Non sempre gli eroi appaiono nei titoli dei giornali o nei podcast. A volte sono guerrieri silenziosi, che combattono per la giustizia nei tribunali, al tavolo di trattative o attraverso un’instancabile attività. “The Justice Hunter” è un documentario toccante su uno di questi eroi: l’avvocato canadese David Matas, un vero e proprio crociato per i diritti umani.
Diretto da Yolanda Papini-Pollock, il film del 2023 ripercorre la straordinaria storia dell’avvocato Matas, scavando in profondità nel suo totale impegno nel combattere le violazioni dei diritti umani. Non è una semplice biografia, è un galvanizzante invito all’azione. Nello scorrere della storia, si viene introdotti nel suo instancabile lavoro in difesa degli oppressi, spesso fronteggiando enormi difficoltà.
La storia personale della regista conferisce profondità emotiva e autenticità al film: figlia di un ebreo sopravvissuto all’Olocausto, inquadra il lavoro di David Matas nella lotta contro l’ingiustizia, tracciando un toccante parallelismo con le esperienze della propria famiglia. Attraverso interviste, filmati d’archivio e riflessioni di questo eroico avvocato dei diritti umani, l’accorata narrazione del documentario ispira lo spettatore a riflettere sul proprio ruolo nella difesa dei diritti umani.
Leah Ross, ex avvocato e allieva di Matas, racconta il film attraverso riflessioni personali. I suoi ricordi si intrecciano con momenti toccanti, come il ritrovo di amici che festeggiano l’80esimo compleanno di Matas, offrendo scorci sull’umanità che si cela dietro l’eroe. Matas trae gran parte della sua determinazione da una formazione avvenuta mentre affrontava varie questioni relative all’Olocausto, e ha ottenuto un riconoscimento internazionale per il lavoro di tutta una vita a favore delle minoranze represse in tutto il mondo.
Il film analizza lo spaventoso livello di persecuzione del regime comunista cinese, denuncia l’oppressione sistematica e l’uccisione dei praticanti del Falun Gong, una comunità spirituale pacifica fondata nel 1992 da Maestro Li Hongzhi. Lo spiega Joel Chipkar, portavoce del Falun Gong in Canada: «Praticamente da un giorno all’altro, migliaia di membri del Falun Gong sono scomparsi o sono stati imprigionati e mandati in campi di lavoro forzato. Molti hanno subito destini ben peggiori, come la tortura e, come il film dimostra chiaramente, il prelievo forzato di organi».
Come narrato in altri film come Finding Courage (2020) e State Organs (2024), in Cina il Falun Gong (o Falun Dafa), una pratica spirituale che si fonda sulle virtù tradizionali di verità, compassione e tolleranza, dai primi anni 90 si era diffusa rapidamente grazie ai grandi benefici che normalmente apporta alla salute fisica e mentale dei praticanti. Ma Jiang Zemin, il segretario generale del Partito comunista cinese dell’epoca, considerava qualsiasi movimento indipendente come il Falun Gong una minaccia al suo potere totalitario, e diede inizio a una brutale campagna di persecuzione e repressione che continua ancora oggi.
Il documentario non esita a mostrare l’inquietante realtà della persecuzione del regime cinese contro i praticanti del Falun Gong. Uno dei capitoli più sconvolgenti riguarda l’industria a livello globale degli organi umani, alimentata dal prelievo forzato da praticanti ancora in vita. Nei sui 53 minuti di durata, la narrazione ha un ritmo sostenuto e coinvolgente, intervallando brevi ma incisive interviste a persone la cui vita si è intrecciata con quella di Matas nel corso degli anni. Personaggi di spicco, come Irwin Cotler, avvocato, ex ministro della Giustizia e procuratore generale del Canada, forniscono prospettive preziose sul lavoro e sull’eredità di Matas. E l’avvocato stesso offre osservazioni chiave sulla sua carriera e sull’instancabile lotta per la giustizia che ha definito la sua vita.
Il dottore israeliano Jacob Lavee, fondatore ed ex direttore dell’Unità di trapianti di cuore dello Sheba Medical Center di Israele, racconta una storia agghiacciante che riguarda un suo paziente. A questo malato, inserito nella lista dei trapianti, la compagnia di assicurazione aveva detto che avrebbe potuto ricevere un cuore nuovo in due sole settimane, se si fosse recato in Cina. Affermazione che sfidava la logica. Come sottolinea il dottor Lavee, i trapianti di organi avvengono sempre lo stesso giorno della morte del donatore. Eppure, quando il paziente si è recato in Cina, l’operazione è stata eseguita come promesso. La contraddizione con la normale procedura di questi casi, ha portato il dottor Lavee a chiedersi come si potesse garantire un trapianto di cuore in anticipo.
Matas conferma l’agghiacciante realtà, rivelando come il regime comunista abbia “pubblicizzato” in tutto il mondo la possibilità di recarsi in Cina per ottenere un trapianto di organi, con date programmate con mesi di anticipo. La rivelazione di questo sistema di prelievo forzato di organi ( di solito ai danni di persone ancora in vita) rispecchia in pieno il livello di disumana brutalità raggiunto dal regime comunista.
Ma l’avvocato Matas non è solo un eccezionale avvocato e giurista: possiede anche una capacità investigativa unica, cruciale nel suo successo nel denunciare alcune delle più gravi violazioni dei diritti umani al mondo. Questa combinazione di competenza legale e rigore investigativo fa di Matas una vera potenza.
In conclusione, Il Cacciatore di giustizia è senz’altro documentario da vedere.