La Festa del papà vista dall’Inps

di Agenzia Nova
17 Marzo 2025 10:41 Aggiornato: 17 Marzo 2025 10:41

Vive al Nord, ha un contratto di lavoro stabile e un reddito tra i 28 mila e i 50 mila euro. È questo il ritratto del padre che usufruisce del congedo di paternità in Italia – diffuso oggi da Inps e Save the Children, in vista della Festa del Papà. Il quadro emerge dall’elaborazione Inps sui dati dei propri archivi. Seppure nel carico di cura dei figli permane un forte squilibrio tra i generi, con evidenti ripercussioni sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, nell’universo dei padri qualcosa sta cambiando, anche se lentamente. «Sul congedo di paternità registriamo un trend positivo che evidenzia un cambiamento culturale in atto – ha affermato il presidente Inps, Gabriele Fava -. Tuttavia, circa il 35 per cento dei padri aventi diritto ancora non ne usufruisce, è una misura su cui faremo ulteriori iniziative di sensibilizzazione. Promuovere il congedo di paternità produce effetti concreti: favorisce un legame precoce tra padre e figlio, con benefici duraturi sulla loro relazione, e contribuisce a una distribuzione più equilibrata delle responsabilità familiari e della conciliazione vita-lavoro delle donne. Un passo essenziale verso una reale parità di genere nelle famiglie italiane» ha aggiunto.

Introdotto in Italia nel 2012, il congedo di paternità, che ha come scopo quello di favorire la condivisione della cura e il legame tra padri e figli, si è gradualmente allungato fino ad arrivare agli attuali 10 giorni. Anche il suo utilizzo è cresciuto nel tempo, passando dal 19,2 per cento dei padri aventi diritto nel 2013 al 64, 5 per cento nel 2023, una crescita che è stata più marcata nei primi anni e più contenuta negli ultimi, con una differenza di soli 0,5 punti percentuali tra il 2023 e il 2022. Sono quindi più di 3 padri su 5 ad utilizzarlo, ma con notevoli differenze che dipendono sia dal territorio dove si risiede, sia dalla dimensione aziendale, che dal tipo di contratto lavorativo. «Nonostante i segnali positivi che i dati sulla fruizione del congedo di paternità ci mostrano, c’è ancora molto da fare per favorire un’equa condivisione della cura tra madri e padri» ha sottolineato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro. «Eppure, la genitorialità condivisa migliora il benessere di bambini e bambine e tutela il loro diritto fondamentale a una crescita serena in un contesto affettivo ed educativo protetto. In questo senso è essenziale investire nel rafforzamento di questa misura per tutti i lavoratori, non solo quelli dipendenti. Un congedo più lungo, inoltre, contribuirebbe al bilanciamento tra responsabilità genitoriali, promuovendo una visione più paritaria tra uomini e donne e favorendo il consolidarsi di modelli culturali liberi da stereotipi di genere» ha proseguito.

Ad usufruire maggiormente del congedo sono i padri che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (circa il 70 per cento), a fronte di quanti ne hanno uno a tempo determinato (il 40 per cento) o di quelli con contratti a termine, come gli stagionali (il 20 per cento). Il tasso di utilizzo più alto si osserva tra i padri che hanno un reddito compreso tra i 28.000 e i 50.000 euro (83 per cento), mentre cala leggermente tra quanti hanno un reddito annuo superiore ai 50mila euro (80 per cento). Tra i redditi più bassi, scende ulteriormente, attestandosi al 66 per cento tra quanti hanno un reddito compreso tra i 15 mila e i 28. mila euro annui. Anche la dimensione aziendale sembra influire sull’utilizzo del congedo di paternità: la percentuale dei padri che ricorrono a tale strumento è infatti doppia tra quanti lavorano in aziende con più di 100 dipendenti (80 per cento), rispetto a chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti (40 per cento).

L’uso del congedo di paternità non è omogeneo sul territorio nazionale. Al Nord, viene utilizzato dal 76 per cento dei padri aventi diritto, una percentuale quasi doppia rispetto quella osservata al Sud e nelle Isole (44 per cento), mentre al Centro lo utilizza il 67 per cento di loro. A livello regionale, la sua fruizione va dalla percentuale più bassa della regione Calabria a quella più alta della regione Veneto. Al Nord, le regioni presentano tutte tassi di utilizzo uguali o superiori al 70 per cento (Veneto 79 per cento, Friuli Venezia-Giulia 78 per cento, Emilia-Romagna 76,5 per cento, Lombardia 76,4 per cento, Trentino A.A. 75,9 per cento, Piemonte 74,6 per cento, Valle d’Aosta 70 per cento), ad eccezione della Liguria che registra il 64,3 per cento. Al Centro è il Lazio la regione che segna il tasso più basso (63,2 per cento), mentre Umbria (73,7 per cento), Marche (71,6 per cento) e Toscana (70,8 per cento) presentano percentuali vicine a quelle delle regioni settentrionali. Al Sud e nelle isole, l’uso del congedo di paternità supera il 50 per cento in Abruzzo (64,9 per cento), Sardegna (58,1 per cento), Basilicata (56,5 per cento), Molise (54,1 per cento), Puglia (51 per cento), mentre tassi decisamente più bassi si osservano in Sicilia (39,4 per cento), Campania (39,1 per cento) e Calabria, con quest’ultima fanalino di coda (35,1 per cento).

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