Instabilità, incertezza e competizione: sono queste le tre parole chiave della Relazione annuale 2025 (ma relativa al 2024) sulla politica dell’informazione per la sicurezza, presentata oggi a Palazzo Dante in una data simbolica, il 4 marzo.
Vent’anni fa, in questo stesso giorno, il funzionario dell’intelligence Nicola Calipari veniva ucciso da un colpo sparato da un militare statunitense mentre proteggeva la giornalista de Il Manifesto, Giuliana Sgrena, appena liberata a Baghdad grazie a un’operazione condotta in silenzio dai servizi di sicurezza italiani. Non è un caso che la presentazione della Relazione si sia aperta con un messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, seguito da un minuto di silenzio in onore di Calipari.
«Il suo gesto di eroismo è iscritto nella storia della repubblica» ha detto il capo dello Stato, sottolineando come «le spiegazioni delle circostanze che hanno causato la sua morte permangono tuttora non esaurienti».
Il sacrificio di Nicola Calipari «ha segnato un punto di svolta nella percezione diffusa sulla professionalità e sulla qualità morale» dei servizi di intelligence italiani, ha sottolineato il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, evidenziando il senso di responsabilità e dedizione che anima l’intelligence in un contesto internazionale in costante evoluzione, dove i repentini cambiamenti rendono la relazione presentata oggi, paradossalmente, già in parte superata.
«In questi due mesi è successo e sta succedendo di tutto» ha osservato Mantovano, con un probabile riferimento – tra le altre cose – alla recente conferenza stampa del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e del leader ucraino, Volodymyr Zelensky.
«I 49 minuti cui abbiamo assistito pochi giorni fa hanno complicato ulteriormente lo scenario mondiale. La riflessione è che qualsiasi soluzione comporterà una rimodulazione della sicurezza in Europa» ha aggiunto il prefetto Vittorio Rizzi, che a gennaio ha assunto la guida del Dis, succedendo all’ambasciatrice Elisabetta Belloni. Quest’ultima è stata pubblicamente e «non formalmente» ringraziata da Mantovano per «l’ottimo lavoro svolto».
Instabilità è la prima parola chiave della relazione relativi al 2024 ma profetica se si pensa ai profondi scossoni geopolitici vissuti in questi primi due mesi dell’anno nuovo. Il documento, composto da 91 pagine con grafici, mappe, orientamenti e dati riferiti al 2024, non è tanto un bilancio dettagliato delle attività svolte, quanto una fotografia d’insieme, un’istantanea dall’alto che aiuta a comprendere le dinamiche in evoluzione.
«Nei prossimi trent’anni avremo una diminuzione del 30 per cento della popolazione attiva nel nostro Paese» ha avvertito il prefetto Rizzi, sottolineando come attualmente «105 milioni di persone, pari al 9 per cento della popolazione mondiale, vivano al di sotto della soglia di povertà».
Una trasformazione accelerata dall’elemento che Rizzi definisce il «Big Bang di questo millennio»: l’intelligenza artificiale, una tecnologia a doppio taglio, che può essere «un’arma pericolosissima se usata a scopo di minaccia», ma anche «una grande opportunità, se impiegata con l’etica che la stessa Unione europea ci chiede di rispettare».
L’incertezza è la seconda parola chiave della relazione, un’incertezza che riguarda anche l’evoluzione dei conflitti in corso, da Gaza all’Ucraina fino alla Siria, e le loro enormi ripercussioni geopolitiche. Le variabili sono molteplici, ma l’impatto sul terreno è già evidente.
Basti pensare che il conflitto israelo-palestinese e la questione di Gaza sono stati temi centrali in nove dei dodici attentati avvenuti in Europa nel 2024, la maggior parte dei quali compiuti da giovani sotto i trent’anni.
«Questi eventi hanno evidenziato una costante minaccia verso gli obiettivi ebraici a livello mondiale e, in particolare, in Europa. Si è notata anche una convergenza di interessi tra l’estremismo violento di destra e le tematiche di antisemitismo e jihadismo. La minaccia, sia da parte dei gruppi jihadisti che dell’estrema destra, ha visto protagonisti autori giovanissimi» e «molti erano addirittura minorenni» ha sottolineato Rizzi. A questo si aggiunge l’incertezza legata al conflitto in Ucraina dopo i famosi «49 minuti» che potrebbero cambiare la Storia.
«Qualsiasi soluzione alla guerra comporterà una rimodulazione dell’architettura della sicurezza in Europa» ha spiegato il direttore del Dis.
Il contesto internazionale sempre più competitivo – ecco la terza e ultima parola chiave della relazione – con la Russia che sta cercando un «nuovo baricentro» in un’area strategica per l’Italia: il Mediterraneo e l’Africa.
Mosca, infatti, sta ridistribuendo le proprie forze e infrastrutture militari precedentemente schierate in Siria, dopo la caduta di Bashar al Assad.
«Stiamo attentamente monitorando questo spostamento, perché la Russia è alla ricerca di un nuovo baricentro della sua presenza, innanzitutto nel Mediterraneo» ha spiegato il direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli, sottolineando come Mosca sia consapevole delle difficoltà nel mantenere il porto di Tartus, in Siria, nelle stesse condizioni operative degli ultimi anni.
«La Russia sta continuando a discutere la sua presenza sul territorio siriano. Si è concentrata inizialmente sulle due basi principali, Tartus e Latakia, e da lì ha poi avviato un processo di concreto e forte alleggerimento della sua presenza» ha affermato il direttore dell’Aise.
«È chiaro che questo movimento ci ha immediatamente allertato. Stiamo monitorando i contatti con la Siria e con altri Paesi per capire come questa presenza si potrà delineare nel futuro, ma riteniamo che sicuramente non sarà uguale al passato. La Russia potrebbe essere costretta, in un certo senso, a lasciare anche una delle due basi (Tartus o Latakia)» ha aggiunto Caravelli.
Secondo il direttore dell’intelligence estera italiana, la Federazione Russa sta quindi esplorando nuove opzioni sulle coste del Nord Africa, mentre contemporaneamente redistribuisce le proprie risorse militari nei punti strategici dell’Africa, con particolare attenzione all’Africa occidentale e alla regione saharo-saheliana.
Questo riassetto, ha sottolineato Caravelli, rappresenta «un elemento di grande preoccupazione» per l’Italia e i suoi partner internazionali. «C’è una forte condivisione con i nostri servizi alleati, al fine di individuare delle formule per limitare questa crescente influenza russa» ha aggiunto.
L’obiettivo di Mosca, secondo il direttore dell’Aise, è garantirsi una presenza stabile lungo i principali assi strategici che collegano il continente africano con l’Oceano Atlantico, il Mar Rosso e l’Oceano Pacifico. Un’espansione che, per l’intelligence italiana, deve essere monitorata con la massima attenzione, poiché potrebbe ridefinire gli equilibri geopolitici nella regione, influenzando direttamente la sicurezza dell’Europa e del Mediterraneo.