JD Vance “nota stonata” al vertice sull’intelligenza artificiale di Parigi

di Redazione ETI/Etienne Fauchaire
13 Febbraio 2025 15:52 Aggiornato: 13 Febbraio 2025 16:32

Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha partecipato al summit di Parigi sui rischi dell’intelligenza artificiale, segnando la sua prima apparizione come vicepresidente sulla scena mondiale.

L’evento, organizzato da Francia e India, ha riunito leader mondiali, dirigenti tecnologici di alto livello e decisori politici per creare un quadro unificato per la governance dell’intelligenza artificiale. Il summit ha anche messo a nudo il profondo divario filosofico tra gli approcci degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Per l’Ue, l’intelligenza artificiale deve integrare considerazioni come le politiche sul clima e sul genere, nell’ambito di un approccio che necessita di regolamentazione. Washington sostiene un approccio che privilegia l’innovazione, sottolineando la libertà di parola e lo sviluppo guidato dal mercato.

JD Vance ha chiarito la posizione degli Stati Uniti: «Non sono qui per parlare di sicurezza dell’Ia», ha affermato, «sono qui per parlare delle opportunità dell’Ia». Vance ha inquadrato l’intelligenza artificiale non come una minaccia incombente, ma come una rivoluzione tecnologica: «Ci troviamo di fronte alla straordinaria prospettiva di una nuova rivoluzione industriale, paragonabile all’invenzione della macchina a vapore o dell’acciaio Bessemer. Ma non si verificherà mai se l’eccessiva regolamentazione impedirà agli innovatori di assumersi i rischi necessari al progresso».

JD Vance ha preso di mira direttamente il Digital Services Act dell’Ue, una legge che impone una rigorosa supervisione sui contenuti online, in particolare per quella che l’Ue classifica come “disinformazione”. Personaggi come Elon Musk si sono apertamente opposti a questa norma, accusando Bruxelles di limitare la libertà di parola. Sulla stessa linea Vance, che ha messo in guardia dal controllo strisciante del governo sull’ambiente digitale: «una cosa è impedire a un predatore di fare del male a un bambino su Internet», ha detto Vance, « ben altra cosa è, invece, impedire a un uomo o una donna adulti di accedere a un’opinione che il governo ritiene disinformazione».

Vance ha poi lanciato un allarme sulle collaborazioni con la Cina, sebbene non abbia nominato esplicitamente il regime cinese: «collaborare con loro significa incatenare la propria nazione a un padrone autoritario che mira a infiltrarsi e impossessarsi della tua infrastruttura informativa».

«Se scegliamo un’approccio sbagliato all’Ia, se scegliamo di trattenerci per paura, non avremo solo conseguenze sul Pil o sul mercato azionario, ma altereremo il futuro stesso del progetto che Lafayette e i fondatori americani si sono prefissati di creare», ha detto poi il Vicepresidente facendo riferimento all’eroe francese della Rivoluzione americana.

La posizione di Vance è apparsa in netto in contrasto con quella del presidente francese Emmanuel Macron, che ha invece difeso la necessità di rigide normative: «abbiamo bisogno di queste regole affinché l’Ia vada avanti», ha affermato Macron, che successivamente al suo intervento ha puntualizzato: «noi vogliamo più innovazione in Francia e in Europa, noi vogliamo accelerare, ma vogliamo anche che questa innovazione sostenga il modello di società in cui crediamo: un modello pluralistico, aperto, generoso, libero ed equo che tenga conto delle questioni climatiche e di genere». Anche il vice premier cinese Zhang Guoqing ha partecipato al summit e ha tenuto colloqui con Macron sulla governance mondiale dell’intelligenza artificiale.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono astenuti dal firmare la Dichiarazione del vertice di Parigi sull’intelligenza artificiale “inclusiva e sostenibile”, una dichiarazione sostenuta da 60 nazioni, tra cui Francia, Cina, India, Giappone, Australia, Canada e Italia.

Al vertice, Michiel Scheffer, presidente del Consiglio dell’European Innovation Council, un organismo dell’Ue che fornisce un contributo politico all’innovazione alla Commissione europea, si è detto in disaccordo con Vance: «nella produzione, ad esempio,  di componenti aeronautici, è fondamentale raggiungere tassi di errore eccezionalmente bassi, circa lo 0,0001 percento. L’approccio americano dà priorità allo sviluppo rapido, tollerando inizialmente margini di errore elevati con l’aspettativa di miglioramenti iterativi. Questo è reso possibile da un quadro giuridico flessibile che incoraggia la libera sperimentazione».

«Al contrario, l’Europa impone normative severe, spesso richiedendo il rispetto di standard rigorosi, come un tasso di errore massimo dello 0,1 percento, prima di concedere l’accesso al mercato. In questo panorama, la regolamentazione svolge un ruolo decisivo». Quanto al Dsa, Scheffer ha respinto le affermazioni secondo cui equivarrebbe a censura: «il Dsa non equivale a censura, tranne quando un’azienda non riesce a spiegare sia il funzionamento dei propri algoritmi, sia se contengono pregiudizi. Inoltre, qualsiasi azienda che gestisce una rete di informazioni deve assumersi la responsabilità di prevenire, ridurre o limitare la diffusione di informazioni errate». Scheffer ha anche sottolineato l’importanza della veridicità delle informazioni in ambito sanitario, accennando alle controversie che circondano il Covid-19.

Dopo aver pronunciato il suo discorso, il vicepresidente degli Stati Uniti Vance ha lasciato il Grand Palais prima che i suoi omologhi intervenissero. Più tardi, si è recato all’Eliseo per una colazione di lavoro con Macron. Secondo una dichiarazione della Casa Bianca, i due hanno parlato di commercio, sviluppo dell’intelligenza artificiale e guerra in Ucraina. Vance ha poi incontrato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, per parlare di commercio e di cooperazione sulla sicurezza e per la risoluzione dei conflitti, a partire da quello in Ucraina.

La Commissione europea ha riferito che la von der Leyen ha sottolineato «la necessità di una continua unità nel fornire un sostegno incrollabile all’Ucraina», in contrapposizione alla linea espressa da Vance, che è risultato poco incline a ulteriori aiuti americani all’Ucraina.

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