Il Pcc punta tutto sull’intelligenza artificiale: potrebbe dominare il mondo o mandare a picco l’economia cinese. Il sogno del regime è di farla da padrone nell’intelligenza artificiale entro il 2030. Ma questa ambizione minaccia milioni di posti di lavoro in Cina, fa scoppiare tensioni con gli Stati Uniti e accende polemiche sull’uso dell’intelligenza artificiale.
Il regime ha stanziato l’equivalente di 138 miliardi di dollari, raccogliendo fondi da enti locali e privati per i prossimi 20 annim per portare l’Ia in fabbriche, ospedali e servizi pubblici.
McKinsey prevede che entro il 2030 serviranno 6 milioni di esperti per soddisfare la domanda, sei volte il livello del 2023. A giugno 2024, il ministero dell’Industria e delle Tecnologie informatiche contava oltre 4 mila e 500 aziende legate all’Ia e 9 milioni e 400 mila di sviluppatori software, per un mercato che vale 600 miliardi di yuan.
Dal 2014 al 2023 la Cina ha registrato oltre 38 mila brevetti Ia, contro i 6 mila 267 brevetti degli Stati Uniti.
IL LAVORO A RISCHIO
Questo sprint tecnologico potrebbe però lasciare a terra milioni di persone. L’esperto di sicurezza informatica Zeng Yishuo, prevede l’arrivo di una «disoccupazione strutturale»: i posti di lavoro spariscono perché certee competenze non servono più, «La Cina ha una popolazione immensa, per cui anche un piccolo scatto della disoccupazione diventa un terremoto. Basta poco per avere milioni di persone senza lavoro. Se la gente resta a casa, i consumi crollano, l’economia arranca e si scatena un effetto domino che stronca investimenti e assunzioni».
I giovani cinesi sono già in crisi: a giugno 2023 la disoccupazione giovanile ha sfiorato il 21,3%, record negativo che ha silenziato i dati ufficiali per mesi. A gennaio 2024 il regime ha ricalcolato escludendo gli studenti: il tasso di dicembre 2023 è quindi “sceso” artificiosamente al 14,9%, ma quello di agosto 2024 è comunque rimbalzato al 18,8%.
Uno studio di Finance Research Letters del luglio 2023 prevede che l’Ia potrebbe spazzare via fino al 54% dei posti di lavoro nei prossimi decenni, a partire da operai e addetti ai trasporti. L’economista Peng Wensheng, nel 2024, vede un +0,8% di Pil in dieci anni grazie all’intelligenza artificiale, ma avverte: «La forbice tra ricchi e poveri si allargherà, e i meno qualificati pagheranno il conto».
Deloitte e Renrui Human Resources Technology rincarano la dose, sottolineando che la forza lavoro non regge il passo della rivoluzione tecnolgica di Xi Jinping, e che entro il 2025 mancheranno oltre 5 milioni di cervelli per la manifattura smart. Ma PricewaterhouseCoopers scommette che, se la Cina azzecca i tempi, spingendo su produttività, stipendi e spese, l’Ia potrebbe creare un +12% di posti di lavoro nei prossimi vent’anni.
L’intelligenza artificiale è la nuova arma del predominio. Statista dà alla Cina il 26% dei dati mondiali nel 2023. Senza limitazioni etiche, app come DeepSeek raccolgono email, e dati personali, finendo su server a cui il regime ha libero accesso.
A Shenzhen oltre 70 robot Ia gestiscono già centinaia di servizi pubblici, come dichiarazioni fiscali e rinnovi licenze. Quasi 100 ospedali cinesi usano già modelli Ia per prendere decisioni, analisi di immagini mediche e controllo qualità delle cartelle. Nel Guangdong le visite mediche assistite da Ia sono già in funzione.
Secondo Akio Yaita, direttore dell’Indo-Pacific Strategy Think Tank, la stretta autoritaria del partito comunista cinese soffoca la vera innovazione, mentre le sue pratiche sui dati scatenano un rifiuto generalizzato, con app cinesi come DeepSeek messe al bando in molti Paesi. Lin Zongnan, professore d’ingegneria all’Università Nazionale di Taiwan, ha definito DeepSeek «la Huawei dell’intelligenza artificiale»: un gigante mascherato da privato che sta in piedi grazie allo Stato.
Il giornalista indipendente Zhuge Mingyang chiama la corsa del regime cinese all’Ia un «grande balzo in avanti» richiamando il Grande Balzo in avanti di Mao Zedong: l’ambizioso piano del 1958 che, secondo la propaganda Pcc, avrebbe dovuto industrializzare la Cina e che nella realtà portò solo fame, devastazione e decine di milioni di morti.