In una mossa che potrebbe dare al presidente Donald Trump maggiore libertà di attuare il suo programma, i repubblicani stanno cercando di abrogare una legge che vincola i presidenti che non vogliono spendere determinati fondi stanziati dal Parlamento. Nota come “impugnazione” (impoundment), la pratica di rifiutare di spendere fondi assegnati dal Parlamento risale al presidente Thomas Jefferson, il terzo presidente degli Stati Uniti. Tuttavia, dal 1974, è stata limitata dall’Impoundment Control Act, che ora i repubblicani vogliono abrogare.
Il senatore Mike Lee (R-Utah) e il deputato Andrew Clyde (R-Georgia) hanno presentato al Senato e alla Camera dei deputati due disegni di legge per abolire questa norma, che risale all’era del Watergate, ossia a 50 anni fa. Il seantore Lee ha dichiarato che l’abrogazione proposta contribuirebbe a «ripristinare la separazione dei poteri originariamente prevista dai Padri Fondatori». L’iniziativa legislativa arriva dopo che i democratici della Commissione Bilancio della Camera hanno affermato che alcuni ordini esecutivi di Trump violano tale norma, in quanto prevedono il rinvio dei finanziamenti destinati a programmi approvati dal Parlamento sotto la presidenza Biden.
L’IMPUGNAZIONE E LA COSTITUZIONE
I sostenitori dell’impugnazione la fanno risalire all’Articolo II della Costituzione, che stabilisce che il presidente debba «vigilare affinché le leggi siano fedelmente applicate».
Quando è stata approvata nel 1974, la legge in questione accompagnava alcune sentenze giudiziarie relative all’impugnazione. Tutto era nato dal tentativo dell’allora presidente Nixon di evitare di spendere i fondi destinati alla lotta contro l’inquinamento idrico e di smantellare l’Ufficio per le Opportunità Economiche, creato dal suo predecessore.
Il professor Phillip Joyce, docente di politiche pubbliche all’Università del Maryland, spiega che la legge «crea un processo attraverso il quale il presidente può proporre la cancellazione di una voce di bilancio». Tuttavia, tale processo limita fortemente la capacità di un presidente di rifiutarsi di spendere i fondi stanziati dal Parlamento.
In base alla norma che i repubblicani vogliono abrogare, i presidenti hanno solo due possibilità per tentare di impugnare i fondi: la prima consente loro di sospendere temporaneamente i finanziamenti, ma solo fino alla fine dell’anno fiscale in corso, e solo per motivi ben definiti; la seconda prevede che il presidente chieda al Parlamento di cancellare i fondi in modo permanente. In tal caso, i fondi possono essere congelati per 45 giorni di sessione continuativa del Parlamento, ossia 60-75 giorni di calendario. Durante questo periodo, il Parlamento può approvare la richiesta di revoca dei fondi.
I dati della Government Accountability Office mostrano che, durante il suo primo mandato, Trump ha richiesto 34 revoche di fondi per un totale di 14,8 miliardi di dollari. Il Parlamento non ne ha accettata nessuna. L’avvocato Mark Paoletta ha descritto le restrizioni imposte della legge contestata dai repubblicani come «una reazione eccessiva e senza precedenti dopo il Watergate», ossia lo scandalo in seguito al quale il presidente Nixon fu costretto a dimettersi, nel 1974. L’Impoundment Control Act è incostituzionale, per i giuristi Paoletta e Shapiro.
Lo scontro istituzionale si gioca sulla separazione dei poteri esecutivo (il Presidente) e legislativo (il Parlamento), ed è possibile che venga infine risolto dal terzo potere (la Magistratura) in tribunale, forse persino alla Corte Suprema, che in questi casi negli Stati Uniti ha l’ultima parola.
Redazione Eti/Nathan Worcester