I leader europei si sono schierati in difesa del presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo che è stato attaccato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump mercoledì.
In un post su Truth del 19 febbraio Trump ha scritto che il presidente ucraino ha «convinto gli Stati Uniti d’America a spendere 350 miliardi di dollari per entrare in una guerra che non poteva essere vinta e che non doveva mai iniziare» e che Zelensky «non sarà mai in grado di concludere» la guerra senza gli Stati Uniti. Successivamente, ha approfondito le ragioni delle sue critiche a Zelensky durante un vertice sugli investimenti sostenuto dall’Arabia Saudita a Miami, stigmatizzando il fatto che l’Ucraina abbia fatto marcia indietro da un accordo sulle terre rare con gli Stati Uniti.
Le dichiarazioni di Trump hanno suscitato sconcerto e disorientamento in Europa e nel mondo occidentale, che finora per la maggior parte si è astenuto dal criticare il governo di Kiev e ha ampiamente sostenuto Zelensky, che i leader europei si sono rapidamente mobilitati per difendere. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che Zelensky è un «leader democraticamente eletto» e che «è perfettamente ragionevole sospendere le elezioni in tempo di guerra, come fece il Regno Unito durante la Seconda guerra mondiale».
In circostanze normali, l’Ucraina avrebbe dovuto andare a elezioni la scorsa primavera, ma la legge non consente elezioni durante la legge marziale, che Kiev ha esteso a tempo indefinito da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, nel febbraio 2022.
L’ASSE FRANCO-TEDESCO ANTI-TRUMP
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha scritto in un post su X che «è semplicemente sbagliato e pericoloso negare al presidente Zelensky la legittimità democratica» e poi: «Il fatto che non si possano tenere elezioni regolari nel pieno di una guerra è in linea con i requisiti della Costituzione e delle leggi elettorali ucraine. Nessuno dovrebbe affermare il contrario». Macron è stato leggermente più diplomatico nel suo post, affermando che la Francia «sta con l’Ucraina», aggiungendo però: «Condividiamo l’obiettivo, che è anche quello del presidente Donald Trump, di porre fine alla guerra di aggressione della Russia, che dura ormai da quasi tre anni». Macron ha poi delineato i «tre principi per la pace» della Francia, che includono: «L’Ucraina deve essere sempre coinvolta e i suoi diritti devono essere rispettati. La pace deve essere duratura e accompagnata da garanzie solide e credibili. Le preoccupazioni per la sicurezza degli europei devono essere prese in considerazione».
Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha definito «scorretta» la definizione di «dittatore» usata da Trump per descrivere Zelensky. Il premier polacco Donald Tusk non ha menzionato direttamente Trump, ma ha scritto su X: «Una capitolazione forzata dell’Ucraina equivarrebbe a una capitolazione dell’intera comunità occidentale, con tutte le conseguenze che ciò comporta. E nessuno faccia finta di non vederlo».
Al di fuori dell’Europa, il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, ha dichiarato che Zelensky «è in carica dopo elezioni regolarmente svolte». Alla domanda su chi abbia iniziato la guerra, Dujarric ha risposto che la Russia ha invaso l’Ucraina.
Il ministro della Difesa australiano Richard Marles, prendendo le parti di Zelensky, ha dichiarato che «la guerra in Ucraina deve essere risolta alle condizioni dell’Ucraina, perché l’aggressore in questa vicenda è la Russia».
Zelensky dal canto suo ha dato del “disinformato” a Trump: «abbiamo visto questa disinformazione» ha detto Zelensky ai giornalisti durante una conferenza stampa il 19 febbraio, «comprendiamo che proviene dalla Russia» e ancora: «penso che Putin e i russi siano molto soddisfatti del fatto che si stia parlando con loro di queste questioni». Zelensky ha poi lanciato un avvertimento contro eventuali tentativi di rimuoverlo dal potere.
LA REAZIONE DELLA RUSSIA
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, pur senza rispondere direttamente alla descrizione di Zelensky fatta da Trump, ha affermato che il presidente degli Stati Uniti «comprende» la posizione del Cremlino: «È il primo, e finora, a mio avviso, l’unico leader occidentale che ha dichiarato pubblicamente e chiaramente che una delle cause principali della situazione ucraina è stata la linea arrogante della precedente amministrazione nel voler trascinare l’Ucraina nella Nato».