Le nazioni europee chiedono di essere coinvolte nelle discussioni sul futuro dell’Ucraina, dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che lui e il presidente russo Vladimir Putin hanno in programma di incontrarsi per discutere la fine della guerra. Gran Bretagna, Germania, Francia, Polonia, Italia, Spagna e Commissione europea hanno affermato che solo un accordo equo e con garanzie di sicurezza, assicurerebbe una pace duratura e una risoluzione accettabile del conflitto.
I ministri delle sei nazioni e la Commissione hanno incontrato il ministro degli esteri di Kiev a Parigi, mercoledì, per poi rilasciare una dichiarazione congiunta affermando: «i nostri obiettivi comuni dovrebbero essere il mettere l’Ucraina in una posizione di forza. L’Ucraina e l’Europa devono far parte di qualsiasi negoziazione». E poi: «l’Ucraina dovrebbe ricevere forti garanzie di sicurezza. Una pace giusta e duratura in Ucraina è una condizione necessaria per una solida sicurezza transatlantica».
L’incontro era stato programmato da settimane, con l’obiettivo di elaborare la strategia collettiva del Continente per l’Ucraina e l’approccio congiunto ai colloqui con l’amministrazione Trump, prima della conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera.
Ma i piani europei sono andati in fumo dopo che il ministro della Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth ha affermato che un ritorno ai confini prebellici dell’Ucraina è irrealistico, e che gli americani non vedono l’adesione di Kiev alla Nato come parte di una soluzione alla guerra. Commenti che sono stati poi seguiti dalla chiamata tra Trump e Putin, dopo la quale il presidente degli Stati Uniti ha rivelato che Washington e Mosca avevano concordato di avviare immediatamente i colloqui di pace, cosa di cui nessuno degli alleati europei era a conoscenza in anticipo. Alla domanda se qualche Paese europeo sarebbe stato coinvolto nei colloqui, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt in conferenza stampa ha confermato che non le risulta.
Giovedì sono stati rilasciati altri commenti dai ministri della Difesa europei durante l’incontro per un vertice Nato presso la sede centrale di Bruxelles: «non può esserci alcuna negoziazione sull’Ucraina senza l’Ucraina. E la voce dell’Ucraina deve essere al centro di qualsiasi colloquio», ha affermato il ministro della difesa britannico John Healey. Il suo omologo tedesco Boris Pistorius ha aggiunto: «per me è chiaro […] che l’Europa debba essere coinvolta nei negoziati, e penso sia molto facile da capire, in particolare se si suppone che l’Europa svolga un ruolo centrale o principale nell’ordine di pace». Pistorius ha aggiunto che il continente «dovrà vivere direttamente» con le conseguenze della pace, e quindi «è inutile dire che noi dobbiamo far parte dei negoziati».
Il ministro della Difesa francese Sebastien Lecornu ha messo in discussione il futuro della Nato stessa: «dire che è l’alleanza più grande e solida della Storia è vero, storicamente parlando. Ma la vera domanda è se sarà ancora così tra 10 o 15 anni», ha commentato, considerando che gli Stati Uniti, di gran lunga il membro più grande e potente della Nato, hanno segnalato che le loro priorità di sicurezza sarebbero altrove, ad esempio in Asia.
Pete Hegseth risponde al fuoco incrociato degli europei negando che l’America abbia indebolito l’Europa e l’Ucraina con questi negoziati: «qui non c’è alcun tradimento. C’è un riconoscimento che il mondo intero e gli Stati Uniti sono interessati alla pace. Una pace negoziata».
Il Segretario generale della Nato Mark Rutte, dal canto suo, ha affermato che, qualsiasi accordo venga raggiunto tra Kiev e Mosca, è fondamentale che «l’accordo di pace sia duraturo, che Putin sappia che questa è la fine, e che non potrà mai più provare a prendersi un pezzo di Ucraina».