Dicono che un fulmine non colpisca mai due volte nello stesso punto. Eppure, 32 anni fa, il 31 marzo 1993, Brandon Lee, figlio del leggendario Bruce Lee, è caduto vittima dello stesso destino tanto tragico quanto enigmatico del padre.
La morte di Brandon Lee sul set del film Il Corvo è uno degli eventi più tragici e dibattuti della storia di Hollywood. Il figlio di Bruce Lee stava emergendo come un talento promettente, quando ha perso la vita a soli 28 anni in un incredibile incidente.
L’INCIDENTE SUL SET
Secondo la ricostruzione ufficiale, Brandon Lee sarebbe stato ucciso da un colpo di pistola durante le riprese di una scena in cui il suo personaggio, Eric Draven, viene colpito da un proiettile sparato da “Funboy”, interpretato dall’attore Michael Massee. L’arma utilizzata era una pistola vera: una Smith & Wesson modello 629 .44 Magnum che, ovviamente, era (o avrebbe dovuto) essere caricata a salve.
Secondo le dichiarazioni della troupe, per una scena precedente erano stati usati proiettili inerti, cioè senza polvere da sparo (i cosiddetti dummy bullets) per un primo piano del tamburo della pistola, che doveva sembrare carica. Per risparmiare sui costi, invece di acquistare proiettili inerti già pronti, il personale li fabbricava artigianalmente, rimuovendo la polvere da sparo da munizioni vere, e lasciando intatti l’innesco (una sorta di micro-miccia posizionata sul retro del proiettile che fa esplodere la polvere) e l’ogiva (ossia la “palla” che colpisce il bersaglio). Secondo esperti balistici, l’innesco effettivamente può, da solo, provocare la separazione dell’ogiva (cioè la palla) dal bossolo, che può incastrarsi nella canna. E questa è la versione ufficiale dell’accaduto: la minuscola esplosione causata dall’innesco di un proiettile senza polvere, avrebbe fatto incastrare la palla nella canna della 44 magnum; in una scena successiva, poi, la stessa arma era stata caricata a salve (ossia con proiettili non inerti, ma contenti polvere da sparo, e senza ogiva/palla) per uccidere Eric Draven ma, l’esplosione della salva espellendo dalla canna l’ogiva, uccise per davvero Brandon Lee.
Il figlio di Bruce Lee era stato trasportato d’urgenza al New Hanover Regional Medical Center di Wilmington, North Carolina, dove aveva lottato con la morte per ore, prima di spegnersi alle 13:04 del 31 marzo 1993, all’eta di 28 anni.
Questa spiegazione ha sollevato dubbi fin da subito. La troupe di un film con un budget di 23 milioni di dollari, aveva realmente necessità di “risparmiare” su dei proiettili finti? Nessuno aveva controllato la pistola dopo la scena con i proiettili inerti? Perché il maestro d’armi o l’armiere non si sono accorti, scaricando la 44 magnum dopo la scena con i dummy, che uno di essi era privo di ogiva?
Secondo la versione ufficiale, durante le prove, uno di questi proiettili modificati artigianalmente sarebbe stato sparato accidentalmente, per cui l’innesco, ancora attivo, avrebbe fatto in modo che l’ogiva si incastrasse a metà della canna. In un’industria come Hollywood, la sicurezza è ovviamente la massima priorità, normalmente.
Sempre secondo le dichiarazioni ufficiali, quando la pistola è stata successivamente caricata a salve, per girare la scena fatale, la pressione generata dallo sparo avrebbe spinto fuori l’ogiva incastrata nella canna, colpendo Lee all’addome da una distanza di circa 6-7 metri. Il proiettile che ha ucciso Brandon Lee ha perforato gli organi vitali, causando una forte emorragia interna. É difficile credere che una carica a salve possa avere la forza propulsiva per uccidere una persona a 6 metri di distanza. Ma non è una possibilità che gli esperti balistici escludono.
Inoltre, questo tipo di scene vengono realizzate in modo che l’arma non venga mai puntata realmente verso il bersaglio. Le linee guida di sicurezza come il Safety Bulletin #1 dell’Industry-Wide Labor-Management Safety Committee, raccomandano infatti di non puntare mai un’arma da fuoco direttamente verso una persona, anche se caricata a salve, ma di usare invece angolazioni e prospettive di inquadratura che diano l’illusione che l’arma sia davvero puntata contro una persona. Nemmeno queste regole elementari sono state rispettate.
La conclusione ufficiale emessa è stata “incidente per negligenza”. Non esiste quindi una dimostrazione definitiva e ufficiale che la cartuccia a salve abbia davvero ucciso Brandon Lee. Non è stato condotto nessun test balistico che ha mai confermato con precisione come un’ogiva incastrata potesse diventare letale a quella distanza, lasciando il dubbio che la dinamica reale sia stata nascosta o mai pienamente compresa.
La madre, Linda Lee Cadwell, la sorella Shannon e la fidanzata Eliza Hutton hanno ritirato la denuncia contro la produzione patteggiando un risarcimento di circa 3 milioni di dollari, mettendo così fine alle indagini.
I PARALLELISMI SULLE MORTI DEI DUE LEE
Esistono diverse teorie sulle circostanze a dir poco singolari della morte dei due Lee. Una di queste collega entrambi alle Triadi, la mafia cinese che controllava gran parte del cinema di Hong Kong. Si dice che Bruce Lee si fosse inimicato le Triadi, forse perché aveva rifiutato di pagare delle tangenti. Nel 1972 Bruce Lee aveva aggredito fisicamente il produttore Raymond Chow (un individuo sospettato di avere rapporti con le Triadi) afferrandolo per il colletto durante una litigata causata dalla spartizione dei profitti dei film.
Ma restano solo sospetti: non esistono prove. Quanto a Brandon Lee, il suo incidente sul set, c’è chi sospetta che sia stato un sabotaggio per punire il figlio di chi aveva osato sfidare il potere della mafia cinese.
A rendere il tutto ancora più inquietante, la morte di Brandon ricorda in modo impressionante una scena di Game of Death, il film incompiuto di Bruce Lee, completato postumo nel 1978. In quel film, il personaggio di Bruce, Billy Lo, una star delle arti marziali, viene colpito sul set da un proiettile vero, sparato da un’arma che avrebbe dovuto essere caricata a salve: un attentato orchestrato dai suoi nemici, che sostituiscono il proiettile per eliminarlo. L’analogia è sconcertante. Brandon Lee è morto davvero nel modo in cui il padre era morto per finta in un film esattamente 20 anni prima: colpito a morte da una pistola di scena.