Huawei e gli eurodeputati indagati a Bruxelles

di Redazione ETI/Anders Corr
21 Marzo 2025 16:08 Aggiornato: 21 Marzo 2025 17:57

Quindici eurodeputati, attuali ed ex, avrebbero intascato mazzette da Huawei, il gigante cinese delle telecomunicazioni, in un presunto giro di «soldi in cambio di favori». L’allarme è scattato dai servizi segreti belgi.

Il 13 marzo oltre 100 agenti hanno messo sottosopra 21 uffici in Belgio, Francia e Portogallo, compresi quelli di Huawei a Bruxelles. La polizia ha fermato diversi sospettati per interrogarli e in Francia è scattato un arresto. Nel mirino anche due assistenti parlamentari, i cui uffici sono stati chiusi per ordine giudiziario. In Portogallo inoltre, un raid ha preso di mira un ufficio sospettato di emettere bonifici a favore degli eurodeputati. Il 14 marzo il Parlamento europeo ha chiuso le porte ai lobbisti di Huawei.

Si indaga per corruzione, falsa dichiarazione e associazione a delinquere, e tracce di riciclaggio. Dal 2021 a Bruxelles sarebbero girati regali come cibo, viaggi, biglietti per lo stadio, spese di conferenze del valore di oltre 150 euro per eurodeputato, soglia che obbliga a dichiararli.

Huawei è sospettata di avere legami stretti con militari e intelligence cinesi, oltre che con Iran, Corea del Nord e Cuba, con una tecnologia che potrebbe creare seri danni attraverso spionaggio e sabotaggi nei 170 Paesi in cui opera. Negli Stati Uniti è bandita dalle telecomunicazioni e in Messico la chiamano «cavallo di Troia». In Europa si è radicata stabilmente dal 2022.

Huawei investe ingenti risorse per tessere rapporti ai piani alti della politica europea, incluso l’ex Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e mira a infiltrarsi in ogni strato dell’intelligenza artificiale e del cloud europei. Molto di quello che Huawei fa in Europa è legale, ma preoccupa per la sua relazione col Partito Comunista Cinese.

A Davos, l’amministratore delegato di Huawei Europa, Kenneth Fredriksen, ha detto che Huawei si propone come «un’alternativa per l’Europa», nel «digitalizzare il continente da vent’anni e a prepararlo per l’intelligenza artificiale» che, ha aggiunto, «richiede un’infrastruttura totale per funzionare al massimo».

All’evento, un pranzo esclusivo per i dirigenti, c’erano Fredriksen, Michel, l’ex vicepresidente del Consiglio europeo Silvana Koch-Mehrin e il ministro dell’Economia rumeno Ivan Bogdan. Michel ha fatto dichiarazioni gradite a Pechino, accennando a ritorsioni contro la «guerra commerciale» Usa e difendendo l’Organizzazione mondiale del commercio e il «multilateralismo».

Il regime cinese usa il commercio libero e gli organismi internazionali per espandere la sua influenza da decenni. Ma Pechino punta anche a livello locale. A marzo Huawei ha stretto accordi col Comune di Barcellona: «Barcellona e Huawei uniscono le forze per spingere innovazione e formazione ICT», ha scritto Huawei Europa su X. L’accordo «dà slancio a progetti di smart city e competenze digitali con la Huawei Spain Academy e l’IT Academy di Barcelona Activa».

 

 

 

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