Dalla salute dell’intestino al benessere mentale: la dottoressa Caterina Borraccino, biologa nutrizionista con una formazione in Ingegneria Chimica e Scienze della Nutrizione Umana, illustra principi e potenzialità della dieta Gaps, il protocollo ideato dalla neurologa Natasha Campbell-McBride per affrontare non soltanto disbiosi e problematiche metabolici, ma anche patologie autoimmuni e disturbi mentali. Basato su un’alimentazione personalizzata e articolata in fasi, la Gaps pone la massima attenzione sul ripristino della flora batterica intestinale.
In questa intervista, la dottoressa Borraccino sfida falsi miti e disinformazione proponendo un’alimentazione concepita come uno stile di vita sostenibile.
Cos’è esattamente la dieta Gaps e su quali principi si basa?
La dieta Gaps è acronimo di Gut And Psychology Syndrome (Sindrome Psico-Intestinale) e Gut And Physiology Syndrome (Sindrome Fisio-Intestinale). Ed è stata messa a punto intorno agli anni 2000 dalla dottoressa Natasha Campbell-McBride, neurologa e neurochirurgo. Avendo lei avuto un figlio affetto da grave autismo, ha visto che con le sue conoscenze non riusciva a mettere a punto una terapia utile. Quindi ha fatto delle ricerche a livello nutrizionale, si è presa anche una specializzazione in nutrizione, e poi ha creato il protocollo Gaps.
Il protocollo Gaps vuol dire andare a risanare l’intestino, l’apparato digerente. Quindi correggere la disbiosi intestinale, ma più che altro correggere la permeabilità intestinale. Una volta che noi andiamo a richiudere le pareti intestinali, tutto quel flusso di tossine che passa dall’intestino e raggiunge tutto il corpo si va a bloccare. Questi sono gli obiettivi di base della dieta Gaps.
Come si va a sviluppare poi a livello pratico? Togliendo tutti quei cibi che alimentano la flora negativa, la flora patogena. Perché, di base, “disbiosi” vuol dire proprio avere dei microrganismi in disequilibrio, quindi invece di avere microrganismi che producono e digeriscono correttamente i cibi e producono i loro enzimi, i loro micronutrienti, abbiamo invece una flora patogena che va a produrre essenzialmente tossine. Quindi queste tossine vanno a lavorare sulla parete intestinale, andandola piano piano ad aprire. E in più, come dicevo prima, vanno nel flusso sanguigno e possono essere raccolte anche lontano dall’intestino. Quindi con un intestino compromesso, avremo delle problematiche lontane, ad esempio a livello neurologico, o a livello di disturbo mentale; ma possono anche essere degli inneschi per patologie autoimmuni. A quel punto, quando noi andiamo a riequilibrare la flora batterica intestinale, andiamo a correggere queste mancanze: andiamo a richiudere la permeabilità intestinale, ricostruendo la parete.
Per farlo dobbiamo eliminare tutti quei cibi che vanno ad alimentare la flora patogena ed essenzialmente sono tutti quanti i cibi processati, gli zuccheri e quant’altro. Nello specifico si devono togliere tutti quegli alimenti che non riescono a essere digeriti. In presenza di permeabilità intestinale spesso le catene di carboidrati non riescono a essere digerite e quindi si consiglia di mangiare zuccheri semplici, ovvero monosaccaridi. Tutti i carboidrati composti, come il saccarosio, e il lattosio, sono tutti disaccaridi e possono essere difficili da scomporre nell’intestino andando a produrre ulteriori danni. Quindi i carboidrati che vengono utilizzati nella dieta Gaps introduttiva, ovvero la prima fase della Gaps che viene attuata, sono il miele, la frutta e la frutta essiccata. Si possono usare anche i vegetali, ma non tutti, perché anche qui dobbiamo andare ad abbassare il contenuto di amidi, in quanto formati da catene lunghe di glucosio.
Inoltre dobbiamo anche abbassare il contenuto di fibre, perché un intestino che non ha una componente batterica importante non riesce a scomporre per noi le fibre e queste creeranno ulteriore tossicità, ulteriore sovra crescita patogena. Le fibre in generale sono benefiche per un intestino sano, perché è un intestino che ha una componente batterica che riesce a lavorarle ed estrarre quello che serve per il nostro corpo. Inoltre fa crescere i batteri positivi con le loro molecole positive. Quando un intestino invece è compromesso, quindi ha una componente di popolazione di microrganismi più “cattiva”, ovvero patogena, questa popolazione continuerà a crescere grazie alle fibre. Quindi dobbiamo togliere il nutrimento a entrambe le categorie.
Quali sono gli alimenti fondamentali nella dieta Gaps?
La dieta Gaps si compone di due macro diete: la dieta Gaps introduttiva e la dieta Gaps completa. Quando si parla di dieta Gaps si sottintende sempre la dieta Gaps introduttiva, ovvero la fase di riparazione dove troviamo solo cibi semplici, naturali e nutrienti: carne, pesce, uova, tutti quanti i grassi, soprattutto quelli animali, perché nel mondo vegetale abbiamo delle componenti che possono creare infiammazione. Poi abbiamo frutta fresca, miele, frutta essiccata, tipo datteri, fichi secchi e tutta la frutta che può essere essiccata. Per chi riesce a tollerarli ci sono anche semi e frutta a guscio, quindi frutta secca.
I cibi più importanti nella dieta Gaps introduttiva sono quelli che vanno a riparare la parete intestinale, come ad esempio i brodi di carne ottenuti da una carne che viene cotta in maniera lenta, per diverse ore e in cui è presente anche la componente di osso. Questi brodi sono consigliati perché vanno a estrarre collagene quindi aminoacidi, proteine, grassi, tutte molecole che vengono subito assimilate dal paziente e che aiutano a ricostruire tutti i tessuti danneggiati. Migliorano quindi sia il discorso della permeabilità intestinale, sia i tessuti che sono stati danneggiati a causa di una problematica neurologica oppure una problematica autoimmune.
Quali sono le differenze principali tra la dieta Gaps e altri approcci alimentari, come la Paleo o la chetogenica?
Nella dieta Gaps, a differenza di tutte le altre diete, non si va solamente a togliere i cibi che danno fastidio, ma ci si concentra a ricostruire e ripopolare il microbiota intestinale. Cambiare il microbiota significa cambiare la persona. Ed è possibile farlo inserendo dei probiotici. La cosa migliore è che siano più vari possibile e per raggiungere questo scopo vengono inseriti i cibi fermentati. Le verdure fermentate o i latticini fermentati vengono utilizzati perché sono più facilmente digeribili, perché vengono già lavorati dai batteri al loro interno. La carica batterica che cresce su queste verdure fermentate è molto varia, una piccola quantità di cibo fermentato è quasi più potente di un probiotico commerciale.
Ovviamente l’inserimento va fatto gradualmente perché quando si inserisce una carica di microrganismi positivi e all’interno esiste una popolazione di altro tipo, ognuno di loro cerca di trovare il proprio spazio. Quello che noi dobbiamo fare è sovrastare i microorganismi patogeni e farli morire gradualmente. Quando questi microrganismi muoiono, purtroppo il paziente lo avverte, perché liberano le proprie tossine che vanno ad aggravare momentaneamente i sintomi che noi invece vogliamo correggere con la dieta. Quindi grazie ai cibi fermentati, soprattutto quelli a base di verdure fermentate, riusciamo a inserire questa carica batterica positiva. Oltre alle verdure vengono utilizzati anche latticini fermentati, però entrambe le tipologie non tutti i pazienti riescono a tollerarle, quindi è una fase molto delicata, soprattutto all’inizio.
Nella dieta Gaps introduttiva non ci sono i latticini così come li conosciamo noi, ma devono essere fermentati in casa. Non va bene acquistare lo yogurt o il kefir già pronti, ma bisogna fermentarli in casa almeno 24 ore, perché così riusciamo a togliere il lattosio e a scindere le caseine, ovvero molecole di proteine molto lunghe che un intestino non in equilibrio non riesce a scindere. Le caseine, come anche il glutine, che in questa dieta ovviamente non c’è, sono due tipi di proteine che interferiscono proprio col sistema immunitario. Quindi vanno a peggiorare lo stato di infiammazione, devono essere assolutamente eliminate. L’unica accortezza per inserire i latticini è di fermentarli così che queste molecole più piccole di caseine siano digeribili. Gli unici latticini che vengono inseriti nella dieta Gaps introduttiva sono il burro ghee – ovvero il burro chiarificato senza caseina e senza lattosio – lo yogurt fatto in casa, dopodiché la panna acida fatta in casa e infine il kefir, sempre fatto in casa. Si segue questo ordine specifico: yogurt, panna acida e kefir, perché più la concentrazione di batteri buoni aumenta, più aumenta la potenza probiotica. In pratica è come se facessimo un nuovo svezzamento, un cambiamento lento della persona e quindi anche gli alimenti devono essere inseriti molto lentamente. Altrimenti ci potrebbero essere delle reazioni disintossicanti, ed è quello che vogliamo, però potrebbero essere troppo forti e quindi il paziente potrebbe avere dei sintomi che lo portano indietro. Inoltre, dobbiamo anche ripopolare lentamente la flora intestinale, quindi bisogna andare molto molto piano.
Quali sono le fasi della dieta Gaps e quanto tempo richiede per mostrare risultati concreti?
La dieta Gaps introduttiva si può seguire in sei fasi successive, quindi ci sono in tutto sei stadi. In questi sei stadi si comincia da inserire carne e brodi di carne o pesce e brodi di pesce. Poi, piano piano, si inseriscono i tuorli; poi si inserisce tutto l’uovo, si inseriscono ad esempio anche la frutta cruda, la verdura cruda, però molto lentamente. Se il paziente tra questi stadi vede che i sintomi peggiorano, significa che non è pronto a inserire il cibo o la categoria di cibi successiva e quindi deve tornare indietro. Comunque sul mio sito e online si trova come vengono inseriti tutti gli alimenti passo dopo passo. In genere, i punti critici della dieta Gaps introduttiva per quanto riguarda la nostra alimentazione mediterranea è che non contiene pasta, pane, biscotti, tutti prodotti a cui siamo abituati. E nemmeno riso, patate, castagne, tutti i tipi di farine che ovviamente sono a base di cereali o tuberi e quindi sono molto ricche di amidi. Inoltre non sono contemplati i latticini commerciali che noi conosciamo. Ci sono essenzialmente secondi e contorni.
Io ho pazienti con patologie autoimmuni importanti o problematiche neurologiche, come la sclerosi multipla, oppure bambini con autismo, persone e bambini che soffrono di epilessia o artrite reumatoide, insomma tutte patologie che richiedono un’attenzione particolare. Quando il paziente inserisce dei cibi più difficili da digerire, produce più tossine e queste tossine aggravano di tanto la sua situazione, sia a livello fisico che mentale, quindi ce ne accorgiamo subito. A quel punto, rimangono magari al secondo o terzo stadio della dieta Gaps introduttiva dove ci sono carne, pesce, uova, a volte soltanto i tuorli perché non tollerano ancora l’albume, la frutta secca non tutti la tollerano, quindi in pratica sono secondi e contorni di verdure cotte. Inoltre, a questo stadio, non tutti tollerano i brodi e cibi fermentati; per questi pazienti è veramente un percorso molto lento.
Però i risultati si vedono fin da subito; appena tolgono i cibi industriali inizia un processo di detossificazione. Questo può sembrare un peggioramento ed effettivamente lo è, perché sentono che esce tutto fuori, sono proprio tossine che escono sotto forma di bolle, croste, dolori, mal di testa, aggravamento dei sintomi, eccetera. Però, passata la prima fase, che può durare da una, due settimane ma anche un mese, cominciano a stare meglio. Quindi i sintomi di cui soffrivano, piano piano diventano sempre più sporadici.
Il problema è mantenere la dieta per il tempo necessario al corpo di recuperare e quindi ricostruire i tessuti. Ci sono pazienti che devono attendere anche 6 mesi, 1 anno di dieta. Altri, per esempio bambini con lo spettro dell’autismo, con sindrome Pandas (disturbi neuropsichiatrici autoimmuni pediatrici associati a infezioni da streptococco, ndr), Tourette e via dicendo, è possibile che debbano mantenere la dieta anche per più tempo. Persone che hanno patologie ancora più importanti, come la sclerosi o simili, è possibile che debbano rimanere su questa dieta per tutta la vita; perché ogni volta che provano a inserire cibi come amidi, patate, anche cereali senza glutine, possono risentire nuovamente il peggioramento dei sintomi.
Solitamente, quando vediamo che la persona per almeno 6 mesi non ha più sintomi, si prova ad uscire dalla dieta introduttiva andando verso la dieta completa. Nella dieta completa chi tollera i latticini può inserire anche formaggi stagionati e il burro non chiarificato, quindi normale, ma questo si fa sempre gradualmente. Esiste un protocollo specifico di introduzione dei latticini ed è spiegato anche nei libri della dottoressa McBride.
Per chi invece proprio non tollera i latticini purtroppo non possono essere inseriti in questa modalità. Invece nella dieta Gaps completa può succedere che la persona ogni tanto possa inserire un cibo non concesso, ad esempio un latte vegetale che nella dieta introduttiva invece è sconsigliato. Latte vegetale vuol dire latte di frutta secca, frutta a guscio o di semi.
La dieta Gaps completa può essere anche più ricca di verdure, quindi può dare modo alla persona, soprattutto quella che soffre di costipazione, di avere una possibilità in più di evacuare correttamente e questa è una cosa fondamentale.
Dopo la dieta Gaps completa si può uscire dalla dieta Gaps, ovvero è come un reinserimento della persona nell’alimentazione “moderna”. Il primo amido che viene inserito sono le patate novelle perché sono quelle che contengono meno amido. Si vede se la persona le tollera e a quel punto si può passare gradualmente verso cereali senza glutine, tipo quinoa, miglio, amaranto, fino al riso. Poi si comincia con i cereali con il glutine fino ad arrivare ai legumi che sono l’ultima cosa che viene inserita.
Ovviamente questo non vuol dire riportare la persona a mangiare come mangiamo oggi, perché purtroppo si sono ammalati mangiando come si mangia oggi. L’obbiettivo, almeno per quanto mi riguarda, è insegnare al paziente a mangiare cibo vero e tenere il consumo di cereali o prodotti industriali commerciali una volta ogni tanto, magari un paio di volte a settimana oppure nell’occasione. A questo punto, una volta compiuti tutti questi passaggi nei quali abbiamo ripopolato l’intestino grazie a cibi fermentati e un’integrazione specifica studiata sul paziente – tramite probiotici oppure supplementi che servono per aumentare la digestione – abbiamo ricostruito un microbiota nuovo. E la persona teoricamente non dovrebbe più soffrire dei sintomi della patologia.
Avere una patologia autoimmune, come una problematica genetica, sono tutte cose che non si cancellano, la persona non guarisce, ma si lavora sui sintomi. Se c’è una patologia autoimmune gli anticorpi rimangono. Il lavoro che si fa consiste nell’abbassare gli anticorpi e la risposta del sistema immunitario che attacca il corpo stesso. Si cerca di portare la persona ad avere un equilibrio di salute in cui sta bene e non avverte più i sintomi della malattia.
Alcuni pediatri affermano che non ci sono prove scientifiche solide a supporto della dieta Gaps. Cosa risponde a questa critica?
Esistono degli studi pubblicati e c’è un sito di riferimento – gapssciencefoundation.org – è un’associazione no profit di raccolta casi studio. Di professionisti Gaps, nel mondo, ce ne sono migliaia, sul sito https://gaps.me sono divisi per nazione e anche qui vengono raccolti casi studio. Fare degli studi scientifici, dove si prende un certo numero di persone, come solitamente si fa, non ha senso in questi casi. Ogni persona è totalmente diversa da un’altra e ognuna ha il proprio percorso, pur avendo la stessa patologia. Quindi quello che si tende a fare in questo caso è di prendere i casi studio dei diversi professionisti, analizzarli e vedere nello specifico come la dieta Gaps, integrata anche ad altre terapie, ha dato dei miglioramenti che ne giustificano l’applicazione.
Il discorso che i pediatri, come anche altri medici, non sono d’accordo con la dieta Gaps purtroppo è una questione di disinformazione. La dieta Gaps può sembrare molto simile alla dieta chetogenica, perché come zuccheri c’è solo la frutta, un po’ di miele, la frutta essiccata che non tutti tollerano; quindi ci sono bambini che entrano naturalmente in chetosi e sulla chetogenica esistono studi risalenti a oltre un secolo fa. A questo riguardo io ho fatto un documentario – si chiama “Il sapore della salute” e si trova gratuitamente su YouTube – dove abbiamo intervistato professionisti e ricercatori internazionali che lavorano sulla dieta chetogenica, ovviamente con prove e studi alla mano e ce ne sono sempre di più.
Quindi da una parte c’è il grosso limite della disinformazione medica che è rimasta alla dieta mediterranea come l’unico approccio valido. Dall’altra ci sono evidenze per le quali i bambini, seguendo questo tipo di dieta, migliorano. Dire: “Fa male” o “Non ci sono studi”, quando invece all’atto pratico il bambino sta bene, è un qualcosa che dovranno poi loro giustificare alle famiglie. Dire a un bambino che sta migliorando seguendo la dieta Gaps: “No, non la puoi fare perché non ci sono studi scientifici”, mi sembra abbastanza miope come posizione.
Invece, per quanto riguarda un’altra critica che possono muovere, sul fatto che nella dieta Gaps non ci sono carboidrati e il cervello ha bisogno di zuccheri, sono tutti falsi miti che ci portiamo dietro da anni. Il corpo ha due metabolismi che funzionano in contemporanea: quello degli zuccheri e quello dei grassi. Quando dormiamo o facciamo dei digiuni, per esempio, il nostro corpo funziona naturalmente a chetoni [molecole prodotte dal fegato a partire dai grassi, ndr]. I chetoni sono sempre presenti, quindi aver paura di togliere i carboidrati come la pasta, il pane o altri tipi di carboidrati è completamente infondato. È una questione più che altro di disinformazione medica, perché di medici che conoscono la chetogenica o la Gaps ce ne sono, io ci collaboro e non tornerebbero mai indietro. E non gli servono studi pubblicati quando stiamo mangiando tutte cose naturali. Bisognerebbe fare uno studio di milioni di anni sull’evoluzione dell’uomo… voglio dire, abbiamo mangiato solo quelle cose per milioni di anni e in qualche modo già questo è lo studio più lungo che abbiamo a disposizione.
Inoltre, quando con la dieta si vanno a trattare delle problematiche su cui si concentrano case farmaceutiche… Le famiglie dei bambini che io seguo sono disperate, gli vengono dati sin da piccoli ansiolitici, psicofarmaci, rovinandoli. Ti esce fuori anche un bel po’ di rabbia e quindi, diciamo, è la classe medica a quel punto. Il discorso riguarda la classe medica. Ci sono medici che sono onesti con sé stessi e con la professione che hanno scelto e se vedono che si riesce a evitare il farmaco con terapie naturali innate nell’uomo innescando un meccanismo di autoriparazione, come ad esempio il digiuno… Diventa una scelta del professionista se seguire una strada etica o una strada conveniente. Ma questo succede in tutte le professioni, purtroppo.
Un genitore che vuole provare la dieta Gaps con il proprio figlio da dove dovrebbe iniziare?
Ci sono casi in cui sono obbligati a iniziare subito dalla dieta Gaps introduttiva, quindi togliere da un giorno all’altro tutto quello che dà fastidio e questi ovviamente sono i casi più difficili. Quando mi arrivano bambini con lo spettro dell’autismo, oppure con tic importanti, sindrome Pandas, quindi con una neuroinfiammazione molto alta, lì c’è poco da fare, devono togliere tutto perché limitarsi a dire: “Ok, togli un po’ di cibo industriale, inizia a mangiare senza glutine, togli i latticini”, sono sicuramente consigli validi che valgono per tutti a prescindere, bambini e adulti, e già si vedrebbero grossi miglioramenti. Infatti, molti medici che non conoscono la Gaps inizialmente consigliano di fare una dieta senza glutine e senza latticini (senza caseine più che latticini). Ma questo non basta, perché anche se all’inizio ci possono essere dei miglioramenti, poi il problema sono gli amidi, sono tutti quanti gli zuccheri. Non serve a nulla dare le merendine senza glutine, ma che contengono sciroppi e quant’altro. Quindi, quello che bisogna fare sui bambini che sono più critici è togliere tutto e iniziare subito una dieta Gaps.
Sul mio blog benesserepaleo.com ho delle ricette dove rimando i pazienti. Quindi dall’oggi al domani possono iniziare a fare ricette con la frutta secca, con farine particolari, ad esempio la farina essiccata di zucca, di carota. Sono degli escamotage iniziali per togliere i cibi industriali al bambino e poi piano piano si tolgono anche questi. Ci sono bambini che mangiano tranquillamente le uova la mattina oppure gli piace più il secondo della pasta, arrivano proprio a cambiare anche il gusto, il palato. Poi ci sono adolescenti o adulti che io seguo che magari hanno problematiche di iperattività, problematiche di ADHD o anche stati ansiosi importanti o appunto tic, sindrome Pandas e loro stessi sono i primi a vedere la differenza. Cominciano quindi ad automotivarsi, a continuare la dieta e anzi sono i più bravi; perché quando stanno insieme ai compagni che vanno al fast food oppure mangiano la pizza o vanno in gita e via dicendo, sono i primi che si portano le cose da casa. Purtroppo, la società non ci aiuta in questo.
Vedremo cosa succederà nei prossimi anni, intanto il mio obbiettivo… Da una parte, abbiamo tradotto in italiano i corsi per formare professionisti Gaps in Italia, quindi sul sito gapstrainingitalia.com ci sono proprio le iscrizioni e ogni anno io, come istruttrice italiana, formo medici, operatori sanitari e naturopati che a loro volta entrando negli ospedali, entrando nei propri settori di appartenenza, iniziano a “divulgare il verbo”. Cominciano a entrare nel sistema delle informazioni che io mi auguro piano piano escano fuori e si diffondano il più possibile. A quel punto, anche a livello economico la società potrà seguire quest’onda, come poi è successo per la chetogenica e quindi offrire anche a livello industriale – anche se bisognerà trovare un compromesso – prodotti che possano essere utili per gestire una dieta di questo tipo.
Le famiglie, quando hanno bambini o adolescenti con questo tipo di problematiche, hanno tanta difficoltà; li devono portare in terapia, sono sempre impegnati per loro, non hanno tempo di cucinare e non vogliono discutere in famiglia anche per i pasti. Hanno tutta la mia stima e il mio rispetto per quello che fanno e devono essere supportate. La società non ci supporta in nulla, hanno parenti che gli vanno contro, i medici di base che gli vanno contro, i pediatri, anche gli ospedali… perché io ho bambini che sono migliorati in maniera incredibile, quando vanno in ospedale o seguono le terapie convenzionali, i punteggi aumentano, gli esami migliorano, ma nel momento in cui i genitori si aprono, anche poco e dicono: “Sì, sta seguendo una dieta Gaps”. “E com’è fatta?” “Mangia questo, questo e quest’altro”. “Eh, però la pasta è importante, mi raccomando, rimettete la pasta, rimettete i legumi, non è possibile dare soltanto secondi e contorni” e quindi queste famiglie si ritrovano da sole. Loro si fidano del percorso Gaps perché vedono i risultati. A livello mondiale, infatti, la Gaps esiste da 20 anni; quindi ci sono le prove di numerose famiglie che hanno trattato con successo casi anche pesanti e quei bambini adesso stanno bene, non è morto nessuno per dieta Gaps. Quindi è difficile nella società di oggi riuscire a far passare questi concetti. Le famiglie e le persone che vogliono seguire questa dieta sono da sole, è perciò difficile da iniziare e difficile da gestire. Però si può fare, può diventare uno stile di vita.
Perché in Italia si parla così poco della dieta Gaps? È un problema di resistenza culturale, di falsi miti radicati?
Assolutamente. Le persone hanno paura del cambiamento, molte persone non vogliono guarire, molte persone vogliono la pillola magica. Io lo vedo anche in persone che semplicemente hanno insulino-resistenza, diabete, a cui faccio seguire una dieta Gaps perché poi dietro ci sono altre situazioni che per loro sono normali ma normali non sono. Mi arrivano per dimagrire e hanno praticamente una “collezione” di patologie autoimmuni o disturbi intestinali importanti o hanno problematiche di attenzione, stress, depressione, problematiche ormonali. Questi sono tutti ormai sintomi che la società dice: “Ok, tanto è normale, ce l’hanno tutti, prendi questa pillola”. Siamo cresciuti in cattività, essenzialmente, non ci ricordiamo più da dove veniamo, quello che ci ha fatto evolvere. E addirittura io mi ritrovo sui social a discutere con persone che dicono: “Ma come fai a vivere senza pasta?” “Da quando la pasta fa male?” oppure “Come fai a mangiare tutta questa carne?”. Cioè, ci preoccupa il mangiare la carne, che è un cibo con il quale ci siamo evoluti e ci spaventa il togliere la pasta, come se fosse il cibo principale della nostra dieta. Ce l’hanno fatto passare talmente bene a livello di marketing che per noi è fondamentale mangiare tutte cose incartate piuttosto che cose naturali. Infatti, chissà com’è, le cose naturali come il latte crudo, ad esempio, piano piano diventano sempre più pericolose, gradualmente stiamo arrivando a quello.