L’immobiliare cinese rischia il crollo nonostante il sostegno del Pcc

15 Febbraio 2025 15:57 Aggiornato: 15 Febbraio 2025 15:58

La crisi immobiliare cinese è peggiorata negli ultimi decenni a causa di investimenti rischiosi e dei fallimentari tentativi di crescita economica. Il crollo del settore è cominciato nel 2021, quando il colosso immobiliare Evergrande è andato in default con un debito di 300 miliardi di dollari.

Il regime cinese dice che il mercato immobiliare si riprenderà quest’anno, ma secondo gli esperti il peggio deve ancora arrivare. Continua infatti la mancanza di domanda da parte dei consumatori, e le misure adottate per stimolare la crescita finora non hanno portato a nulla.

Zhai Shanying, ex capo della divisione investment banking della China Construction Bank, ora residente negli Stati Uniti, sostiene che questo sarà l’anno del «crollo totale» del mercato immobiliare di Pechino: il regime cinese ha ormai esaurito tutte le energie per sostenere il settore, attuando politiche di emergenza a tutti i livelli di governo e coinvolgendo aziende pubbliche e private.

Nel 2024, le autorità hanno investito oltre 5 mila miliardi di yuan (circa 686 miliardi di dollari) per colmare i debiti delle imprese immobiliari. Inoltre, una quota speciale di titoli obbligazionari per i governi locali, pari a circa 4 mila e 500 miliardi di yuan (615 miliardi di dollari), potrà essere utilizzata per acquistare terreni e immobili invenduti.

Anche le autorità locali hanno intensificato gli sforzi per incentivare l’acquisto di case, introducendo oltre 1000 provvedimenti, in aumento del 28% rispetto all’anno precedente. Tra queste misure figurano la riduzione dei tassi dei mutui, acconti inferiori e incentivi fiscali per agevolare l’acquisto di immobili. la Banca centrale cinese ha annunciato un piano da 300 miliardi di yuan per rifinanziare mutui e aiutare le imprese statali a comprare immobili residenziali invenduti. Ma questi interventi non sono sufficienti a risolvere la crisi immobiliare cinese: «quando le provi tutte e non hai più nessuna soluzione, il crollo è inevitabile. Ci sarà una profonda crisi nel settore immobiliare», secondo l’ex capo dell’investment banking di China Construction Bank.

Ville abbandonate in un sobborgo di Shenyang, nella provincia nord-orientale cinese di Liaoning jade Gao/AFP tramite Getty Images

Secondo la China Real Estate Information Corp, un’agenzia di consulenza statale, lo scorso gennaio, i 100 maggiori costruttori immobiliari in Cina hanno registrato vendite di nuove case per 235 miliardi di yuan), in calo del 34% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e del 47% rispetto a dicembre. Il prezzo al metro quadro dell’immobile nelle prima 100 città cinesi è diminuito del 7% su base annua, secondo un’analisi della China Index Academy. Questo calo evidenzia un indebolimento della domanda e del potere d’acquisto dei consumatori, nonostante gli incentivi quali sconti su elettrodomestici, bonus viaggio, riduzioni delle spese condominiali e parcheggi gratuiti.

L’esperto di affari cinesi Shi Shan, ritiene che una delle principali cause del fallimento di Pechino nel risolvere la crisi immobiliare sia la corruzione e la collusione tra il sistema finanziario, i governi locali e i costruttori. Con il crollo dei prezzi immobiliari, le banche hanno riscontrato che i prestiti non hanno portato buoni risultati. Il Pcc vuole usare dei fondi di emergenza per affrontare il problema, ma questi capitali restano per lo più «intrappolati» nel sistema finanziario, spiega Shi; e le banche collaborano con i governi locali e le imprese statali per erogare nuovi prestiti per ripagare il debito, in un circolo vizioso.

L’economista statunitense Frank Xie afferma che anche se molti costruttori sono ormai sommersi dai debiti, il regime ha impedito che andassero in bancarotta. Gli organi di propaganda del regime hanno dichiarato che almeno 55 costruttori quotati in borsa hanno dichiarato di non poter pagare debiti esteri e oltre la metà ha ricevuto richieste di liquidazione. Tuttavia, molte di queste richieste sono state ritirate o rinviate, comprese quelle della più grande azienda del mattone Country Garden, che ha accumulato un debito di oltre 1100 miliardi di yuan. Il 21 gennaio scorso, il colosso del mattone ha ripreso le negoziazioni alla Borsa di Hong Kong, dopo aver annunciato di poter ridurre il debito fino a 11 miliardi e 600 milioni di dollari. Tuttavia, le vendite di Country Garden continuano a scendere: a gennaio, le vendite sono scese del 59% su base annua, attestandosi a 2 miliardi 260 milioni di yuan, in calo del 51% rispetto a dicembre dell’anno scorso.

«Pechino sta mettendo pressione ai tribunali per ostacolare le richieste di liquidazione e delle procedure fallimentari» spiega Frank Xie, che ritiene che molte di queste aziende si trovino sull’orlo del fallimento, con i creditori che vedono i propri fondi bloccati; l’intervento del Pcc ha solo contenuto la crisi anziché risolverla realmente.

Quest’anno le aziende cinesi del mattone dovranno affrontare un’ulteriore pressione dovuta alle scadenze dei loro debiti. Secondo le stime della China Real Estate Information Corp, l’ammontare totale dei debiti ora raggiungerebbe i 525 miliardi di yuan, con un aumento dell’8,9% rispetto al 2024. Xie prevede che il mercato immobiliare cinese affronterà sfide ancora più grandi nel corso del 2025: «il settore immobiliare cinese non ha ancora toccato il fondo, ma non può continuare così ancora per molto».

 

 

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