I Padri Fondatori americani amavano Cicerone

di DI REDAZIONE ETI/LEO SALVATORE
11 Febbraio 2025 14:42 Aggiornato: 11 Febbraio 2025 14:42

I Padri fondatori stimavano profondamente i filosofi greci classici come Platone e Aristotele. La stessa ammirazione suscitavano i pensatori romani, che furono una fonte esauriente di prerogative dei cittadini repubblicani, tra cui l’amore per la libertà, l’avversione per la tirannia e l’impegno per le virtù civiche. Ma nessun altro autore e statista romano ha influenzato i Fondatori americani quanto Marco Tullio Cicerone, nato ad Arpino il 3 gennaio del 106 a.C. e morto a Formia il 7 dicembre del 43 a.C.

A differenza delle prime città-stato greche democratiche, la Repubblica Romana era un governo relativamente stabile. E Cicerone era un protagonista nel definirne le prassi giuridiche e politiche. Le sue vittorie in tribunale (Cicerone non era un “politico”: era un avvocato) lo resero famoso e contribuirono a far valere lo Stato di diritto contro i funzionari corrotti.

Quasi tutti i Padri Fondatori americani ammiravano Cicerone. John Adams sosteneva che «nessuna epoca aveva prodotto in un’unica persona uno statista e un filosofo più grandi». Alexander Hamilton scrisse una serie di pamphlet per condannare la ribellione del whisky del 1791-1794 – durante la quale i contadini americani protestarono per la prima tassa imposta dal nuovo governo federale su un prodotto nazionale – firmandosi ‘Tully’, da “Tullio”, il nome della gens cui apparteneva Cicerone.

Anche Samuel Adams, che condannava gli eserciti permanenti, scrisse dei pamphlet usando lo pseudonimo cedant armae togae (che le armi cedano il passo alla toga), una famosa frase tratta da Sui doveri di Cicerone. E Joseph Warren in un’orazione sul massacro di Boston indossò una toga di foggia romana come omaggio all’oratore. Thomas Jefferson definì Cicerone «padre dell’eloquenza e della filosofia» e John Quincy Adams scrisse «vivere senza avere a portata di mano un Cicerone e un Tacito è come essere privo di uno dei miei arti». Ma perché i Fondatori amavano Cicerone?

LA LEGGE NATURALE

Cicerone credeva che una Legge naturale di derivazione divina legasse l’Umanità in uno spirito comune. Questo spirito cerca la saggezza e la conoscenza, raggiungibili attraverso la ragione, facoltà che tutti possiedono. L’ascolto della ragione permette alle persone di raggiungere l’eccellenza morale e di valutare il merito delle leggi create dall’uomo, che dovrebbero sempre essere subordinate alla Legge naturale. Per citare il professor Timothy Caspar «è solo attraverso l’obbedienza alla legge naturale che un individuo o una comunità politica possono diventare civili e arrivare a possedere il carattere appropriato alla libertà e all’autogoverno repubblicano».

E questa fu l’intuizione dei Padri Fondatori, oltraggiati dalla volontà del re inglese Giorgio III e del Parlamento britannico di ottenere gloria politica e militare a spese dei coloni. Il tirannico governo inglese spinse i redattori della Dichiarazione d’Indipendenza a condannare il re inglese come «totalmente indegno» di essere il «capo di una nazione civilizzata» per le sue violazioni delle «leggi della natura e del Dio della natura», evocando la fede di Cicerone in una legge naturale che prevale sulla volontà del più forte, del dominante o del sovrano. Questa dei Padri Fondatori americani rimane una delle più importanti affermazioni sui diritti mai fatte nella Storia.

LA REPUBBLICA

Dal concetto di diritto naturale, Cicerone trasse l’idea di res publica, da cui il termine repubblica o, come amavano dire i Fondatori, commonwealth. In De re publica, Cicerone definisce la repubblica «un corpo di persone libere, unite per il beneficio comune, per godere pacificamente di quello che è loro proprio e per rendere giustizia agli altri». Questo corpo di persone libere ha bisogno di un sistema giuridico per organizzare le proprie dinamiche. Uno degli scopi di tale sistema è proteggere il loro diritto di contestarlo, nel caso in cui esso calpesti la legge naturale che li lega.

La definizione di Cicerone fu citata testualmente da James Wilson, uno dei sei Fondatori che firmarono sia la Dichiarazione d’Indipendenza che la Costituzione degli Stati Uniti d’America. E John Adams la adattò nella sua opera Difesa delle Costituzioni di Governo degli Stati Uniti, nella quale definisce una repubblica come «un governo in cui la proprietà del pubblico, o del popolo, e di ciascuno di essi, sia assicurata e tutelata dalla legge». Adams evidenziò che una repubblica implica la libertà, anche perché presuppone che i cittadini possano gestire la proprietà privata come meglio credono.

LA PROPRIETÀ PRIVATA

Cicerone fu uno dei primi pensatori a considerare la tutela della proprietà come fondamentale per la formazione di comunità politiche. Scrisse che «gli uomini che amministrano la cosa pubblica devono innanzitutto garantire che ognuno mantenga quanto gli appartiene, e che i singoli non siano mai privati dei loro beni da atti pubblici». In altre parole, lo Stato deve garantire che i cittadini mantengano la proprietà.
I Fondatori hanno fatto propria questa idea. James Madison scrisse: «non è un governo giusto, né la proprietà è sicura sotto di esso, quando la proprietà che un uomo ha, nella sua sicurezza personale e nella sua libertà personale, è violata da sequestri arbitrari».

Nella Dichiarazione dei diritti della Virginia, George Mason affermava qualcosa di simile: «Tutti gli uomini hanno alcuni diritti naturali intrinseci di cui non possono, a nessun patto, privare i loro posteri, tra cui il diritto alla vita e alla libertà, con mezzi per acquisire e possedere la proprietà, e perseguire e ottenere la felicità e la sicurezza». Un mese dopo la pubblicazione, fu redatta la Dichiarazione di indipendenza. Anche se ometteva “proprietà” e “sicurezza”, il significato era lo stesso: per perseguire la felicità, i cittadini devono avere la possibilità di ottenere la proprietà, senza la quale la loro indipendenza è impossibile. Cicerone sarebbe stato d’accordo.

L’IMPORTANZA DELL’EDUCAZIONE CLASSICA

L’apprezzamento dei Fondatori americani per la filosofia greco-romana derivava anche da un sistema educativo che valorizzava gli studi classici. Come nota lo storico Carl J. Richards «la formazione classica dei Fondatori iniziava spesso intorno agli otto anni». Nel XVIII secolo il latino e il greco erano materie obbligatorie agli esami di ammissione di ogni istituto americano, e Cicerone era uno degli autori da studiare. Una conoscenza approfondita del passato non era solo raccomandata, ma richiesta a chiunque volesse diventare funzionario pubblico.

I classici e la filosofia non sono semplici discipline astratte, ma possono aiutare a scoprire l’origine delle idee e i loro meriti. Quando gli eventi della Storia richiedono determinazione, le idee possono avere potenti conseguenze, come ben sapevano i Fondatori americani.

 

 

 

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