
Il romanzo per ragazzi Il vento tra i salici dello scrittore britannico Kenneth Grahame (1859-1932) è per molti versi una lettera d’amore alla casa, ma evidenzia anche una tensione tra il nostro amore per la casa e il bisogno di andare per il mondo. Per quanto sia utile avere una comunità, traiamo beneficio anche dalla ricerca di nuovi luoghi e persone. Questa storia afferma il valore del viaggio e dell’avventura, ma avverte anche che, come tutte le cose belle, le avventure vanno vissute con la dovuta misura.
Pubblicato nel 1908, Il vento tra i salici narra le avventure di Talpa, Topo, Tasso e Rospo, ognuno con un rapporto molto diverso con la casa e livelli differenti di desiderio di avventura. Gran parte del romanzo segue le fughe di Rospo, mentre i suoi amici cercano di aiutarlo a frenare la sua selvaggia e sconsiderata ricerca dell’avventura. In Rospo è presente l’amore per l’avventura portato all’eccesso e il bisogno di stabilità e di un legame più forte con la casa. Al contrario, Talpa è un personaggio in evoluzione che trae beneficio emergendo dalla sua tana nel mondo esterno, come tutti noi a volte siamo chiamati a fare.
Sebbene gli effetti positivi della casa e del viaggio siano in contraddizione, essi richiamano due necessità forti e importanti: quella di stabilità che si trova nel mettere radici e il bisogno di lasciare le comodità e confrontarsi con nuove persone e modi di pensare.
Grahame ci mostra che non esiste una risposta univoca a come bilanciare il desiderio di focolare e la voglia di avventura. Una vita vissuta bene può presentarsi in molte forme diverse, ma unica per un ogni personaggio.
L’importante, ci dice Grahame, è che i viaggi e le avventure abbiano un senso e una stagione loro: ascoltare il “richiamo” del Grande Mondo quando è opportuno, non solo per imitare altri e, quando arriva, riconoscere che non è per allontanarci da noi stessi, ma per diventare ciò che siamo destinati a essere.
DIREZIONI DIVERSE
Il romanzo inizia con la scelta di Talpa che ascolta il richiamo a lasciare la casa. Pur essendo diffidente e timorosa, decide istintivamente e piuttosto impulsivamente di restare nella casa di Topo sul fiume. Esordendo così, Grahame propone un esempio di percorso verso un nuovo regno inesplorato.
Col tempo, Talpa si abitua alle vie del fiume e Ratto le insegna a remare. Quando prova ad affrontare il Bosco Selvaggio da sola, impara quali siano i suoi limiti nella ricerca di avventure. In breve tempo, Talpa si sente “emancipata”: entra in sintonia con la bellezza della natura e si sente più a suo agio sul fiume, scoprendo nuove fonti di gioia. Alla fine della storia, Talpa viene premiata da Tasso per la sua intraprendenza e il suo personaggio, un tempo timoroso, diventa una figura forte che sostiene i suoi amici.
I quattro personaggi principali del romanzo, pur essendo uniti da un’amicizia reciproca, si trovano in posizioni e fasi di sviluppo caratteriale molto diverse. A causa di questa disparità e delle loro diverse nature, la casa ideale per ognuno di loro appare diversa.
Tasso è indipendente e distaccato dalla società, ma non in modo negativo. La sua casa è proprio come dovrebbe essere: esiste da molto prima che lui nascesse e ha resistito alle generazioni, gode di stabilità e rispetto nella sua comunità. Soddisfatto della propria casa, il Tasso non desidera il Grande Mondo.

Topo si presenta ragionevole. Non cerca inutili avventure pericolose, ma si diverte a scoprire nuove forme di bellezza naturale nei suoi viaggi sul fiume. È molto sensibile al grande contesto in cui tutte le vite dei personaggi sono interconnesse e interdipendenti nell’ambito di una storia più grande. Cerca un significato più profondo nel mondo che lo circonda e trova gioia nel comporre poesie che riflettono la bellezza che trova.
Un giorno, incontra un Topo Marino che gli suscita invidia verso chi trascorre la propria vita in giro per il mondo, e si prepara febbrilmente a partire. Talpa lo incontra mentre esce e nota che è diverso: dall’espressione dei suoi occhi non riconosceva più il suo amico. Capisce che Topo non è spinto da un vero e proprio richiamo verso un luogo lontano, come le rondini che migrano, ma dall’inquietudine e dalla dimenticanza di sé. Talpa gli ricorda chi è, parlandogli della bellezza della sua terra ed esortandolo a scrivere poesie. Questi consigli fanno tornare in sé Topo.

Il libro, iniziato col successo di un personaggio che si avventura lontano da casa, continua con la storia di Rospo, che segue sconsideratamente ogni capriccio e vagabondaggio in cerca di avventura. A differenza della stabilità e della resistenza di Tasso, Rospo dimentica la casa sontuosa e confortevole e le cose belle di cui gode. Si concentra su ciò che non ha. L’attrazione per le automobili lo porta, diversamente da Talpa, a una ricerca infruttuosa di realizzazione al di fuori del suo mondo. La sua storia è quella di un Ulisse fin troppo soddisfatto della propria arguzia, che sfugge abilmente alle situazioni pericolose in cui si trova invischiato.
Mentre compie una fuga a ostacoli dopo l’altra, fuggendo selvaggiamente dalla cella del carcere, al treno, alla chiatta del fiume, Rospo si ritrova alla fine a desiderare di tornare a casa, per scoprire è stata invasa dalle creature del Bosco Selvaggio. Come Ulisse al ritorno alla natia Itaca, Rospo dovrà riconquistare la propria casa con l’aiuto dei suoi amici, che dimostrano l’importanza di avere una comunità su cui contare.
Al contrario di Talpa, il personaggio di Rospo cresce quando l’apprezzamento per la propria casa si approfondisce e quando vi si ristabilisce. Alla fine del romanzo, i quattro amici sono «addomesticati con successo», ognuno vive nel modo più consono alla propria natura.

IL DESIDERIO ASSUME MOLTE FORME
Secondo il commentatore Chris Wheeler, il libro esplora tre desideri. I due più importanti sono «essere a casa» e «andare per il mondo». Wheeler scrive: «Questi due desideri sono in tutti noi: il desiderio di andare e quello di restare combattono dentro di noi con la loro forza, dentro quelli che vivono nella tensione tra il peregrinare e lo stare a casa. Siamo in un luogo pensato per essere la nostra casa, ma rovinato dalla nostra caparbietà».
Talpa mostra come questa tensione sia parzialmente risolta: dopo essersi allontanato per un certo periodo, torna e vede tutto con occhi nuovi, più consapevoli di quelle cose «che da tempo facevano inconsciamente parte di lui». Riconosce il valore della casa come “ancoraggio alla propria esistenza”. Tuttavia, capisce che è stato chiamato per breve tempo nel mondo esterno, ma deve «tornare al palcoscenico più ampio» della sua nuova comunità, al «sole e all’aria e a tutto ciò che gli offrono».
Il terzo desiderio, che è alla base degli altri due, è quello di una Patria eterna che fornisca una stabilità permanente all’interno di un’avventura senza fine. Il riconoscimento di questo desiderio da parte di Topo, lo spinge a cercare scorci di bellezza eterna nella natura, percependo i momenti di bellezza come frammenti di una canzone che non sentiremo mai per intero sulla Terra. Come un vero poeta, aiuta Talpa, in un momento particolare, a percepire la bellezza e a provare più intensamente stupore e meraviglia mentre nuota lungo il fiume. Topo dice: «Questo è il luogo del mio sogno canoro, in cui la musica è risuonata in me… Qui, in questo luogo sacro, se non altrove, qui sicuramente Lo troveremo».
Incapaci di descrivere pienamente il loro incontro con la bellezza, i due hanno la sensazione di aver incontrato una grande Presenza che ispira «un desiderio che è dolore». Intuitivamente, Topo sente che questo desiderio non può essere soddisfatto in questo mondo.
Vediamo che i nostri tentativi di soddisfare questo desiderio ci avvicinano alla comprensione completa di ciò per cui siamo stati creati.
Wheeler scrive: «Grahame ci svela la sensazione di Qualcuno al di là di questi animali che non solo li sostiene e li protegge, ma crea una bellezza inimmaginabile per attirarli a sé. Il dono d’addio di questo Qualcuno per loro è la grazia dell’oblio: piuttosto che ricordare il desiderio più grande esaudito e struggersi per la realtà celeste, essa uscirebbe completamente dalle loro menti e indugerebbe solo in sussurri tra le canne».
Immersi in questi desideri, quando rischiamo di sentirci vuoti e di desiderare troppo intensamente, possiamo trovare rinnovamento e pace nella gratitudine. I nostri amici possono ricordarci la bellezza della nostra vita, verso la quale siamo momentaneamente accecati. Possono riorientarci e richiamarci a noi stessi quando ci perdiamo nel confronto. Così ancorati, anche quando desideriamo qualcosa che va oltre noi stessi, possiamo sforzarci di condurre una vita ben vissuta, sia in Casa che nel mondo.