I conservatori britannici abbandonano l’obiettivo “zero emissioni” di anidride carbonica entro il 2050. Il segretario del partito conservatore inglese Kemi Badenoch ha definito l’obiettivo «impossibile» da raggiungere. In un discorso sulla revisione delle politiche del partito, Badenoch ha criticato il precedente governo conservatore per aver fissato un traguardo ambizioso senza un piano chiaro alla base, evidenziando che la politica net-zero ha fatto salire i costi energetici senza portare progressi concreti.
«Nel 2019 il Parlamento ha legiferato in merito al net zero entro il 2050, un progetto da migliaia di miliardi di sterline, che dura 30 anni e che tocca ogni aspetto delle nostre vite, deciso in 90 minuti senza alcun voto. Solo due deputati quel giorno hanno sollevato dubbi, e io ero tra loro», ha dichiarato.
Badenoch ha aggiunto di aver chiesto più volte un piano credibile, ricevendo una risposta solo dopo 2 anni, che ha definito inadeguata, «tanto che gli enti ambientalisti stanno portando il governo in tribunale e vincendo, perché manca di dettagli», ha proseguito. Pur avendo in passato criticato l’obiettivo del net zero come «poco ponderato» e le relative politiche come «un disarmo economico», nel 2022 Badenoch si era allineata ad altri contendenti alla leadership conservatrice appoggiando il target del 2050.
ECONOMIA E SICUREZZA ENERGETICA
La politica del net zero ha mantenuto alcuni elementi delle strategie conservatrici, come l’obiettivo del 2050, ma ha segnato un cambio di priorità, ritmo e approccio. La novità più grande rispetto ai Tories è la creazione del Great British Energy, una compagnia pubblica finalizzata all’investimento in progetti di energia pulita.
Col primo ministro Keir Starmer, il governo si è impegnato ad attuare la “decarbonizzazione” dell’Inghilterra entro il 2030, cinque anni prima dell’obiettivo conservatore del 2035. I Laburisti credono che questa politica ridurrà le bollette domestiche e creerà migliaia di posti di lavoro. La Badenoch, però, ha sostenuto che inseguire il net zero a questo ritmo danneggerebbe l’economia, caricando le famiglie di costi enormi. Ha citato il settore energetico come esempio degli effetti imprevisti delle politiche passate. «Abbiamo praticamente costruito due sistemi di produzione elettrica: uno basato sulle rinnovabili e uno per quando il sole non splende e il vento non tira. Risultato? Le bollette più alte al mondo», ha detto.
Il governo sta spingendo per un’espansione più rapida di energia eolica, solare e marina, oltre a stringere delle partnership a livello internazionale. Il ministro dell’Energia Ed Miliband ha messo l’accento sulla cooperazione con Paesi come la Cina per sviluppare tecnologie verdi e ridurre le emissioni. La visita di Miliband a Pechino questa settimana punta a trovare spunti di collaborazione tra Regno Unito e Cina, sulla riduzione delle emissioni globali, con un focus su energia a idrogeno e tecnologie di assorbimento del carbonio.
La Badenoch ha messo in guardia da una crescente dipendenza dalla Cina per quanto riguarda l’energia verde: «Dieci anni fa dipendevamo molto dalla Cina per i pannelli solari. Oggi ancora di più: i primi dodici produttori di pannelli solari sono quasi tutti cinesi, lo stesso vale per le turbine eoliche e le batterie per veicoli elettrici».
LA NUOVA STRATEGIA ENERGETICA
Con Rishi Sunak, i conservatori hanno tenuto fermo l’obiettivo del net zero al 2050, ma hanno frenato i principali impegni verdi per bilanciare ambiente ed economia. Una delle sue decisioni più discusse è stato il rinvio del divieto di vendita di auto a benzina e diesel dal 2030 al 2035, per alleggerire i costi a consumatori e aziende. Sunak ha anche posticipato i termini per la sostituzione delle caldaie e ridotto gli oneri finanziari legati all’isolamento termico e all’installazione di pompe di calore. Inoltre, ha concesso nuove licenze per petrolio e gas nel Mare del Nord, sostenendo che la produzione interna di combustibili fossili fosse necessaria per la sicurezza energetica e per ridurre la dipendenza dalle importazioni. Badenoch ha incaricato un team di conservatori, guidato dalla segretaria per l’Energia Claire Coutinho e dal segretario per la Scozia Andrew Bowie, di sviluppare una nuova strategia energetica. Il team dovrà studiare come garantire energia economica e pulita «senza mandare in rovina le imprese, senza bollette da capogiro per le famiglie e senza dipendere da Paesi ostili o instabili».
La Badenoch ha insistito che non sta rinunciando agli impegni ambientali, ma vuole un approccio più pratico. «Voglio un futuro migliore e un ambiente più sano per i nostri figli, ma dobbiamo essere realisti», ha detto. I conservatori tuttavia non hanno ancora annunciato una nuova scadenza per la riduzione del Co2.
OPPOSIZIONE E CONSEGUENZE POLITICHE
L’annuncio ha suscitato critiche dalla Conservative Environment Network, un gruppo ambientalista Tory. Sam Hall, capo del gruppo, ha definito l’abbandono dell’obiettivo 2050 «un errore», dicendo che mina «l’eredità ambientale di vari governi conservatori». Ha sottolineato che il target si basa sulla realtà scientifica, non sull’ottimismo, avvertendo che senza di esso i costi e le conseguenze del cambiamento climatico cresceranno.
Un portavoce del Partito Laburista ha detto che Badenoch «nega del tutto il disastroso bilancio dei Tories al governo […] La posizione della leader Tory contraddice le sue stesse idee del passato. In governo, ha apertamente difeso il net zero. È chiaro che i conservatori non rappresentano nulla e non hanno imparato niente. Non sono cambiati».
Anche vari esponenti di Reform Uk, noti oppositori del net zero, hanno commentato l’annuncio. Il leader Nigel Farage ha messo in dubbio la tempistica. «Kemi non inganna nessuno sul net zero. Se davvero pensa che rovinerà il Paese, perché non l’ha detto prima?», ha scritto su X.