La Commissione Federale per le Comunicazioni degli Stati Uniti, ha ordinato un’indagine sulle politiche di diversità, equità e inclusione (Dei) adottate da Disney, per valutare se tali misure possano configurare forme di discriminazione razziale o di altro tipo: «Ho richiesto all’Ufficio per l’applicazione delle norme della Fcc di avviare un’investigazione su Disney e Abc», ha scritto Brendan Carr, il presidente della Fcc, in una lettera datata 27 marzo e indirizzata a Robert Iger, amministratore delegato di Disney, «In particolare, voglio verificare che Disney e Abc non abbiano violato le normative della Fcc sull’uguaglianza nelle opportunità di lavoro, promuovendo forme subdole di discriminazione legate alle politiche Dei». L’Abc è l’American Broadcasting Company, storico network televisivo americano, è di proprietà di Disney dal 1996.
«Negli ultimi anni, Disney ha imposto le politiche Dei come una priorità per le sue attività, integrando criteri espliciti basati su razza e genere in tutte le sue operazioni» dice la comunicazione, che aggiunge come i rapporti pubblici «dipingano un quadro preoccupante delle pratiche Dei di Disney».
La vecchia azienda di Topolino ha lanciato un’iniziativa chiamata “Reimagine Tomorrow” per promuovere misure di diversità, equità e inclusione, con l’obiettivo di «amplificare le voci sotto-rappresentate». Disney ha imposto «standard di inclusione» anche all’interno dell’Abc, richiedendo alla rete di garantire che il 50% dei personaggi regolari o ricorrenti nei suoi contenuti, come le serie televisive, provenisse da «gruppi sotto-rappresentati».
«Questi standard potrebbero aver introdotto quote razziali e identitarie a ogni livello della produzione, imponendo che “il 50% o più” di scrittori, registi, membri della troupe e fornitori fosse selezionato in base all’identità di gruppo», ha scritto Carr. Inoltre, Abc avrebbe limitato alcune borse di studio a determinate identità demografiche, utilizzato database di assunzione basati sulla razza e forse collegato i bonus dei dirigenti alle loro performance in materia di Dei, ha aggiunto il presidente della Fcc.
La lettera ricorda a Disney che le normative della Fcc e il Communications Act vietano ai soggetti regolamentati, come la rete Abc, di discriminare individui sulla base di colore, razza, genere, età, origine nazionale o religione. Le regole della Fcc sull’uguaglianza nelle opportunità di lavoro stabiliscono requisiti precisi che le controllate di Disney devono rispettare rigorosamente.
«Sebbene la vostra azienda abbia recentemente apportato alcune modifiche al modo in cui presenta determinati sforzi, non è chiaro se le politiche sottostanti siano cambiate in maniera sostanziale, né se le pratiche passate siano state conformi alle normative della Fcc», ha sottolineato il capo della vigilanza nella sua comunicazione. «Voglio assicurarmi che Disney ponga fine a qualsiasi iniziativa discriminatoria, non solo formalmente ma anche nella sostanza», ha dichiarato il presidente della Fcc, che ha aggiunto: «voglio verificare se le azioni di Disney – in corso o recentemente concluse – abbiano sempre rispettato le normative vigenti della Fcc».
Un portavoce di Disney ha commentato replicando: «Stiamo esaminando la lettera della Commissione Federale per le Comunicazioni e non vediamo l’ora di collaborare con la commissione per rispondere alle sue domande».
TRUMP: TOLLERANZA ZERO CONTRO LA DISCRIMINAZIONE
La lettera della Fcc sottolinea gli sforzi del presidente Donald Trump per eliminare i programmi Dei all’interno del governo federale. Diverse grandi corporation, tra cui Ford, McDonald’s, John Deere, Walmart, Nissan, Toyota e Molson Coors, hanno deciso di cancellare o ridimensionare i rispettivi programmi Dei.
Il mese scorso, anche Citibank ha annunciato una riduzione delle iniziative di diversità nell’occupazione, citando cambiamenti nelle politiche governative: «Non avremo più obiettivi di rappresentazione aspirazionali, salvo quanto richiesto dalla legge locale».
A gennaio, un portavoce di Meta, proprietaria di Facebook, ha dichiarato di voler porre fine alle politiche Dei nei processi di assunzione, sviluppo e approvvigionamento. Una delle azioni presidenziali in materia di Dei, firmata da Trump il 20 gennaio, mirava a eliminare «programmi governativi radicali e dispendiosi legati alle politiche Dei e alle preferenze». Un altro ordine di Trump pone fine a «discriminazioni illegali, ripristinando opportunità basate sul merito».
«Grandi aziende e altre istituzioni stavano adottando e utilizzando preferenze pericolose, umilianti e immorali basate su razza e sesso, sotto la veste di cosiddette politiche di ‘diversità, equità e inclusione’ (Dei) o ‘diversità, equità, inclusione e accessibilità’ (Deia), che possono violare le leggi sui diritti civili di questa nazione», recita il decreto presidenziale.
Trump ha anche firmato un memorandum per rimuovere le politiche Dei precedentemente imposte ai dipendenti pubblici in missione all’estero, e ha firmato un ordine esecutivo per eliminare «ideologie inappropriate, divisive o antiamericane» dalle strutture gestite dallo Smithsonian Institution.
Ma alcuni giudici si oppongono: pochi giorni fa, un giudice federale ha proibito per due settimane al ministero del Lavoro degli Stati Uniti di applicare alcune decisioni anti-Dei di Trump, che comunque continua sulla propria strada di eliminazione delle politiche di diversità, equità e inclusione. Che il presidente ha denunciato come ingiuste e razziste.