccarelli: «Con un numero sull’inflazione inferiore alle attese (sia su base mensile che annua), la Fed ha ancora la flessibilità di intervenire per sostenere un’economia più debole, e questa sarebbe una buona notizia per i mercati, che hanno attraversato un periodo difficile nell’ultimo mese e mezzo».
Secondo il FedWatch Tool del Cme, gli investitori si aspettano che la prossima mossa della Fed avvenga a giugno o luglio. I consumatori hanno modificato le loro aspettative per l’anno a venire, prevedendo un’inflazione persistente e difficile da abbattere.

L’ultima Survey of Consumer Expectations della Fed di New York ha indicato che le aspettative di inflazione a un anno sono salite al 3,1 percento dal 3 percento di gennaio. Altri sondaggi, come l’Indice del sentimento dei consumatori dell’Università del Michigan di febbraio, hanno segnalato la preoccupazione dei consumatori riguardo all’inflazione e alla situazione economica generale. La scorsa settimana, davanti a una sessione congiunta del Congresso, il presidente Donald Trump ha riconosciuto che i suoi piani sui dazi potrebbero causare «un piccolo disturbo». «I dazi servono a rendere l’America di nuovo ricca e di nuovo grande. Sta accadendo e accadrà piuttosto rapidamente».

Il modello Inflation Nowcasting della Federal Reserve Bank di Cleveland prevede un calo significativo dell’inflazione in vista del prossimo rapporto Cpi. Il tasso di inflazione annuo dovrebbe scendere al 2,5 percento, probabilmente favorito dal forte calo dei prezzi del greggio.

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