Le Isole Salomone hanno esortato altri Paesi a non contrastare l’annessione di Taiwan da parte del regime cinese. Questa dichiarazione indicherebbe che la Cina sta chiedendo ai Paesi alleati di schierarsi in suo favore in merito alla questione.
Da quando le Isole Salomone hanno stretto alleanza con il regime cinese e abbandonato Taiwan infatti, hanno ricevuto in cambio un notevole sostegno economico. Solo lo scorso anno, la nazione ha ricevuto un serie di aiuti finanziari dalla Cina del valore di oltre 30 milioni di dollari, una somma non indifferente per un Paese di circa 750 mila abitanti con un Pil di 1 miliardo e 600 milioni di dollari.
Pechino ha anche agevolato le entrate commerciali, permettendo di raggiungere alle Isole il record di 540 milioni di dollari, con un surplus di 100 milioni rispetto alla media.
Nel momento in cui Honiara ha giurato fedeltà a Pechino, i dazi sul 98% delle sue esportazioni verso la Cina sono state ridotte a zero. Le Isole Salomone non sono l’unico Paese ad avere stretto alleanza con il Pcc. Secondo le statistiche cinesi, il valore totale degli scambi tra la Cina e gli stati insulari del Pacifico è passato da 153 milioni di dollari nel 1992 a 5 miliardi e 300 milioni nel 2021.
Tuttavia, la maggior parte di questi Paesi cerca di non inimicarsi alleati storici come Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, cercando di restare il più possibile fuori dalla questione.
Il Forum delle Isole del Pacifico descrive questa presa di posizione come amici di tutti e nemici di nessuno: «Non abbiamo intenzione di crearci nemici, il nostro approccio pacifico mira a mantenere l’equilibrio tra tutte le forze e gli interessi nella nostra regione» ha dichiarato il primo ministro della Papua Nuova Guinea, James Marape.
Il ministero degli Affari e del Commercio Esteri delle Isole Salomone ribadisce l’«incrollabile» impegno della nazione al principio di “Una Sola Cina”, riconoscendo Taiwan come parte del territorio cinese.
Il ministero invita «tutte le nazioni ad astenersi dall’interferire negli affari interni degli Stati sovrani», precisando che «il mantenimento della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan è fondamentale per il commercio globale e la sicurezza internazionale».
«Si scoraggia qualsiasi azione provocatoria atta ad intensificare le tensioni» ha inoltre dichiarato il ministero.
La dichiarazione non fa riferimento a nessun responsabile specifico, tuttavia sul sito web del Dipartimento di Stato americano, è stata eliminata una sezione in cui si affermava che l’America non supporta l’indipendenza di Taiwan, scatenando l’ira del regime cinese.
Pechino ha criticato il fatto, sostenendo che gli Stati Uniti devono «correggere i propri errori».
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha affermato che questo «invia un messaggio sbagliato ai movimenti separatisti taiwanesi», ha poi continuato dicendo: «questo è un altro esempio che vede usare Taiwan dagli Stati Uniti per contenere la Cina».
La dichiarazione arriva in un momento di forti tensioni geopolitiche: le Isole Cook non hanno ancora rivelato le implicazioni sull’accordo internazionale firmato la scorsa settimana con Pechino e a preoccupare è inoltre l’avvistamento di tre navi da guerra cinesi al largo della costa di Sydney.