Diversi caccia F/A-18 Super Hornet sono decollati dalla portaerei Harry S. Truman, per a colpire le basi Houthi nell’ovest dello Yemen. I caccia americani hanno sferrato il primo attacco militare contro l’organizzazione terroristica che controlla ampie zone del Paese, inclusa la capitale Sana’a.
Le forze americane hanno condotto diversi raid aerei in Yemen, in un’intervista a Fox News Sunday, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Mike Waltz ha detto che gli ultimi attacchi hanno eliminato diversi leader Houthi e distrutto alcuni dei loro missili e infrastrutture.
In un comunicato stampa del 16 marzo, il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, ha dichiarato che 47 attacchi da parte degli Stati Uniti hanno colpito le aree di Sana’a, Sa’dah, Al Bayda, Hajjah, Dhamar, Ma’rib e Al Jawf. Quello stesso giorno, il ministero della Salute yemenita, gestito dagli Houthi, ha riportato che 31 civili disarmati sono stati uccisi, più altri 101 feriti dai recenti raid, ma i dati dichiarati al momento non possono essere verificati.
Il tenente generale dell’Aeronautica degli Stati Uniti Alexus Grynkewich ha dichiarato che i primi dati stimano decine di morti tra i combattenti nemici negli ultimi raid, sottolineando che non sono state rilevate vittime civili, nonostante le affermazioni dallo Yemen.
Il conflitto nello Yemen si intreccia con le mosse dell’Iran. A Washington li considerano un braccio del regime islamista iraniano: gli Houthi sono finiti dentro e fuori dalla lista americana delle organizzazioni terroristiche straniere. Ultimamente, Trump ha deciso di riclassificarli come tali, per via della loro campagna di droni e missili contro Israele e le navi che transitano nelle acque mediorientali.
Il Presidente ha intimato ai leader Houthi di fermare subito gli attacchi, in caso contrario «vi pioverà addosso l’inferno come non lo avete mai visto prima». Nonostante l’avvertimento, l’organiazzazione terroristica ha colpito più volte la portaerei Truman. Saree ha dichiarato che le forze Houthi hanno lanciato 18 missili balistici e un drone d’attacco contro navi da guerra americane a nord del Mar Rosso.
GLI HOUTHI E LO SCONTRO A GAZA
Gli Houthi hanno attaccto le navi nelle acque mediorientali poco dopo gli attacchi terroristici di Hamas nel sud di Israele del 2023. Dall’inizio, i leader Houthi hanno rivendicato solidarietà con Hamas, visto come rappresentante della causa palestinese, promettendo di condurre attacchi per spingere Israele a fermare le operazioni militari contro Hamas nella Striscia di Gaza.
Tra ottobre 2023 e gennaio 2025, l’organizzazione terroristica ha lanciato diverse raffiche di missili contro Israele e preso di mira oltre 100 navi nelle acque circostanti, danneggiandone decine e affondandone due. Hanno anche guidato un assalto aereo sulla nave Galaxy Leader, battente bandiera delle Bahamas, sequestrando l’imbarcazione e prendendo in ostaggio i 25 membri dell’equipaggio.
Al periodo, Biden ha schierato navi da guerra per intercettare droni e missili Houthi contro il traffico navale nello Stretto di Bab el-Mandeb e nel Golfo di Aden. Con il proseguire degli attacchi, l’ex Presidente ha intensificato l’azione militare, ordinando dei raid contro le basi Houthi in Yemen.
Nonostante i precedenti bombardamenti da parte degli Stati Uniti, gli Houthi hanno continuato gli attacchi fino a gennaio scorso, quando Israele e Hamas hanno avviato la prima fase di un cessate il fuoco a Gaza. Oltre a sospendere gli attacchi, l’organizzazione ha liberato l’equipaggio del Galaxy Leader dopo 459 giorni. Il cessate il fuoco tuttavia è vacillato nelle ultime settimane, con negoziatori israeliani e di Hamas in disputa sugli accordi di pace. Israele ha sostenuto un’estensione della prima fase per definire i dettagli, ma i rappresentanti di Hamas hanno respinto l’idea, chiedendo il passaggio alla seconda fase con il ritiro totale delle forze israeliane da Gaza.

Con i negoziatori divisi, Netanyahu ha ordinato il 2 marzo scorso il blocco di tutti i rifornimenti diretti a Gaza, in seguito, gli Houthi hanno annunciato la ripresa della loro campagna di pressione contro Israele, prendendo di mira ogni nave israeliana nel Mar Rosso.
Michael Horton, ricercatore della Jamestown Foundation, ha detto che gli Houthi hanno sfruttato il conflitto di Gaza per rafforzare il loro sostegno interno. «In Yemen riscuotono grande successo, penso che insisteranno su questa linea» ha detto Horton in un’intervista telefonica a The Epoch Times.
Sebbene gli Houthi giustifichino gli attacchi alle navi commerciali legandoli a Gaza, Daniel Flesch, analista senior della Heritage Foundation, ha detto che Trump non deve cedere. «Non possiamo lasciare correre quello che hanno fatto negli ultimi 18 mesi».
TRUMP RINCARA LA DOSE CON L’IRAN
Gli Houthi, un movimento islamista sciita zaidita, sono emersi come opposizione al governo yemenita. Nel 2014, l’organizzazione terroristica ha preso Sana’a, costringendo l’allora presidente yemenita Abdrabbuh Mansur Hadi a dimettersi e fuggire dalla capitale. Hadi ha poi ritirato le dimissioni e formato un governo in esilio nella città portuale di Aden.
Da allora, lo Yemen è in guerra civile, un conflitto interno sfocianto in guerra per procura nella lotta per l’influenza regionale tra la coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita, allineata con l’Occidente per fermare le ideologie estremiste, e il regime islamista anti-occidentale dell’Iran.
Poco dopo aver rilanciato il suo governo ad Aden, l’Arabia Saudita ha formato una coalizione tra gli Stati del Golfo, tra cui Emirati Arabi Uniti, Egitto, Marocco, Giordania, Bahrein, Sudan e Kuwait, per sostenere militarmente Hadi. Dal 2015, gli Stati Uniti hanno iniziato a fornire armi, intelligence e supporto logistico alla coalizione saudita in Yemen.
Da allora, le forze americane hanno ripetutamente sequestrato navi con armi al largo dello Yemen, ritenute dirette da Teheran alle aree controllate dagli Houthi. Teheran ha sempre negato di fornire assistenza militare alla fazione ribelle yemenita. In un post sui social, Trump ha detto che considererà le azioni dei terroristi direttamente legate a Teheran. «Ogni colpo sparato dagli Houthi sarà d’ora in poi visto come un colpo partito dalle armi dell’Iran, e l’Iran ne sarà ritenuto responsabile», ha scritto.

Flesch ha detto che l’avvertimento all’Iran segna un cambiamento fondamentale nell’approccio di Washington nel Mar Rosso. «L’avvertimento agli Houthi è piuttosto chiaro: non tollereremo altri disordini alla navigazione internazionale. Sappiamo del legame iraniano con gli Houthi».
In una lettera del 18 marzo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, l’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite Amir Saeid Iravani ha ribadito che l’Iran non arma gli Houthi né ne dirige le azioni. Horton ha detto che Teheran fornisce intelligence e probabilmente consiglia gli Houthi su alcuni obiettivi, ma i comandanti yemeniti decidono quasi sempre autonomamente quali colpire.
I PROSSIMI PASSI
Nell’ultimo anno di Biden, l’esercito americano ha schierato diverse portaerei per intercettare gli attacchi terroristici e colpire le basi in Yemen. Ha anche impiegato bombardieri stealth B-2 Spirit per distruggere depositi sotterranei di armi.
Durante il briefing al Pentagono del 17 marzo, Grynkewich è stato interrogato sulle differenze tra le nuove operazioni e quelle dell’ex Presidente, ma ha evitato di rivelare troppi dettagli per motivi di sicurezza. Ha evidenziato tuttavia che le forze americane ora hanno una serie di obiettivi più ampia in Yemen.
Grynkewich ha spiegato che Trump ha concesso maggiori poteri ai comandanti sul campo, riducendo i requisiti di approvazione per nuovi attacchi. «Questo ci permette di reagire in maniera diretta sul campo, continuando a mettere pressione agli Houthi», ha detto.
L’organizzazione controlla gran parte del nord-ovest dello Yemen, dove vive quasi l’80% dei 32 milioni di abitanti del Paese. Horton ha avvertito che le vittime civili dei raid americani, se intensificati, potrebbero spingere più yemeniti a sostenere i terroristi. Ha evidenziato inoltre, che un piano efficace per contrastare, contenere e sconfiggere gli Houthi debba venire dagli stessi yemeniti.