A un mese dall’inizio del suo secondo mandato, il presidente Trump ha firmato dozzine di provvedimenti esecutivi e portato avanti politiche che stanno ridefinendo, per non dire rivoluzionando, sia Washington che l’ufficio della presidenza.
Trump ha dato ampio mandato per ridurre l’immigrazione clandestina, riorganizzato diverse agenzie federali, minacciato e imposto dazi ai partner commerciali, il tutto attirandosi le ire dei democratici, che lo accusano di scavalcare il Parlamento e di abuso di potere.
GLI ORDINI ESECUTIVI
Trump ha lanciato una raffica di decreti presidenziali che stanno trasformando Washington, le relazioni internazionali e l’autorità e la portata dell’esecutivo statunitense. «Penso che stia testando i limiti di cosa può fare come presidente degli Stati Uniti» commenta David Schultz, professore di Scienze Politiche e studi giuridici alla Hamline University, «e chiaramente i tribunali interverranno per ridimensionare alcune di queste azioni».
Il presidente ha emanato più di 100 provvedimenti esecutivi riguardanti economia, sicurezza nazionale, governo federale, immigrazione, politica estera, energia, sanità ed istruzione. Tra questi spiccano un ordine che dichiara l’emergenza nazionale al confine meridionale, un altro che revoca una serie di ordini esecutivi di Joe Biden, un provvedimento che pone fine a tutti i programmi di diversità, equità e inclusione (Dei) nelle agenzie federali e un altro che istituisce una politica estera basata sul principio “America First”.
Le azioni di Trump hanno scatenato un’ondata di ricorsi quasi altrettanto rapida quanto i suoi provvedimenti, con oltre 70 contenziosi registrati al 17 febbraio. Alcuni contestano l’accesso che il Dipartimento per l’Efficienza del Governo (Doge) ha a determinati dati federali e sistemi informatici, altri il programma di dimissioni differite dell’amministrazione Trump, che offre agli impiegati federali in esubero otto mesi di stipendio pieno e benefici se accettano volontariamente di lasciare l’incarico.
Il Doge, diretto da Elon Musk, ha generato quasi 55 miliardi di dollari di risparmi da quando Trump ha assunto l’incarico, secondo quanto riportato sul sito del Dipartimento stesso. Questo dipartimento temporaneo è nato dalla riorganizzazione dei Servizi Digitali degli Stati Uniti, istituiti nel 2014 da Barack Obama. Tra le iniziative più recenti spiccano una riduzione di 486 milioni di dollari da un programma di rafforzamento dei processi elettorali e l’arrivo del personale del Doge al Pentagono, dove il ministro della Difesa Pete Hegseth ha accolto con favore le verifiche.
RISTRUTTURAZIONE DELLA PUBBLICA AMMINSTRAZIONE FEDERALE
Trump ha riformato diverse agenzie. L’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale è stata praticamente smantellata e la maggior parte del suo personale verrà licenziata. Le sue funzioni di aiuto internazionale dovrebbero essere incorporate nel Dipartimento di Stato. Inoltre, sono stati emessi ordini di blocco delle attività per l’Ufficio per la Protezione Finanziaria dei Consumatori (Cfpb). Trump ha anche espresso l’intenzione di collaborare con il Parlamento per attuare il suo programma elettorale volto a ristrutturare o abolire il Dipartimento dell’Istruzione. Il presidente ha inoltre proposto l’eliminazione dell’Agenzia Federale per la Gestione delle Emergenze (Fema) e il trasferimento delle sue funzioni agli Stati.
Da quando è entrato in carica Trump, oltre 75.000 dipendenti federali hanno accettato l’offerta di incentivo all’uscita, che permette loro di ricevere il salario pieno e i benefici fino al 30 settembre senza l’obbligo di presenza giornaliera. Migliaia di dipendenti in prova in varie agenzie, tra cui il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani e l’Agenzia per la Protezione Ambientale, sono stati licenziati.
Trump ha anche tentato di attuare un blocco delle spese, ordinando alle agenzie di sospendere l’erogazione di fondi «nella misura consentita dalla legge», ma incontrando subito opposizione e un giudice ha imposto una sospensione amministrativa. L’Ufficio per la Gestione e il Bilancio ha poi ritirato la direttiva, ma la Casa Bianca ha indicato che una qualche forma di blocco della spesa è ancora in vigore.
Su questo, Trump è accusato di abuso di potere perché la Costituzione attribuisce al Parlamento il controllo del bilancio federale. La Casa Bianca ribatte dicendo che un blocco che sia solo temporaneo rientra nei poteri presidenziali. La questione, come molte altre, potrebbe arrivare alla Corte Suprema.
STATO DI EMERGENZA PER L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
Appena entrato in carica, Trump ha dato attuazione alla promessa centrale della sua campagna elettorale, dichiarando un’emergenza nazionale al confine meridionale e firmando una serie di ordini esecutivi per fermare l’immigrazione clandestina. Il primo giorno, ha posto fine all’uso dell’app CBP One, che aveva consentito a quasi un milione di persone, altrimenti considerate immigrati illegali, di fissare appuntamenti con gli agenti di frontiera per entrare negli Stati Uniti.
Oltre a dichiarare l’emergenza e inviare i militari al confine, Trump ha firmato ordini per aumentare le espulsioni, ripristinare la politica di gestione dei flussi col Messico, e porre fine alla politica del liberare i clandestini appena dopo l’arresto; a questo si sommano il muro al confine col Messico e l’aver dichiarato i cartelli criminali “terroristi internazionali”, oltre al blocco del reinsediamento dei rifugiati e della cittadinanza automatica per nascita, e del rafforzamento dei controlli sugli immigrati e reintrodurre la pena di morte per crimini commessi da immigrati illegali.
La polizia di frontiera americana (Ice) ha intensificato le operazioni di contrasto all’immigrazione illegale anche nelle principali aree metropolitane, a partire da Chicago e New York.
Tom Homan, ex poliziotto e super-commissario per l’emergenza emigrazione, ha dichiarato in un’intervista radiofonica l’11 febbraio che l’amministrazione dal 20 gennaio ha arrestato circa 14 mila clandestini, e che gli attraversamenti dei clandestini al confine sono calati del 92% nello stesso periodo. Queste operazioni hanno ricevuto l’approvazione dei repubblicani; i democratici le hanno fortemente criticate.
Il ministero della Giustizia, sotto la guida del ministro Pam Bondi, ha citato in giudizio gli Stati dell’Illinois e di New York per le loro politiche di protezione degli immigrati clandestini, che secondo le autorità federali ostacolano l’applicazione delle leggi sull’immigrazione. Tra queste, una legge di New York che impedisce alla Motorizzazione di condividere i registri con le agenzie federali dell’immigrazione senza un mandato del giudice.
LE DEPORTAZIONI
Trump ha ordinato ai militari di preparare la base navale di Guantánamo a Cuba a ricevere immigrati clandestini criminali; i primi voli sono arrivati il 4 febbraio. Il Pentagono ha annunciato che 10 immigrati clandestini affiliati all’organizzazione criminale Tren de Aragua sono stati trasferiti nella struttura, nota principalmente per ospitare terroristi internazionali; il ministro degli Interni, Kristi Noem, ha definito questi detenuti come «feccia». Il Pentagono ha affermato che la misura è temporanea e che i 10 detenuti saranno infine rimpatriati nei loro Paesi d’origine o in altre destinazioni appropriate.
Nel suo primo viaggio ufficiale il ministro degli Esteri Marco Rubio ha ottenuto accordi di deportazione con Guatemala ed El Salvador. Il presidente guatemalteco Bernardo Arévalo ha annunciato il 5 febbraio che accetterà un aumento del 40% nei voli di deportazione dagli Stati Uniti, inclusi immigrati clandestini di Paesi terzi. Pochi giorni prima, il presidente salvadoregno Nayib Bukele aveva concordato lo stesso.
I DAZI “POLITICI”
Trump ha minacciato di imporre dazi del 25% su tutte le importazioni da Canada e Messico prima di avviare negoziati con i leader di entrambi i Paesi. Il presidente ha accusato Canada e Messico di non fare abbastanza per fermare l’immigrazione clandestina e il traffico di fentanyl. In risposta, il Messico ha accettato di schierare truppe al confine, mentre il Canada ha annunciato la creazione di un “supercommissario del fentanyl”. Di conseguenza, Trump ha accettato di sospendere i dazi su Canada e Messico per 30 giorni in attesa di ulteriori negoziati.
Dopo che Trump ha minacciato la Colombia con dazi del 25% se avesse rifiutato voli di deportazione di immigrati clandestini colombiani, il governo colombiano ha accettato di riprendere i voli di rimpatrio. Il 31 gennaio, Trump ha dichiarato l’arrivo di dazi sull’Unione Europea, senza però specificare dettagli su tempistiche e percentuali.
Trump ha poi dichiarato un dazio aggiuntivo del 10% su tutte le importazioni cinesi, citando il ruolo della Cina nella produzione di precursori chimici del fentanyl.
Durante il suo primo mandato, la sua amministrazione aveva già imposto dazi su miliardi di dollari di merci cinesi. L’amministrazione Biden aveva mantenuto ed espanso queste misure.
I nuovi dazi sono entrati in vigore il 4 febbraio e Pechino ha immediatamente risposto con contromisure, tra cui un dazio del 15% sul carbone e gas naturale liquefatto degli Stati Uniti e un dazio del 10% sul petrolio greggio, macchinari agricoli e automobili con motore di grossa cilindrata.
I DAZI “ECONOMICI” A CONDIZIONE DI RECIPROCITÀ
Il 13 febbraio, Trump ha annunciato un piano per attuare dazi reciproci su tutti i partner commerciali degli Stati Uniti: «Qualunque cosa i Paesi facciano pagare agli Stati Uniti, noi faremo pagare lo stesso importo, né più né meno», ha dichiarato il presidente. Trump ha incaricato le agenzie federali di determinare dazi reciproci equivalenti per ogni Paese, considerando l’aspetto complessivo (non solo i meri “dazi”), che include fattori come imposte, sovvenzioni locali, regolamenti commerciali e svalutazioni monetarie che rendono i prodotti statunitensi meno competitivi.
PROPOSTA PER IL RICOLLOCAMENTO DEI PALESTINESI DI GAZA
L’amministrazione Trump ha avanzato una proposta per trasferire i palestinesi dalla Striscia di Gaza verso nazioni arabe vicine. Il territorio verrebbe poi riqualificato sotto proprietà statunitense, proposta che ha incontrato immediata opposizione da parte di alleati degli Stati Uniti come l’Arabia Saudita. Il 16 febbraio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è detto aperto all’idea, ma ha sottolineato che qualsiasi trasferimento dovrà avvenire su base volontaria.
I NEGOZIATI DI PACE SULL’UCRAINA
Gli Stati Uniti e la Russia hanno avviato colloqui per porre fine al conflitto in Ucraina. Durante la sua campagna elettorale , Trump aveva affermato di poter porre fine alla guerra entro 24 ore. Sebbene questo fosse evidentemente un obiettivo “ideale”, Trump ha mantenuto fede alla sua intenzione di concludere il conflitto. Alti funzionari russi e statunitensi, tra cui Marco Rubio, si sono incontrati il 18 febbraio in Arabia Saudita, pochi giorni dopo una conversazione telefonica tra Trump e Vladimir Putin.
IL RITIRO DALLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
Trump ha rapidamente ritirato gli Stati Uniti da diverse organizzazioni internazionali. Il primo giorno ha ordinato il ritiro totale dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), accusandola di una cattiva gestione della pandemia di Covid-19. Gli Stati Uniti si sono nuovamente ritirati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e hanno interrotto i finanziamenti all’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi.