Xi Jinping ha ordinato una revisione delle normative inerenti alle attrezzature militari, a causa di frequenti scandali di corruzione all’interno del settore bellico cinese. Questa mossa indicherebbe gravi problemi sulla qualità dell’arsenale militare.
Il 5 febbraio scorso, Xi ha firmato un ordine per promulgare un insieme di normative sulla ricerca scientifica legata alle attrezzature militari. Le norme, che comprendono 49 articoli suddivisi in otto capitoli, entreranno in vigore il 1° marzo. Le normative stabiliscono regole per il controllo della qualità, la gestione dei costi, le procedure di accettazione, le misure di supporto e le questioni di sicurezza e riservatezza del lavoro svolto.
Secondo Li Linyi, specialista in affari internazionali e cinesi, questo indica problemi significativi nella qualità delle attrezzature militari, problemi che potrebbero essere legati alla recente caduta di alcune figure prominenti dell’industria militare, per corruzione. «Negli anni, sono state introdotte diverse normative per la qualità delle armi e delle attrezzature, ma questa qualità non può essere migliorata semplicemente scrivendo una circolare».
Numerose figure di alto livello delle principali imprese militari sono state rimosse, tra cui il presidente e il direttore generale della China Shipbuilding Industry Corporation, responsabile della creazione della prima portaerei costruita in Cina, la Liaoning, convertita da una vecchia portaerei sovietica chiamata Varyag.
Tan Ruisong, ex presidente della China National Aviation Industry Corporation, coinvolta nella produzione dei caccia serie J, è indagato per corruzione. Yang Wei invece, noto come il «padre del J 20», un esperto della stessa compagnia, è stato da poco licenziato. Un altro esempio eclatante è quello degli alti funzionari della China Shipbuilding Group, responsabile della produzione della nave da sbarco Type 076.
Secondo alcune informazioni pubbliche, nessuna delle principali imprese militari, come la China National Nuclear Corporation, la Aerospace Science and Industry Corporation e la Aerospace Science and Technology Corporation, insieme a tante altre, è stata risparmiata in questa ondata di lotta alla corruzione.
Zhao Jie, un professionista con 13 anni di esperienza nell’industria militare cinese, ha rivelato l’attuale livello di corruzione e inefficienza di questo settore: ex vice direttore della Luoyang Oqi Precision Parts Manufacturing, ci ha spiegato che un gran numero di aziende private hanno corrotto gli ufficiali, dirottando i fondi destinati alla ricerca e sviluppo e compromettendo la qualità dell’intera industria militare.
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Ne è un esempio l’incidente di un elicottero Z-10, dovuto a un bullone difettoso: «un bullone per un elicottero Z-10 è stato prodotto da una fabbrica esterna assegnata dall’Istituto 613. Questo bullone richiedeva un particolare processo di tempra per garantire un alto livello di resistenza». Ma «quella fabbrica, probabilmente per risparmiare, non ha ottimizzato il processo di tempra. Il bullone in superficie sembrava a posto. Solo dopo, grazie a dei test strumentali, si è potuto rilevare il problema. Nemmeno lo stesso istituto 613 aveva fatto i dovuti controlli, e l’elicottero è precipitato durante un volo di prova».
Oltre alla corruzione, il regime comunista cinese è anche accusato di copiare la tecnologia occidentale. I caccia serie J per esempio, sembrano copie o adattamenti di aerei sovietici e statunitensi. Secondo il documentario francese France-Chine, la guerre secrète, l’aereo di linea C919, dichiarato “made in China”, sarebbe il plagio di un modello aereo del consorzio europeo Airbus. Da quando Xi Jinping è salito al potere, il Pcc è diventato famoso per rubare tecnologia a livello internazionale.
Zhao attribuisce alla corruzione la mancanza di innovazione: «ad esempio, il casco per il caccia J-10 aveva un budget approvato dal governo di 10 milioni di yuan. «L’istituto di ricerca militare ha usato solo 5 milioni di yuan; i restanti 5 milioni sono stati destinati a un’impresa privata responsabile della produzione», un’azienda che «ha corrotto i direttori dell’istituto di ricerca con quasi 1 milione di yuan, mentre i restanti 4 milioni sono stati destinati ai costi di produzione, inclusi materiali, salari eccetera. Come potevano creare prodotti di alta qualità?!».
La nostra fonte afferma inoltre che il regime cinese impone una produzione tecnologica esclusivamente di imitazione, con pochissima innovazione: «Quando sono arrivato negli Stati Uniti, ho visto molti cinesi vantarsi di vari armamenti militari, come il caccia J-20 o il caccia di sesta generazione, e di come sembravano piuttosto avanzati e innovativi. Poi ho spiegato loro come stanno davvero le cose». E ancora: «i direttori dell’Istituto 613 sono avidi di denaro e fama. Le attività importanti, che richiedono molto tempo per essere portate a termine, vengono accelerate perché sono impazienti di avere risultati. Quindi, per fare molto prima, copiano gli altri». E questo pare sia il modus operandi standard del regime comunista cinese, spiega la nostra fonte: «questa cosa vale anche per tutti gli altri settori» dell’economia cinese.