Il 17 marzo il presidente Donald Trump ha annunciato in un post sui social che intende ignorare diversi atti di clemenza emessi dal suo predecessore Joe Biden, perché sarebbero stati firmati con un “autopen”.
Un autopen è una macchina che riproduce la scrittura manuale. Vengono spesso usati per replicare le firme dei politici, che devono firmare migliaia di documenti ufficiali.
L’uso degli autopen ha sollevato questioni costituzionali, dopo che Trump ha accusato Biden di averli utilizzati, perché esiste il dubbio che Biden potesse non essere consapevole che su quei documenti stava venendo tracciata la sua firma, compromettendone quindi la validità
«Ho lavorato alla Casa Bianca per vari presidenti» ha scritto K.T. MacFarland, ex vice consigliere per la sicurezza nazionale sotto Trump, su X «Se Biden ha concesso queste grazie di persona, ci sarà una traccia cartacea. Altrimenti, chi gestiva la macchina autopen ha usurpato l’autorità presidenziale».
In una dichiarazione del 20 gennaio che annunciava le sue controverse grazie, Biden aveva detto: «Esercito la mia autorità costituzionale per concedere la grazia al generale Mark A. Milley, al dottor Anthony S. Fauci, ai membri del Parlamento e allo staff del Comitato ristretto, e agli agenti di polizia del Parlamento e di Washington che hanno testimoniato davanti al Comitato».
La Biblioteca Presidenziale Biden presso l’Archivio Nazionale (Nara) ha respinto una richiesta di Epoch Times Usa di accesso agli atti sull’uso dell’autopen nell’amministrazione Biden, citando una norma che ne vieta il rilascio per cinque anni dopo la fine del mandato. Joe Biden non ha ancora un ufficio post-presidenziale e non è raggiungibile.
LA LEGALITÀ DELL’AUTOPEN
La giurisprudenza ha stabilito che le grazie presidenziali non devono essere scritte e possono essere concesse oralmente.
«Se sia richiesta la scrittura per l’esercizio del potere di clemenza del presidente, la risposta è senz’altro no» ha deciso la Corte d’Appello del IV Circuito Usa nel 2024. «Il testo chiaro della Costituzione non impone tale limite».
La costituzionalità dell’uso dell’autopen per atti ufficiali da parte di un presidente non è mai stata definita da un tribunale federale.
L’Articolo I, Sezione 7 della Costituzione degli Stati Uniti richiede che ogni legge approvata dal Parlamento federale sia firmata dal presidente per entrare in vigore, e recita: «Si approva, la firma».
La Costituzione non specifica il metodo per apporre la firma del presidente. Sulle grazie, l’Articolo II, Sezione 2 dice che il presidente «ha il potere di concedere sospensioni e grazie per reati contro gli Stati Uniti, tranne nei casi di impeachment», senza menzione della firma.
L’USO DELL’AUTOPEN
Da quasi 20 anni, il potere esecutivo sostiene che l’uso dell’autopen sia costituzionale.
Nel 2005, presidente George W. Bush, l’Ufficio del Consiglio Legale del ministero della Giustizia ha emesso un parere secondo cui il presidente può firmare una legge, secondo la definizione costituzionale, usando un autopen o delegando la copia della sua firma a un’altra persona: «Il presidente non deve compiere personalmente l’atto fisico di apporre la sua firma su una legge che approva. Può firmarla, ai sensi dell’Articolo I, Sezione 7, incaricando un subordinato di apporre la sua firma, ad esempio con un autopen».
«I presidenti possono usare l’autopen» ha scritto Jonathan Turley, giurista conservatore e professore alla facoltà di giurisprudenza George Washington University sui social, «molte erano grazie di alto livello, inclusa quella per il figlio, che Biden ha riconosciuto pubblicamente. Quindi questa linea non regge».
LA STORIA DELL’AUTOPEN
Macchine per fare le firme in serie come gli autopen, sono usate da sempre dai presidenti americani. Thomas Jefferson, in carica dal 1801 al 1809, faceva largo uso di una macchina manuale chiamata “poligrafo” per firmare. L’uso moderno dell’autopen nel governo è iniziato nel 1942, quando il Segretario della Marina acquistò una macchina sviluppata da Robert M. De Shazo Jr. per duplicare la sua firma, secondo il National Parks Service.
Nel 1968, il presidente Lyndon Johnson ha permesso che un dispositivo autopen da lui usato fosse fotografato dal National Enquirer, che pubblicò l’articolo «Il robot che sostituisce il presidente», confermando l’esistenza e l’uso del dispositivo per corrispondenza e alcuni documenti.