L’importanza storica della Groenlandia

di Mark Hendrickson per ET USA
31 Marzo 2025 14:52 Aggiornato: 31 Marzo 2025 14:52
Quando ero piccolo, a metà del secolo scorso la Groenlandia non interessava quasi a nessun americano. Al massimo, si sapeva che era l’isola più grande del mondo.

Negli ultimi decenni, i sostenitori dell’allarmismo climatico hanno lanciato ripetuti avvertimenti catastrofici su un pericoloso innalzamento del livello del mare dovuto allo scioglimento dei ghiacciai e della vasta coltre di ghiaccio della Groenlandia. Ma, il famoso ghiacciaio Petermann ha accumulato ghiaccio negli ultimi dodici anni, allungandosi di quasi 10 miglia tra il 2012 e il 2024. Anzi, nello stesso periodo, la perdita di ghiaccio si è ridotta di due terzi, arrivando a cinque millesimi dell’1% del totale, una quantità insufficiente a modificare la tendenza di lungo periodo dell’innalzamento del livello del mare, che procede al ritmo di 3 centimetri per decennio.

Nel 2025 però, la Groenlandia è improvvisamente al centro dell’attenzione. Il presidente Donald Trump, citando la posizione strategica dell’isola per la sicurezza degli Stati Uniti e internazionale, oltre alle sue ricchezze minerarie ancora in gran parte inesplorate, ha parlato apertamente della possibilità di annettere il territorio agli Usa, arrivando persino a ipotizzare l’uso della forza.

Se l’idea di una conquista forzata di un protettorato danese autonomo con soli 57 mila abitanti può far rabbrividire, Trump ha ragione nel sottolineare l’importanza strategica della Groenlandia, un ruolo che dura da tempo. Io l’ho imparato già a metà degli anni ’50.

A questo punto è necessario fare una digressione su un capitolo dimenticato della Guerra Fredda. Negli anni ’50, con lo sviluppo dei missili balistici intercontinentali armati con testate nucleari, gli Stati Uniti cercarono strategie per difendersi dalla minaccia sovietica. Le misure di sicurezza andavano dalle esercitazioni scolastiche in cui ci facevano rannicchiare sotto i banchi fino alla costruzione della linea di preallarme distante (Dew Line), una serie di installazioni radar al nord del continente nordamericano, fino alla Groenlandia.

A chi osservava il mondo su mappe piatte poteva sembrare strano immaginare i missili sovietici attraversare l’Atlantico per colpire gli Stati Uniti. Ma la via più breve dalla Russia agli Usa passa sopra il Polo Nord e l’Artico. I radar della Dew Line servivano a darci il tempo di reagire e, con un po’ di fortuna, fermare qualche missile.

Ho avuto esperienza indiretta con la Dew Line. «Pop», lo zio che ci ha ospitato dopo la morte di mio padre, era un ingegnere e costruttore di grande talento. Lavorava per Michigan Bell, parte del Bell System, il principale appaltatore del ministero della Difesa per la costruzione della Dew Line.

Nonostante avesse già servito il Paese per tre anni nella marina militare degli Stati Uniti negli anni ’20, restando nella riserva fino alla Seconda guerra mondiale e trascorrendo cinque anni in servizio attivo (quattro dei quali sulla portaerei Essex nel Pacifico), Pop, ormai cinquantenne, non aveva ancora finito di servire la sua nazione. Si è offerto volontario (con grande disappunto di mia zia) per operare nell’Artico e venne nominato vice-supervisore responsabile della costruzione. Il suo superiore gestiva la parte amministrativa da casa, mentre lui ha vissuto nell’Artico per due anni (1955-1957), supervisionando la costruzione di ogni installazione radar.

Lavorare alla Dew Line non era un lavoro facile. Pop faceva spesso due turni da dieci ore nello stesso giorno. Si lavava con secchi d’acqua a -30 gradi. Affrontava i lunghi mesi di oscurità invernale. Spesso spalavano neve per una settimana per preparare una pista d’atterraggio improvvisata per gli aerei in arrivo con attrezzature e rifornimenti, solo per vedere il vento cancellare tutto il lavoro il giorno della consegna. Ho una serie di diapositive fotografiche che mostrano una dozzina di aerei gravemente danneggiati durante l’atterraggio sul ghiaccio irregolare, alcuni con Pop a bordo. Ricordo anche un incidente mortale di un uomo caduto in un crepaccio. L’unico grande vantaggio di costruire la Dew Line era lo stipendio doppio rispetto a quello negli Stati Uniti.

La Groenlandia, così come l’Alaska e il Canada, ospitava installazioni della Dew Line. Uno dei regali che Pop ha riportato dall’Artico è una bandiera dell’aeroporto di Narsarsuak, in Groenlandia (oggi scritto «Narsarsuaq»). Probabilmente ero l’unico ragazzo della mia scuola a conoscerne l’esistenza. Curiosità: la pista di Narsarsuaq è inclinata verso est, per cui gli aerei decollano sempre in discesa verso ovest, invece di partire controvento.

La Dew Line è stata chiusa nel 1993. Oggi i satelliti possono individuare i missili prima rispetto ai radar terrestri. Ma la Groenlandia resta strategicamente cruciale. È un obiettivo per le manovre di Russia e Cina e, con il suo potenziale economico legato ai giacimenti minerari, è comprensibile che Trump voglia avvicinarla. Resta solo da sperare che le sue dichiarazioni dirette non compromettano un buon accordo con i groenlandesi.

 

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