La plastica è ormai onnipresente nella vita quotidiana, ma studi recenti segnalano un legame allarmante con la salute umana. Le microplastiche, particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri, e le nanoplastiche, ancora più piccole (sotto 1 micron), possono entrare nell’organismo attraverso il cibo, l’aria e persino la pelle, accumulandosi nel sangue, nell’intestino e in organi vitali come polmoni, fegato, reni e cervello.
«Queste particelle non sono inerti: possono scatenare stress ossidativo, infiammazioni, danni cellulari, alterazioni del Dna e risposte immunitarie anomale, tutti fattori che aumentano il rischio di sviluppare tumori» spiega il dottor Ooi Hean, vicedirettore del Centro Internazionale dell’Ospedale Universitario di Medicina Cinese, evidenziando come la loro tossicità chimica non debba essere sottovalutata.
Una revisione scientifica del 2025 conferma che, sebbene le microplastiche non siano cancerogene di per sé, possono trasportare sostanze tossiche come idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti e plastificanti. Questi composti, una volta accumulati nel corpo, interferiscono con il normale funzionamento cellulare, causando mutazioni genetiche, proliferazione anomala e squilibri immunitari, condizioni che favoriscono lo sviluppo del cancro.
MICROPLASTICHE E RISCHIO ONCOLOGICO
LEUCEMIA E LINFOMA
Il midollo osseo è responsabile della produzione delle cellule del sangue. Se le microplastiche raggiungono questo tessuto, possono comprometterne la funzione, favorendo la proliferazione anomala delle cellule e aumentando il rischio di leucemia e linfoma. Inoltre, circolando nel sangue, le microplastiche possono interagire con diversi tessuti e organi, favorendo la crescita tumorale in più sedi.
TUMORE ALLA PROSTATA
Uno studio pubblicato nel 2024 su eBioMedicine ha rilevato la presenza di microplastiche nei tessuti tumorali e paratumorali di pazienti con cancro alla prostata. Poliammide, Pet e Pvc sono stati trovati in entrambi i tessuti, mentre il polistirene è stato identificato solo nelle aree tumorali. L’associazione tra polistirene e consumo di cibo da asporto suggerisce una possibile origine alimentare.
Il dottor Tzung-Hai Yen, direttore del Centro Clinico dei Veleni dell’Ospedale Chang Gung Memorial di Taiwan, precisa che la presenza di microplastiche nei tessuti non dimostra una causalità diretta, poiché i tumori dipendono da molteplici fattori, tra cui genetica, ereditarietà, dieta ed esposizione ambientale. Tuttavia, avverte che le microplastiche possono legarsi a sostanze tossiche come metalli pesanti e interferenti endocrini, che entrano nella catena alimentare attraverso il consumo di pesce contaminato. Questi composti sono noti per alterare l’equilibrio ormonale e sono associati a obesità, deficit cognitivi e tumori.
CANCRO COLORETTALE
Il tumore colorettale è il terzo più diffuso al mondo e la seconda causa di morte per cancro. Uno studio del 2023 pubblicato su Cancers (Basel) suggerisce che le microplastiche potrebbero contribuire alla sua insorgenza alterando il muco intestinale, una barriera essenziale per la protezione delle cellule.
Se questa barriera viene danneggiata, batteri e tossine possono penetrare nei tessuti, causando infiammazioni croniche che favoriscono la trasformazione tumorale. Le microplastiche, inoltre, possono trasportare composti cancerogeni, metalli tossici e batteri patogeni come Escherichia coli con il gene pks+, noto per la sua capacità di danneggiare il Dna e aumentare il rischio di cancro.
CANCRO AL POLMONE
Le microplastiche sono presenti anche nell’aria, rilasciate durante la produzione, l’uso e lo smaltimento della plastica. L’esposizione continua dei lavoratori nelle industrie plastiche è stata associata a un aumento del rischio di tumori polmonari e malattie interstiziali.
Una revisione di 3 mila studi ha evidenziato che l’usura dei pneumatici e il degrado dei rifiuti plastici contribuiscono alla dispersione di particelle nell’atmosfera, generando infiammazioni croniche che possono evolvere in patologie oncologiche.
ESPOSIZIONE PRECOCE E FONTI DI CONTAMINAZIONE
MICROPLASTICHE NEI NEONATI
I neonati sono esposti alle microplastiche in quantità molto superiori rispetto agli adulti. Secondo uno studio del 2020 pubblicato su Nature Food, i biberon in polipropilene possono rilasciare fino a 16,2 milioni di particelle di plastica per litro durante la preparazione del latte artificiale, con concentrazioni ancora maggiori se si utilizzano acqua calda e sterilizzazione.
Per ridurre l’esposizione il dottor Hean consiglia di preferire biberon in vetro o silicone alimentare di alta qualità.
PLASTICA NELL’ACQUA IN BOTTIGLIA
L’acqua in bottiglia rappresenta un’altra fonte di contaminazione. Uno studio del 2024 pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences ha analizzato tre marchi di acqua confezionata, rilevando circa 240 mila particelle di plastica per litro, il 90% delle quali nanoplastiche. Tra le particelle identificate figurano Pet, nylon e altri polimeri utilizzati nei processi di trattamento dell’acqua.
Per ridurre l’esposizione alle microplastiche, è consigliabile scegliere alternative più sicure come bottiglie in vetro, acciaio inox o carta rivestita. Il vetro è la scelta più sicura poiché non rilascia particelle plastiche. L’acciaio inox è una buona opzione, ma va evitato per il consumo prolungato di bevande acide. La ceramica è adatta per le bevande calde, a patto che sia priva di piombo.
MICROPLASTICHE NEL TÈ
Le bustine di tè in nylon e polipropilene possono rilasciare grandi quantità di microplastiche nell’infusione. Uno studio del 2024 pubblicato su Chemosphere ha rilevato che una singola bustina può rilasciare: 1,2 miliardi di nanoparticelle di polipropilene per millilitro. 135 milioni di nanoparticelle di cellulosa e 8,18 milioni di nanoparticelle di nylon-6. Per ridurre l’assunzione di microplastiche, il dottor Ooi consiglia di preferire tè sfuso o bustine in carta non sbiancata.
Le microplastiche sono ormai presenti ovunque. Sebbene gli studi non abbiano ancora dimostrato una correlazione diretta con il cancro, ridurre l’esposizione scegliendo alternative più sicure può essere utile per limitare i rischi legati alla plastica nella catena alimentare e nella vita quotidiana.