I dazi fanno andare l’oro negli Stati Uniti

16 Febbraio 2025 16:34 Aggiornato: 16 Febbraio 2025 16:34

I prezzi dell’oro hanno raggiunto nuovi massimi lunedì, a causa delle preoccupazioni legate ai dazi proposti dal presidente Trump su acciaio e alluminio, oltre che ai dazi di ritorsione contro Paesi esteri.

I prezzi spot dell’oro hanno toccato un massimo di 2.905,92 dollari l’oncia nelle prime ore di scambio di lunedì, superando il precedente record di 2.886,96 dollari Usa registrato venerdì. Alle 6:25 (ora di New York), il prezzo era intorno ai 2.898 dollari. I nuovi dazi su acciaio e allumunio si andranno ad aggiungere a quelli già esistenti su questi metalli, ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt. Il presidente ha inoltre annunciato l’intenzione di introdurre «dazi di ritorsione» l’11 o il 12 febbraio. I Paesi che applicano dazi sulle importazioni statunitensi potrebbero presto affrontare dazi sulle loro esportazioni verso gli Stati Uniti.

La minaccia di nuovi dazi ha innescato preoccupazioni geopolitiche tra gli investitori, aumentando la domanda di oro come bene rifugio.

Daniel Hynes, senior strategist per le materie prime presso la banca australiana ANZ, ha dichiarato: «Il rischio che anche l’oro possa finire coinvolto nella guerra dei dazi sta causando una distorsione nel mercato fisico». Kelvin Wong, analista senior per l’area Asia-Pacifico di OANDA, ha affermato che le tensioni commerciali globali «sono ancora pienamente in gioco e potrebbero portare i prezzi dell’oro a livelli compresi tra 2.900 e 2.910 dollari nel breve termine», e «al momento non vedo una forte probabilità di una correzione, a meno che il dollaro statunitense non subisca un’impennata significativa», ha aggiunto.

Citi ha rivisto al rialzo la sua previsione a breve termine (0-3 mesi) per l’oro, portandola da 2.800 a 3.000 dollari l’oncia: «Il mercato rialzista dell’oro sembra destinato a proseguire sotto la presidenza Trump 2.0, con le guerre commerciali e le tensioni geopolitiche che rafforzano la tendenza alla diversificazione delle riserve e alla de-dollarizzazione», ha scritto la banca in una nota. Un rapporto pubblicato il 5 febbraio dal World Gold Council ha rivelato che la domanda globale di oro, compreso il trading over-the-counter, ha raggiunto un nuovo record lo scorso anno con 4.974 tonnellate.

Le banche centrali hanno acquistato il metallo a un ritmo impressionante, superando le mille tonnellate per il terzo anno consecutivo. La domanda di investimento in lingotti e monete ha raggiunto un massimo quadriennale di 1.180 tonnellate, mentre gli ETF sull’oro hanno avuto un impatto significativo. Per il 2025, il consiglio prevede che la domanda sarà trainata dalle banche centrali e dagli investitori in ETF, con l’incertezza economica che continuerà a sostenere l’oro come copertura contro il rischio, anche se potrebbe frenare il mercato della gioielleria.

La domanda di oro è attualmente così elevata che vi è una corsa alla consegna del metallo presso la Banca d’Inghilterra (BoE), uno dei maggiori depositari di lingotti al mondo, seconda solo alla Federal Reserve di New York.

Il vice governatore della BoE per i mercati e le operazioni bancarie, Dave Ramsden, ha dichiarato che gli slot per la consegna dell’oro vengono prenotati rapidamente. «Il mercato statunitense dell’oro sta scambiando a un premio rispetto a quello di Londra e i detentori commerciali di oro stanno cercando di sfruttare questa differenza di prezzo. Per questo, c’è stata una forte domanda di slot per la consegna», ha dichiarato Ramsden in una conferenza stampa del 6 febbraio. «Tutti gli operatori che spediscono oro hanno già prenotato gli slot necessari per le prossime settimane. Se qualcuno volesse entrare ora, potrebbe dover attendere più a lungo perché tutti gli slot esistenti sono già occupati».

In un aggiornamento del 7 febbraio, il rivenditore di metalli preziosi SchiffGold ha segnalato che Londra sta affrontando una carenza di oro, poiché i principali detentori del metallo stanno trasferendo i loro lingotti negli Stati Uniti. Le aziende londinesi hanno trasferito recentemente in America oro per un valore stimato di 134 miliardi di dollari, una quantità tutt’altro che trascurabile, secondo il rapporto.

«Gli economisti ipotizzano che questo sia dovuto alla percezione degli Stati Uniti come un “porto sicuro” per gli investimenti. In particolare, la prospettiva di dazi globali imminenti ha spinto gli imprenditori stranieri a trasferire i propri beni in America prima che il costo per farlo diventi molto più alto», ha dichiarato Peter Schiff, proprietario di SchiffGold.

Redazione Eti/Naveen Athrappully

Consigliati