La sottocommissione del Parlamento Usa per la potenza navale e le forze di proiezione ha tenuto un’audizione l’11 marzo, durante la quale è emerso che gli Stati Uniti potrebbero trarre insegnamento dal piano del Giappone di produrre un sottomarino all’anno. Ronald O’Rourke, analista navale che da quattro decenni lavora per il Congressional Research Service della Biblioteca del Congresso, ha spiegato ai legislatori che i metodi di costruzione navale adottati dal Giappone gli consentono di mantenere una flotta di 22 unità con la massima efficienza.
L’audizione segue le dichiarazioni rilasciate il 4 marzo dal presidente Donald Trump al Parlamento, durante le quali ha promesso di istituire un ufficio alla Casa Bianca incaricato di distribuire «incentivi fiscali speciali» per espandere il settore della cantieristica navale negli Stati Uniti. O’Rourke ha sottolineato che il Giappone e la Corea del Sud sono considerati esempi di «best practices» nel settore della costruzione navale a livello globale.
Ha evidenziato che il Giappone è un modello nella gestione dello sviluppo delle competenze e delle materie prime, riuscendo a mantenere costante il proprio approvvigionamento nonostante le variazioni nella dimensione delle forze. Uno degli elementi chiave, ha spiegato O’Rourke, è la gestione della «fase finale», monitorando la «fine vita» di una flotta piuttosto che concentrarsi, come avviene negli Stati Uniti, su «interventi iniziali sugli approvvigionamenti».
La sua dichiarazione scritta, preparata per l’audizione e intitolata The State of U.S. Shipping, illustra questo processo. «Il Giappone punta a mantenere un tasso di produzione costante di un sottomarino all’anno. Quando ha pianificato di mantenere una forza di 18 sottomarini, lo ha fatto adottando questo ritmo di costruzione, mantenendo i sottomarini in servizio fino a circa 18 anni di età» si legge nel documento «Quando il Giappone ha aumentato il numero di sottomarini previsti a 22, ha mantenuto lo stesso tasso di produzione e ha iniziato a mantenere i sottomarini in servizio fino a circa 22 anni. Se il Giappone decidesse di incrementare ulteriormente la sua flotta fino a 30 unità, potrebbe ancora mantenere il ritmo di costruzione annuale, prolungando la vita operativa dei sottomarini fino a 30 anni».
Nti, un’organizzazione no profit per la sicurezza globale che lavora per ridurre le minacce legate alle nuove tecnologie, documenta come il Giappone riesca a produrre un sottomarino all’anno dal 1998. O’Rourke ha evidenziato che la Corea del Sud e il Giappone competono con la Cina, la quale, secondo l’esperto, produce tra il 40 e il 50% delle navi mondiali. Secondo Statista, la Cina ha rappresentato il 48,4% del mercato globale della cantieristica nel 2021.
Per questa ragione, ha affermato O’Rourke, la Corea del Sud e il Giappone sono «totalmente concentrati» sul mantenimento delle rispettive quote di mercato. Le osservazioni di O’Rourke su Giappone e Corea del Sud sono state condivise anche da Eric Labs, analista per le forze navali e gli armamenti presso l’Ufficio del Bilancio del Parlamento, che ha persino suggerito che gli Stati Uniti potrebbero esternalizzare il settore ai loro alleati: «Dato che la capacità dei cantieri navali attuali è esaurità, valutare la possibilità che i nostri alleati possano fornire alcuni di questi tipi di navi è qualcosa che vale la pena considerare» ha dichiarato davanti alla commissione, «Ci sono vantaggi e svantaggi nel coinvolgere alleati e partner nella costruzione navale, sia a livello nazionale che all’estero».
Quando il deputato repubblicano Jack Bergman ha chiesto a Labs, O’Rourke e agli altri esperti presenti una risposta secca, “sì o no”, sulla capacità della Marina statunitense di costruire, riparare e progettare navi, c’è stato il silenzio.
Bergman ha quindi detto di aver sentito che il settore della navigazione negli Stati Uniti esiste solo grazie a una vecchia legge del 1920, che stabilisce che «le merci trasportate via mare tra punti degli Stati Uniti» debbano essere spedite esclusivamente su navi costruite, registrate ed equipaggiate negli Stati Uniti.
Labs ha risposto: «Oggi nei cantieri navali americani si costruiscono pochissime navi commerciali. Qualche costruzione navale commerciale esiste ancora, mi sembra che riguardi soprattutto le navi coperte dal Jones Act, ovvero quelle destinate al commercio interno tra un porto statunitense e un altro porto statunitense». Dave Rodwell MalyonUn rapporto del Congresso del 2023, intitolato U.S. Commercial Shipbuilding in a Global Context, ha rilevato che gli Stati Uniti hanno costruito solo lo 0,2% delle navi mondiali.