Con il suicidio di Virginia Giuffre a 41 anni, avvenuta il 25 aprile nella sua fattoria in Australia occidentale, si chiude una delle voci più note nella denuncia degli abusi legati a Jeffrey Epstein. A confermare il decesso per suicidio è stata la sua addetta stampa, Dini von Mueffling.
La Giuffre era diventata simbolo della lotta contro gli abusi sessuali, ponendosi al centro di una delle controversie più delicate degli ultimi decenni. La sua testimonianza aveva contribuito a gettare luce sul sistema di sfruttamento orchestrato da Epstein e Ghislaine Maxwell, e l’aveva portata anche ad accusare pubblicamente il principe Andrea di aggressione sessuale quando lei era ancora minorenne.
Virginia Giuffre aveva accusato il Principe Andrea di aver abusato sessualmente di lei quando aveva 17 anni, con il presunto coinvolgimento di Epstein e Maxwell, quest’ultima condannata per aver assistito Epstein nei suoi crimini. La causa civile intentata contro il duca di York si era conclusa con un accordo riservato, senza che venissero riconosciute ammissioni di colpa, ma con una donazione destinata alla fondazione creata da Virginia Giuffre per aiutare altre vittime.
Negli ultimi mesi, la Giuffre aveva condiviso pubblicamente il proprio difficile stato di salute. In un post su Instagram datato 30 marzo, aveva raccontato di trovarsi in insufficienza renale dopo un incidente e di avere ricevuto una prognosi infausta. Pochi giorni prima, il 22 marzo, aveva espresso il dolore per un allontanamento dai suoi figli, descrivendo il senso di perdita come il più grande della sua vita. «Ho passato l’inferno e ritorno nei miei 41 anni, ma questo mi sta ferendo più di ogni altra cosa» aveva scritto, in un messaggio che oggi assume un peso ancora maggiore.
Virginia Giuffre lascia tre figli e un’eredità difficile da quantificare, fatta di battaglie in tribunale, denunce pubbliche e testimonianze che hanno dato voce a tante altre vittime. La sua scomparsa pone interrogativi sul prezzo personale pagato da chi denuncia abusi in contesti di grande visibilità. Figura complessa e spesso esposta alla pressione mediatica, è stata ricordata dai suoi collaboratori come una donna «profondamente affettuosa, saggia e spiritosa», capace di anteporre gli altri a sé stessa anche nei momenti più difficili.
Il suo percorso si conclude in silenzio, ma il segno lasciato nella lotta contro gli abusi resta indelebile.