Lezioni dalla Storia che illuminano e confondono

di Mark Hendrickson per ET USA
9 Marzo 2025 14:36 Aggiornato: 9 Marzo 2025 14:36

«Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo», sono parole del filosofo spagnolo George Santayana (1863-19529 ed è forse la citazione sulla Storia più famosa. C’è molta saggezza in questa affermazione. Tuttavia sembra vero, a volte, che anche ricordando il passato alcuni siano condannati a ripeterlo.
Pensiamo alle ostilità ereditarie, ai conflitti multigenerazionali e alle faide secolari. Uno degli esempi più evidenti e longevi di questo fenomeno è la perenne ostilità tra ebrei e musulmani, con l’attuale iterazione a Gaza. In questo caso, l’odio cieco o la diffidenza verso “l’altro” – il nemico storico permanente – si estende per oltre mille anni.   

Milioni di bambini sono stati educati a odiare quelli che appartengono all’altro gruppo. Viene loro insegnato che questi altri sono nemici mortali, colpevoli del presunto peccato di essere nati nella religione dell’“altro” (e, in casi più rari, di essersi convertiti ad essa). Viene loro insegnato che è buono e giusto cercare di annientare “l’altro”; che sia un fine nobile nella vita uccidere persone che non hanno mai incontrato, persone con le quali potrebbero condividere obiettivi comuni, come vivere in pace, adorare Dio nel modo che preferiscono, mettere su famiglia e condurre una vita produttiva. Perché si dovrebbero uccidere questi sconosciuti? Perché lo dice la Storia. La Storia dice che il nonno di A ha ucciso la zia e lo zio di B, e che le generazioni precedenti hanno commesso atti simili, quindi è così che deve andare. Questo tipo di Storia equivale a una rassegnazione fatalista: il passato è prologo, la Storia è destino.

Per contrastare la cupa mentalità che considera inevitabili la violenza e il conflitto, un osservatore può rincuorarsi di fronte all’esempio di ebrei e musulmani in Paesi di tutto il mondo che, anche mentre le ostilità sono in corso, si sforzano di spezzare la lunga catena dell’odio ereditario e delle abitudini storiche. Si tratta spesso di persone nobili che hanno subito perdite personali a causa di questa antica rivalità, persone coraggiose che osano sfidare il pensiero della massa e porre una domanda vitale: «Vogliamo davvero che i nostri figli vivano nello stesso clima avvelenato di odio e violenza che ha causato la tragica morte di tanti nostri figli»?

C’è un’altra lezione che la Storia ci offre, quella che definirei una “mega-lezione”: che la pace è meglio della guerra per il benessere umano e la prosperità della società. Guardate la cosa da un punto di vista economico: se si esamina l’intero arco della storia umana, c’è una megatendenza economica che spicca su tutte le altre ed è l’espansione della divisione del lavoro. Le prime famiglie e i primi clan umani hanno imparato che potevano avere più ricchezza (cioè cibo, riparo, vestiti) se ogni membro della società si specializzava nel fornire ciò che era relativamente abile a creare. Poi condividevano o scambiavano le eccedenze tra di loro, piuttosto che cercare di provvedere da soli a tutti i loro bisogni. Man mano che gli esseri umani imparavano che una divisione sociale del lavoro più estesa aumentava il loro tenore di vita, i clan formarono tribù, le tribù formarono villaggi, i villaggi si svilupparono in città, ecc. Lungo la strada, individui intraprendenti hanno ulteriormente ampliato la suddivisione del lavoro commerciando con estranei attraverso città, valli e pianure, continenti e infine oceani.

Più persone sono coinvolte nella divisione sociale del lavoro, maggiore è la produttività che ne deriva e più alto è il tenore di vita. La suddivisione del lavoro compie miracoli di creazione di ricchezza nella misura in cui prevalgono la pace e la libertà. La guerra è un grande paralizzatore della divisione del lavoro. Chiedete ai tedeschi e ai francesi di oggi se preferiscono vivere e commerciare in pace piuttosto che cercare di conquistarsi o distruggersi a vicenda come hanno fatto i loro predecessori. Quei popoli si sono fatti la guerra per generazioni. Alla fine, però, hanno capito che la vita sarebbe stata migliore per un numero molto maggiore di tedeschi e francesi grazie alla cooperazione pacifica piuttosto che alla guerra e alla distruzione. Quanto tempo impiegheranno i combattenti in Medio Oriente per arrivare a questa comprensione? Chi lo sa? Si spera che la saggezza di chi ora lavora per la coesistenza pacifica porti un giorno alla fine di queste guerre senza fine.

C’è un’altra importante grande lezione che la Storia può insegnarci, se siamo disposti a impararla. Ed è estremamente attuale durante il Mese della Storia Nera. Mi riferisco al Progetto 1619 – il tentativo di distorcere la Storia degli Stati Uniti per vedere tutto in termini razzisti, affermando che la forza trainante della colonizzazione del Nord America da parte degli europei è stata quella di imporre la schiavitù. Ecco però un semplice fatto storico che è fuori discussione: il passato è stato terribile, e non solo per gli africani portati nel Nuovo Mondo come schiavi, per quanto abominevole fosse. Se gli americani di origine europea fossero interessati, disposti e in grado di tornare indietro nel tempo e osservare i loro antenati, sono sicuro che quasi tutti troverebbero abusi, ingiustizie e una lunga lista di lamentele. Anche loro.

La miseria della storia umana non è una rivelazione o una teoria radicale. Il fatto è che per la maggior parte della storia dell’umanità, fino a pochi secoli fa, la vita umana è stata, secondo la memorabile frase di Thomas Hobbes, «brutta, brutale e breve». La stragrande maggioranza della popolazione umana soffriva di povertà cronica, salute precaria e varie forme di ingiustizia e oppressione. L’ignobile istituzione della schiavitù era praticata in ogni continente abitato. Non c’è bisogno di scavare molto per trovare esempi storici di quanto fosse terribile la vita umana e di quanto orribilmente alcune persone trattassero i loro simili.

Qual è dunque la lezione da trarre? Semplicemente questa: La vita umana è enormemente, incalcolabilmente migliore oggi rispetto a gran parte della storia umana del passato. Riconosciamo i giganteschi passi avanti fatti. È crudelmente ironico che quanto più gli esseri umani abbiano progredito per elevarsi al di sopra della cupezza della nostra storia comune, tanto più le persone tendano a criticare per non aver raggiunto la perfezione.
Il passato è stato duro e crudele. La buona notizia è che il passato è passato. Piuttosto che rivangare brutte pratiche storiche per renderci infelici oggi, dovremmo essere felici di vivere oggi. Essere grati di avere la libertà di lottare per un ulteriore progresso. Che grande opportunità abbiamo! Non sprechiamo questa opportunità trascinando nel presente le sofferenze delle generazioni passate. Questa è una grave offesa alla Storia. Teniamo la mente ferma su due delle lezioni più importanti della Storia: la pace è molto meglio della guerra e il presente è molto meglio del passato.

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