Il problema dell’insider trading dei politici Usa

di Redazione ETI/Arjun Singh
21 Aprile 2025 14:11 Aggiornato: 21 Aprile 2025 14:11

I democratici progressisti e i repubblicani del Freedom Caucus alla Camera sembrano essere d’accordo su un unico tema: una legge per proibire ai parlamentari di fare trading di azioni. Negli ultimi anni, vari senatori e deputati sono stati criticati per aver condotto grosse speculazioni in borsa.

Tra i nomi più criticati, figura quello dell’ex Presidente della Camera Nancy Pelosi, democratica della California, il cui marito Paul, un grosso investitore, ha spesso battuto l’indice S&P 500, tanto che molti seguono il suo “portafoglio” sui social per orientarsi negli investimenti.

Il trading di azioni basato su informazioni riservate (cioè l’insider trading) è in realtà già vietato ai parlamentari, che devono inoltre dichiarare ogni acquisto effettuato entro 45 giorni. Tuttavia, i parlamentari hanno accesso a informazioni sensibili, che potrebbero influenzare indirettamente i mercati, dando loro modo di guadagnare (o arricchirsi) in modo indebito

Decine di deputati sostengono la legge che impedirebbe ai parlamentari e ai loro coniugi e figli a carico di fare trading di azioni.
«Dobbiamo rafforzare l’integrità del nostro governo e assicurare che i membri del Parlamento servano i cittadini, non i loro portafogli», ha dichiarato Seth Magaziner, deputato democratico del Rhode Island e principale promotore della legge. «Come possiamo essere imparziali se, mentre discutiamo di regolamentare i colossi tecnologici americani, molti qui speculano sulle loro azioni?» ha aggiunto Chip Roy, deputato repubblicano del Texas. «Non possiamo permettere che si lucri con il trading sulle azioni. È il momento di agire».

Il Trust in Congress Act imporrebbe ai parlamentari di trasferire le loro azioni in un fondo fiduciario gestito da terzi per l’intera durata del mandato, senza specificare le pene a cui si va incontro per i trasgressori della norma. Proposte simili sono state avanzate in passato, ma nessuna è mai arrivata al voto finale né alla Camera né al Senato. In entrambe le Camere, i leader di partito scelgono quali disegni di legge portare in aula, scartando quelli che non sono graditi.

La proposta ha preso piede tra i democratici della Camera dopo che la deputata repubblicana della Georgia, Marjorie Taylor Greene, ha acquistato azioni per un valore di 315 mila dollari durante un calo prezzi di mercato, poco prima che Trump annunciasse una pausa di 90 giorni sui dazi, spingendo al rialzo le borse. La Greene si è difesa affermando che gli acquisti sono stati fatti dal suo gestore e non da lei. Hakeem Jeffries, leader della minoranza democratica alla Camera, da New York, sostiene l’iniziativa: «È tempo di proibire il trading di azioni al Parlamento», ha dichiarato.

Al Senato, un precedente tentativo guidato dal senatore repubblicano del Missouri Josh Hawley e dal democratico del Michigan Gary Peters non è passato nella 118esima legislatura, e la proposta non è nemmeno stata rilanciata nella 119esima. Sebbene molti elettori, secondo i sondaggi, appoggino il divieto, c’è una certa riluttanza ad applicare la norma. Nel 2024, la proposta di Hawley è stata respinta in commissione dai senatori repubblicani Ron Johnson, Rand Paul e James Lankford, senza rilasciare delle dichiarazioni pubbliche in merito al proprio voto.

Le norme etiche sono più severe in altri rami del governo. I giudici della Corte Suprema e federali possono possedere delle azioni, ma non possono condurre dei casi giudiziari che coinvolgono le aziende di cui possiedono le azioni. I membri del gabinetto possono avere titoli delle società, ma non trattare questioni legate a queste aziende, pena accuse penali. Solo il Presidente e vicepresidente sono esonerati da queste regole. Hawley e Pelosi non hanno risposto a richieste di commento sulla questione.

 

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