Da sempre, la musica accompagna l’uomo, intrecciandosi con la sua storia e la sua evoluzione. Oltre a emozionare e ispirare, ha il potere di modellare il pensiero, sbloccare ricordi e rafforzare i legami sociali. Numerosi studi scientifici hanno esplorato i suoi effetti, dimostrando il suo ruolo nel migliorare le funzioni cognitive e influenzare l’umore.
Le ricerche più recenti rivelano come il primo contatto con la musica possa incidere sullo sviluppo umano. Allo stesso tempo, gli scienziati analizzano il suo legame con la percezione del dolore e la capacità di favorire la concentrazione, ampliando la comprensione del suo potenziale terapeutico.
LA MUSICA COME TERAPIA
La musicoterapia, pratica strutturata e basata su evidenze scientifiche, utilizza la musica per raggiungere specifici obiettivi terapeutici. Questo approccio viene impiegato per promuovere il benessere, gestire lo stress, alleviare il dolore, migliorare la memoria e facilitare la riabilitazione fisica.
Rob Cheifetz, musicoterapeuta presso Maya’s Music, lavora con persone che presentano disabilità dello sviluppo, molte delle quali hanno difficoltà di comunicazione. «La musica possiede molte caratteristiche del linguaggio: ritmo, tempo, dinamica, contorni emotivi. Può essere un’alternativa alle parole per esprimersi e comprendere gli altri. Con un paziente autistico non verbale, posso creare fiducia imitandone musicalmente i suoni e i gesti. Nel tempo, possiamo arricchire quel vocabolario con nuovi elementi musicali».
L’appartenenza a un gruppo è un aspetto cruciale della musica. Chi ascolta musica classica tende a identificarsi con chi condivide la stessa passione. Ascoltare un genere specifico crea connessioni e senso di appartenenza. Per questa la scelta della musica giusta è determinante per il successo della musicoterapia, che sfrutta la capacità del cervello di associare fortemente i ricordi ai suoni.
MUSICA E DOLORE
Fin dall’antichità, la musica è stata impiegata per la guarigione. I Greci la utilizzavano per favorire la digestione, indurre il sonno e trattare disturbi mentali.
Oggi, numerosi studi confermano la sua capacità di ridurre il dolore. Una ricerca pubblicata su PAIN ha analizzato la relazione tra tempo musicale e sollievo dal dolore. I partecipanti hanno ascoltato musica con tempi differenti:
- Corrispondente al proprio “tasso di produzione spontanea”, ovvero il ritmo biologico individuale
- Più veloce del 15%
- Più lento del 15%
- Senza musica (silenzio)
I risultati mostrano che la musica con un tempo adattata tasso di produzione spontanea riduce il dolore in modo più significativo, confermando che un ritmo sincronizzato con il proprio bioritmo è ottimale per l’analgesia.
MUSICA E UMORE
La musica evoca emozioni intense, con effetti documentati su ansia e depressione. Nancy DeLong, musicista e interprete di diversi generi, sostiene che la musica debba coinvolgere il pubblico emotivamente. Racconta, ad esempio, la rivalità tra Maria Callas e Renata Tebaldi: «La Tebaldi era incantevole, ma la Callas ti afferrava il cuore e lo stringeva con forza».
Una revisione sistematica del 2023 su 1.777 anziani affetti da depressione ha rilevato che la musicoterapia può ridurre sintomi depressivi e ansiosi, abbassare la pressione sanguigna e migliorare le funzioni cognitive. Gli interventi più efficaci sono stati effettuati tramite un ascolto passivo della musica in sessioni individuali da 60 minuti per un totale di 20 ore di terapia musicale.
La musica aiuta anche ad affrontare il dolore della perdita. In ambito terapeutico, viene impiegata nel supporto rivolto ai genitori di bambini con malattie terminali. Uno studio ha dimostrato l’efficacia delle registrazioni del battito cardiaco integrate in una melodia, aiutando i genitori nella gestione del lutto.
MUSICA E CONCENTRAZIONE
La musica può migliorare la concentrazione e l’efficienza in compiti complessi. Uno studio pubblicato su PLOS One ha analizzato l’impatto di diversi tipi di musica sulla cognizione in un ambiente lavorativo. I partecipanti hanno svolto un test di attenzione focalizzata con tre sottofondi: musica progettata per la concentrazione; successi pop e rumori d’ufficio.
Solo la musica finalizzata alla concentrazione ha migliorato significativamente umore e prestazioni cognitive, suggerendo che la musica può essere una strategia semplice ed efficace per la produttività.
MUSICA E GRAVIDANZA
Gli effetti della musica iniziano prima della nascita. Uno studio in Messico ha analizzato l’impatto della musica classica sul battito cardiaco fetale. 36 donne in gravidanza hanno fatto ascoltare ai feti due brani: Il Cigno di Camille Saint-Saëns e l’Arpa de Oro di Abundio Martínez.
Attraverso monitor esterni, i ricercatori hanno misurato la frequenza cardiaca fetale prima, durante e dopo l’ascolto. «L’esposizione alla musica classica tende a rendere il battito cardiaco più regolare e stabile», spiega Eric Alonso Abarca-Castro, autore dello studio. «Abbiamo anche osservato un aumento dei movimenti fetali. Questo suggerisce che la stimolazione musicale possa favorire lo sviluppo del sistema nervoso».
La stabilità della frequenza cardiaca è un indicatore del buon funzionamento del sistema nervoso autonomo, che regola processi vitali come respirazione e pressione sanguigna. Uno sviluppo adeguato facilita l’adattamento agli stimoli esterni e contribuisce alla salute generale del neonato. L’ascolto della musica in gravidanza può ridurre l’ansia materna, con effetti positivi sul benessere del bambino. Inoltre, cantare ninne nanne durante la gestazione rafforza il legame emotivo tra madre e figlio.
UOMO E MUSICA: UN LEGAME PROFONDO
Perché la musica crea un legame così intenso con l’essere umano? Secondo il musicoterapeuta Cheifetz, la ragione risiede nell’attivazione diffusa del cervello. «Quasi tutto il nostro cervello è coinvolto quando ascoltiamo musica. Suonarla è un’attività gratificante, sia per chi la pratica sia per chi la ascolta».
La musicista Nancy DeLong condivide il suo brano preferito: il Concerto n. 7 in sol minore di J.S. Bach, interpretato da Glenn Gould. «Ascoltarlo mi trasporta in uno stato di consapevolezza e gioia profonda. Mi commuove, mi fa ballare. È pura emozione».
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.