Milioni di cinesi stanno per perdere le loro camicie mentre è scoppiata la bolla cinese. A parte il dolore per aver perso i risparmi di una vita, ciò che rende unico questo crollo di mercato è che il Partito Comunista Cinese (Pcc) l’ha creato e incoraggiato.
Alla fine del 2014 la Cina aveva una delle peggiori situazioni economiche degli ultimi tempi. I ripetuti declassamenti nella crescita e l’instabilità dei mercati nel corso dell’ultimo anno hanno sconvolto i mercati globali utilizzati per la rapidissima crescita in Cina, e hanno impaurito il regime, che si basa su questa crescita per mantenere l’ordine sociale.
Il Partito ritiene che un mercato azionario in rialzo sarebbe un buon modo per aumentare la fiducia nella sua economia. Potrebbe alleviare la crisi finanziaria delle imprese, arricchire gli investitori, servire come una distrazione per i disoccupati e consentire ai governi locali e alle banche di riempire le loro casse.
I metodi del Partito hanno funzionato per un po’. Il numero dei nuovi conti broker aperti nei primi quattro mesi del 2015 sono stati superiori rispetto a quelli del 2012 e del 2013 messi assieme.
Il Partito ha incoraggiato i suoi cittadini a investire in azioni.
In primo luogo ha allentato le normative, rendendo più facile prendere in prestito i soldi per gli investimenti. In secondo luogo ha fatto appello al patriottismo dei suoi cittadini e al desiderio di ricchezza indirizzando i media a pubblicare commenti che decantassero l’acquisto di azioni come un modo per arricchirsi pur sostenendo il regime. «Lo sviluppo economico e sociale porterà fiducia preziosa e un forte sostegno nel mercato azionario», si legge in una riga di un editoriale pubblicato da Xinhua, il 31 agosto 2014.
Il 28 novembre 2014 il giro d’affari giornaliero della Borsa di Shanghai ha superato i 200 miliardi di renminbi (33 miliardi dollari). Sei mesi più tardi, alla fine di aprile di quest’anno, il fatturato giornaliero ha toccato punte massime di 161 miliardi dollari. Lo Shanghai Composite Index, l’indice borsistico di tutti i titoli negoziati nella Borsa di Shanghai, è più che raddoppiato nell’ultimo anno.
Ma la crescita è stata alimentata da quei cinesi con pochissima esperienza finanziaria – agricoltori, pensionati e lavoratori – che hanno dato retta alle richieste dei loro leader negli investimenti e che a loro volta si aspettano che il Partito li protegga dai danni.
Oggi i nuovi investitori arrivano a frotte da società di brokeraggio che guardano gli schermi commerciali con orrore, secondo un articolo della CNBC da Pechino.
«Il Governo ha manipolato il mercato azionario per tutto questo tempo», ha detto un investitore che vuole essere anonimo alla CNBC. «Le autorità ci hanno fatto credere che eravamo in grado di fare soldi da un mercato in rialzo, ma in realtà stiamo cadendo in un abisso, perdendo gran parte dei risparmi di una vita».
DENARO PRESO A PRESTITO
Quando i funzionari di controllo cinesi hanno introdotto e incoraggiato lo strumento rischioso del margin trading le cose sono davvero cambiate. Lo hanno fatto come parte di un più ampio sforzo di aprirsi ai mercati e deviare gli investimenti da beni immobili, dove gli investimenti speculativi avevano raggiunto misure irragionevoli. Nel 2007 le autorità di regolamentazione cinesi avevano probito il leveraged trading e per una buona ragione.
Il margin trading permette ai cinesi ordinari di aver accesso a quei soldi che non avrebbero altrimenti dovuto investire in azioni, consentendo la negoziazione sul denaro preso a prestito.
Spronati dalla macchina della propaganda dei media del Pcc, quasi cinque milioni di piccoli investitori hanno aperto dei conti per fare margin trading fino a ottobre 2014, mentre fino al 2012 questi conti erano meno di un milione. Negli ultimi mesi il volume del margin trading ha segnato ripetuti record.
«Più di un quarto della capitalizzazione del mercato azionario cinese è ora supportata grazie al margin financing, che trasforma un mercato azionario di fatto in un mercato di debito», ha scritto in un post Scott Kennedy, studioso di Cina del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali (Csis), un’istituzione di ricerca nonpartisan.
Con una tale significativa quota di mercato, qualsiasi instabilità nel margin trading avrà un impatto significativo sul mercato globale. Ai primi di luglio l’indice Shanghai Composite ha dimostrato estrema volatilità quando ha perso il 7,7 per cento, il più grande calo in oltre sei anni – dopo un giro di vite da parte delle autorità su tre grandi broker del margin trading.
Il margin trading è un trading ad alto rischio. Se un investimento improvvisamente fallisce, gli speculatori potrebbero perdere non solo il loro denaro, ma anche tutti i beni collaterali per il prestito a margine.
LA RISPOSTA DEL PARTITO: MAGGIORE LEVA
Quando il mercato azionario ha cominciato a precipitare, la leadership cinese si è rivolta al China Securities Finance Corp. (Csf), affinché fungesse da canale per la banca centrale della Cina per intervenire e iniettare denaro nel mercato. Il Csf, costituita nel 2010 con l’approvazione del consiglio di Stato del gabinetto della Cina, è l’unica istituzione che fornisce servizi di prestito di margin financing alle agenzie di brokeraggi che vendono azioni a margine.
Il Partito ha anche cercato altre misure, ma niente sembra aver avuto un forte impatto per arginare il flusso d’investitori spaventati che hanno venduto. Per sostenere il mercato ci sono stati tagli dei tassi d’interesse e l’uso dei fondi pensione governativi.
«Abbiamo la fiducia e la capacità di far fronte a tutti i tipi di rischi e sfide, e di promuovere uno sviluppo economico sano e sostenibile», ha detto il premier Li Keqiang in una riunione a Pechino, secondo Xinhua, agenzia di stampa ufficiale della Cina.
Allo stesso tempo, alcuni di questi investitori ordinari si chiedono perché i loro leader non stiano facendo altro. «Sono sicuro che se il Pcc fosse davvero determinato a salvare il mercato, potrebbero invertire le cose nel giro di una notte», ha detto un investitore anonimo a Pechino, secondo CNBC.
Il primo luglio le autorità cinesi hanno rilasciato frettolosamente le nuove politiche tanto attese. La loro risposta: maggiore leva. Ora è possibile utilizzare la vostra casa come garanzia per i prestiti a margine: ovviamente un altro pericolo, in particolare per gli investitori amatoriali.
Le autorità hanno anche requisiti di garanzia non rigidi, dato che non costringono gli investitori a mettere ulteriori garanzie entro due giorni se le azioni scendono al di sotto di 1,3 volte la quantità di denaro preso in prestito, secondo Bloomberg.
Le agenzie di brokeraggio possono ora dare delle proroghe di sei mesi per i contratti di margine, invece di esigere il pagamento dei prestiti e di liquidare subito il tutto. Queste permette agli investitori che investono a leva di prendersi un po’ più di tempo per investire ancora.
Coloro che possono uscire dal mercato lo stanno facendo e questa frenesia si è riversata ieri sui mercati globali, dove il Dow Jones è sceso a un minimo di cinque mesi in mezzo a una sospensione delle negoziazioni durata quasi quattro ore a causa di un guasto tecnico. L’S&P 500 è sceso dell’1,7 per cento e il Nasdaq Composite dell’1,8 per cento.
L’indice Shanghai Composite è sceso del 5,9 per cento, nonostante il blocco del 40 per cento dei titoli cinesi dalle negoziazioni. L’indice è sceso del 32,1 per cento a partire da metà giugno, più o meno il guadagno che aveva fatto nella folle ripresa cominciata ad aprile.
Articolo in inglese: ‘Encouraged by the State, Chinese Put Everything at Risk With Margin Trading‘