Nuovi dati governativi confermano un rallentamento dell’economia statunitense nell’ultimo trimestre del 2024, pur chiudendo su basi solide. Secondo la terza stima del Bureau of Economic Analysis, il Pil è cresciuto del 2,4% nell’ultimo trimestre dell’anno, in calo rispetto al 3,1% del periodo precedente. Le previsioni indicavano un incremento del 2,3% tra ottobre e dicembre. L’ultima stima è stata inoltre rivista al rialzo dello 0,1% per gli ultimi tre mesi del 2024.
L’espansione dell’ultimo trimestre è stata sostenuta principalmente dalla crescita dei consumi e della spesa dei consumatori, che hanno compensato in parte il calo degli investimenti. I consumi sono aumentati del 4%, con un incremento del 6,2% per i beni e del 3% per i servizi. La spesa dei consumatori è salita del 3,1%, con un aumento del 4% a livello federale e del 2,5% per quelle statali e locali.
Secondo il ministro del Commercio, Howard Lutnick, in futuro le spese pubbliche potrebbero non essere più incluse nel calcolo del Pil. «I governi hanno storicamente influenzato il Pil» ha dichiarato Lutnick in un’intervista al Sunday Morning Futures su Fox News il 9 marzo. «Includono la spesa pubblica nel Pil. Io voglio separare questi due elementi per garantire maggiore trasparenza». Le esportazioni sono calate dello 0,2%, mentre le importazioni hanno registrato una flessione dell’1,9%.
INFLAZIONE E MERCATI FINANZIARI
Sul fronte dei prezzi, le pressioni inflazionistiche sono aumentate nell’ultimo trimestre. L’indice dei prezzi del Pil, che misura le variazioni dei costi di beni e servizi prodotti negli Stati Uniti, è aumentato del 2,3%, rispetto all’1,9% del trimestre precedente, ma leggermente al di sotto della previsione del 2,4%.
I prezzi della spesa per consumi personali (Pce) sono saliti del 2,4%, contro l’1,5% precedente. Il Pce core, che esclude energia e alimentari, è aumentato del 2,6%, meno del previsto.
REAZIONE TIEPIDA DI WALL STREET
Il rapporto sul Pil non ha suscitato particolare entusiasmo nei mercati azionari il 27 marzo. Dopo la pubblicazione dei dati economici, gli indici di riferimento sono rimasti stabili nelle contrattazioni pre-market, faticando a recuperare terreno dopo l’annuncio di Donald Trump del 26 marzo sui dazi del 25% sulle auto straniere. I rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi hanno avuto un andamento misto, con quelli a lungo termine in rialzo. Il decennale di riferimento ha superato il 4,36%.
Gli investitori hanno giudicato i dati poco significativi per il quadro economico attuale, trattandosi di indicatori riferiti al passato. Molti eventi, specie sul commercio, sono accaduti dopo la fine del trimestre.
PROSPETTIVE PER IL PRIMO TRIMESTRE
Negli ultimi mesi si è diffusa una crescente incertezza, con il calo della fiducia dei consumatori, il timore di un’inflazione in aumento e la preoccupazione per una possibile recessione. Secondo alcuni sondaggi, aziende e cittadini temono che i nuovi dazi possano avere un impatto negativo sull’economia.
La stima del modello GDPNow della Federal Reserve di Atlanta per il primo trimestre indica una contrazione di circa il 2% alimentando le preoccupazioni a Wall Street. Tuttavia, la banca centrale regionale ha chiarito che il dato negativo è dovuto all’aumento delle importazioni di oro. «Il modello alternativo, che tiene conto delle importazioni ed esportazioni di oro, è dello 0,2%», ha dichiarato la Fed di Atlanta.
Ciononostante, cresce il timore che l’espansione economica degli ultimi anni possa rallentare nei prossimi mesi. Un sondaggio del CNBC CFO Council rivela che il 60% dei direttori finanziari prevede una recessione nella seconda metà dell’anno.
L’ultimo indice di fiducia dei consumatori del Conference Board mostra che molti americani temono un’inflazione più alta e una recessione. A marzo, le aspettative su reddito, economia e lavoro sono scese al livello più basso degli ultimi 12 anni. La percentuale di persone che prevede una recessione nei prossimi 12 mesi è rimasta invariata, raggiungendo il massimo da nove mesi.
Tuttavia, diversi economisti restano scettici sull’ipotesi di una recessione imminente. Anche la Federal Reserve non prevede una recessione. Secondo il dot plot del Federal Open Market Committee, riportato nell’aggiornamento delle proiezioni economiche, la banca centrale statunitense non si aspetta due trimestri consecutivi di crescita negativa del Pil.
MERCATO DEL LAVORO
Il mercato del lavoro statunitense continua a dimostrare resilienza, nonostante le recenti iniziative del ministero per l’Efficienza Governativa. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono rimaste stabili a 224 mila nella settimana conclusa il 22 marzo, sotto la stima di 225 mila. Il dato della settimana precedente è stato rivisto al rialzo a 225 mila.
Questa metrica del ministero del Lavoro fornisce un’istantanea settimanale della situazione occupazionale, misurando il numero di persone che presentano per la prima volta una richiesta di sussidio di disoccupazione.
Le richieste continuative di sussidio, che misurano il numero di persone che continuano a ricevere l’indennità, sono scese a 1,85 milioni, al di sotto delle attese, rispetto agli 1,88 milioni della settimana precedente. La media mobile a quattro settimane, che attenua la volatilità settimanale, è calata di 4.750 unità, attestandosi a 224 mila.