Si parla spesso dei rischi legati a un consumo eccessivo di sale, ma meno attenzione viene data ai pericoli di un’assunzione insufficiente, che per alcune persone può risultare ancora più dannosa. Fin dall’antichità, il sale è stato essenziale per la conservazione e il condimento degli alimenti. Le civiltà antiche lo ottenevano facendo bollire acqua sorgiva ricca di minerali, e alcune delle più antiche miniere di sale risalgono al 6.000 a.C.
Il termine “salario” deriva dal latino “salarium”, che indicava il compenso dato ai soldati romani per acquistare il sale, sottolineando la sua importanza storica. Guerre e sorti di intere città sono state spesso influenzate dal commercio di questo minerale.
Il sale da cucina, noto scientificamente come cloruro di sodio, è la principale fonte di sodio nella dieta e svolge un ruolo cruciale nel mantenimento delle funzioni vitali. Il sodio regola l’equilibrio dei fluidi e degli elettroliti, contribuendo a mantenere la pressione sanguigna stabile. Agisce come una “spugna”, assorbendo e trasportando l’acqua dove necessario.
Oltre a questo, il sodio è essenziale per la trasmissione degli impulsi nervosi e per la contrazione e il rilassamento muscolare, compresi quelli del cuore e dei polmoni. Inoltre, gli ioni cloruro presenti nel sale sono fondamentali per la produzione dell’acido gastrico e quindi per la digestione.
In un uomo adulto, il contenuto medio di sodio è di circa 92 grammi, distribuiti tra i fluidi extracellulari, intracellulari e lo scheletro.
CHI È PIÙ A RISCHIO DI CARENZA DI SALE?
La carenza di sale è spesso sottovalutata. Il dottor James DiNicolantonio, ricercatore cardiovascolare e autore di The Salt Fix, ha evidenziato come la scarsa diffusione di test specifici porti a una sottostima del problema. Negli ospedali, la carenza di sodio è l’anomalia elettrolitica più comune, con milioni di casi diagnosticati ogni anno.
L’iponatriemia, ovvero livelli di sodio nel sangue anormalmente bassi, è una condizione frequente tra i pazienti ricoverati. Uno studio condotto in Inghilterra ha evidenziato che un basso consumo di sale associato a un’elevata assunzione di acqua ha portato al ricovero di oltre 5.000 persone in un solo anno.
Un’altra condizione legata alla carenza di sale è l’ipovolemia, ovvero una riduzione del volume dei fluidi extracellulari. Il sale è essenziale per mantenere un adeguato volume sanguigno, assicurando l’apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti.
Uno studio della Johns Hopkins University ha rilevato che il 40% degli anziani ricoverati in pronto soccorso soffriva di ipovolemia. Anche tra i giovani adulti e gli anziani apparentemente sani, rispettivamente il 5% e l’8% presentavano segni di questa condizione.
Il dottor Jason Fung, nefrologo specializzato nel diabete di tipo 2, ha sottolineato che gli anziani sono particolarmente vulnerabili a causa della ridotta sensazione di sete e di eventuali problemi cognitivi che influenzano l’alimentazione e l’idratazione.
Anche alcune patologie e farmaci possono ridurre i livelli di sodio nel sangue. Vomito, diarrea e sudorazione eccessiva possono inoltre causare una significativa perdita di sale.
UNA CARENZA DI SALE PUÒ DANNEGGIARE IL CUORE E AUMENTARE LA MORTALITÀ
Molte linee guida consigliano di limitare l’assunzione di sale a meno di un cucchiaino al giorno, ma diversi studi suggeriscono che un consumo tra 1 e 2 cucchiaini quotidiani sia più salutare per chi non soffre di ipertensione o malattie cardiovascolari.
Uno studio pubblicato nel European Heart Journal nel 2020 ha analizzato il consumo di sodio in 181 Paesi, trovando una correlazione positiva con l’aspettativa di vita e inversa con la mortalità per tutte le cause.
Una ricerca del 2018 pubblicata su The Lancet ha monitorato quasi 10.000 persone per otto anni, rilevando che sia un’assunzione di sodio superiore a 5 grammi al giorno, sia una inferiore a 4,5 grammi, comportano un aumento del rischio cardiovascolare.
Un’analisi del 2021 pubblicata su Nutrients ha identificato un “punto ideale” per il consumo di sodio tra 3 e 5 grammi al giorno, poiché sia un’assunzione troppo bassa che una troppo alta risultano dannose.
Uno studio del New England Journal of Medicine ha analizzato oltre 100.000 persone in 17 Paesi, confermando una relazione a “J” tra l’escrezione di sodio e il rischio cardiovascolare. Secondo il dottor DiNicolantonio, il consumo ideale di sodio giornaliero si colloca tra 3 e 6 grammi.
Il dottor Fung ha spiegato che un basso consumo di sale può stimolare la produzione di ormoni dannosi per la salute cardiovascolare, come il colesterolo totale e i trigliceridi. Inoltre, ha citato il caso del Giappone, dove il consumo di sale è elevato, ma il rischio di malattie cardiache è inferiore rispetto agli Stati Uniti.
La carenza di sale può causare diversi disturbi, spesso attribuiti ad altre cause. Riconoscerne i segnali può aiutare a intervenire in modo appropriato.
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AFFATICAMENTO, DEBOLEZZA MUSCOLARE E CRAMPI
Uno dei segnali più comuni è la debolezza muscolare, spesso accompagnata da crampi. La mancanza di sale riduce il volume sanguigno e la circolazione verso organi come il cervello e i muscoli, causando affaticamento. Inoltre, la diminuzione dei fluidi nei tessuti può alterare le terminazioni nervose muscolari, provocando crampi e dolori.
Uno studio giapponese condotto su anziani con livelli di sodio nel sangue inferiori alla norma ha evidenziato un impatto negativo sulla forza muscolare, sulla velocità della camminata e sull’equilibrio. Anche una lieve iponatriemia può compromettere la coordinazione e aumentare il rischio di cadute.
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VERTIGINI IMPROVVISE
Le vertigini improvvise quando ci si alza da una posizione seduta o accovacciata possono essere un segnale di ipotensione ortostatica, una condizione legata alla carenza di sale. Spesso viene consigliato di aumentare l’assunzione di sale per alleviare questi sintomi.
Uno studio su pazienti con svenimenti inspiegabili ha mostrato un miglioramento significativo della tolleranza ortostatica nel 70% dei soggetti dopo otto settimane di integrazione di sale. I risultati hanno evidenziato che chi ha risposto meglio alla terapia presentava bassi livelli di sodio nelle urine prima del trattamento.
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MAL DI TESTA, PROBLEMI DI MEMORIA E CONFUSIONE MENTALE
Il sale è essenziale per la trasmissione dei segnali nervosi. La sua carenza può ridurre la funzione neuronale e compromettere la circolazione cerebrale, causando mal di testa e difficoltà di memoria.
Nei casi più gravi, l’iponatriemia acuta può provocare edema cerebrale, con sintomi neurologici come convulsioni, alterazione dello stato mentale, coma e, in rari casi, decesso. Nei pazienti con iponatriemia cronica, i sintomi possono essere più sfumati, includendo disturbi gastrointestinali, perdita di appetito e alterazioni neurologiche lievi.
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DEPRESSIONE E STRESS
La carenza di sale può attivare il sistema nervoso simpatico, aumentando i livelli di adrenalina e noradrenalina e peggiorando la qualità del sonno e i livelli di stress.
Uno studio su anziani giapponesi ha evidenziato una correlazione tra iponatriemia lieve e stati depressivi. La riduzione del glutammato nelle cellule cerebrali, dovuta alla carenza di sodio, potrebbe contribuire a questo fenomeno.
Inoltre, la mancanza di sale può comportare una perdita di sodio, calcio e magnesio, elementi essenziali per la salute mentale. Il corpo estrae sodio dalle ossa, causando anche una riduzione di calcio e magnesio, con possibili conseguenze sull’umore e un aumento del rischio di osteoporosi.
Esperimenti su animali hanno dimostrato che la carenza di sale può alterare il comportamento, inducendo anedonia, ovvero la perdita di interesse per attività piacevoli, uno dei sintomi chiave della depressione maggiore.
Oltre ai sintomi già citati, l’indigestione e il reflusso gastroesofageo potrebbero essere legati a un apporto insufficiente di sale. Il sale è fondamentale per la produzione di acido gastrico, essenziale per una corretta digestione e assorbimento dei nutrienti.
COME IL CORPO REGOLA IL SALE
Un desiderio costante di cibi salati, o persino di dolci, potrebbe indicare una carenza di sale.
Il corpo possiede meccanismi sofisticati per mantenere l’equilibrio del sodio. Quando il sale scarseggia, il cervello attiva segnali ormonali che aumentano il desiderio di cibi salati. Al contrario, un eccesso di sale stimola la sete per favorirne l’eliminazione.
Esperimenti sugli animali hanno dimostrato che i ratti, inizialmente riluttanti a bere acqua salata, la consumano avidamente dopo la somministrazione di ormoni che segnalano una necessità di sodio.
«Una carenza di sale attiva il sistema di ricompensa della dopamina, spingendoci a cercare cibi salati» spiega il dottor DiNicolantonio. Tuttavia, ciò può portare a un consumo eccessivo di alimenti processati, con il rischio di introdurre anche sostanze dannose come zuccheri e additivi.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.