La notizia delle dimissioni improvvise di Klaus Schwab dal consiglio di amministrazione del Forum Economico Mondiale segna la fine di un’epoca. Fondatore del Forum nel 1971, Schwab ha guidato per oltre mezzo secolo un’istituzione che si è affermata come punto di riferimento per il dialogo tra leader politici, economici e sociali a livello internazionale. La sua decisione di lasciare il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione, accompagnata dall’avvio di un’indagine indipendente su presunte irregolarità a seguito di accuse anonime, invita a una riflessione sul passato, il presente e il futuro del Wef.
L’indagine, annunciata il 22 aprile, nasce da una lettera anonima inviata a metà aprile al consiglio di amministrazione del Forum, che solleva questioni sulla governance e la cultura lavorativa dell’organizzazione. Il consiglio ha affidato al Comitato per l’Audit e i Rischi, con il supporto di esperti legali indipendenti, il compito di fare chiarezza su tali accuse, che al momento restano prive di conferme ufficiali. Il Forum ha ribadito il proprio impegno a trattare la vicenda con serietà, pur sottolineando che qualsiasi giudizio dovrà attendere l’esito delle indagini. Parallelamente, un portavoce della famiglia Schwab ha respinto con decisione le accuse, annunciando l’intenzione di intraprendere azioni legali contro gli autori della lettera e chi dovesse contribuire alla diffusione delle sue affermazioni.
Non è la prima volta che l’organizzazione con sede a Ginevra si trova a fronteggiare critiche sul proprio ambiente di lavoro. Già in passato, il consiglio si era affidato a uno studio legale per valutare la cultura interna, dopo che il Wall Street Journal aveva riferito di presunti episodi di molestie e discriminazioni. Anche in quell’occasione, il Wef aveva respinto ogni accusa.
La vicenda si inserisce in un contesto di transizione già pianificato in cui le dimissioni di Schwab — annunciate formalmente il 21 aprile, due giorni dopo l’inizio delle indiscrezioni — acquisiscono un peso simbolico. Solo un anno fa, il Wef aveva comunicato che Schwab sarebbe passato dalla presidenza esecutiva a quella del consiglio di amministrazione entro gennaio 2025, nell’ambito di una ristrutturazione volta a delegare maggiori responsabilità a un presidente e a un consiglio di gestione. Le dimissioni immediate, tuttavia, hanno accelerato questo processo, con Peter Brabeck-Letmathe, ex amministratore delegato di Nestlé, nominato presidente ad interim in attesa della selezione di un successore permanente.
Il contributo di Klaus Schwab resta, in ogni caso, indiscutibile. Nato in Germania nel 1938, ha fondato il Forum nel 1971, trasformandolo in una delle principali piattaforme di dialogo internazionale. Con l’appuntamento annuale di Davos, ha riunito leader politici, economici e culturali da ogni parte del mondo, promuovendo confronti su temi di portata mondiale e costruendo una rete di influenza capace di resistere ai cambiamenti geopolitici. Il consiglio di amministrazione ha reso omaggio a questi risultati, definendo Schwab l’artefice di una «piattaforma unica per il progresso» e sottolineando l’importanza di preservare la missione del Wef che continuerà a svolgere come spazio di confronto multilaterale.
L’indagine in corso mette alla prova la credibilità dell’organizzazione, chiamata a dimostrare proprio quei principi di integrità e dialogo che il World economic forum ufficialmente promuove.