Hegseth: le Filippine sono fondamentali per la libertà di navigazione

di Redazione ETI/Aldgra Fredly
31 Marzo 2025 15:16 Aggiornato: 31 Marzo 2025 15:16

Il ministro della Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha ribadito la necessità della deterrenza nel Mar Cinese Meridionale per fronteggiare la crescente minaccia della Cina comunista e sottolineato che Stati Uniti e Filippine devono restare «fianco a fianco» per garantire la stabilità nella regione.

Il 28 marzo, Hegseth ha scelto le Filippine come prima tappa del suo viaggio in Asia prima di proseguire verso il Giappone. Il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. ha definito questa scelta un «forte messaggio» sull’impegno di Washington nell’alleanza tra i due Paesi.

Durante l’incontro, Hegseth ha riferito a Marcos che il presidente Donald Trump «ha un grande affetto per questo straordinario Paese» e ha espresso l’intenzione di rafforzare la cooperazione difensiva tra i due Paesi. «Il nostro impegno nel Trattato di mutua difesa è solido, e la nostra partnership si estende sia sul piano economico che su quello militare», ha affermato il ministro statunitense.

Hegseth ha confermato il sostegno degli Stati Uniti alla posizione delle Filippine nella disputa territoriale sul Mar Cinese Meridionale, area contesa dove il Partito comunista cinese rivendica quasi l’intera sovranità: «La deterrenza è essenziale in tutto il mondo, ma lo è in particolare in questa regione e per il vostro Paese, dove le minacce della Cina comunista sono concrete. Gli alleati devono rimanere uniti per prevenire i conflitti e garantire la libertà di navigazione».

Marcos, da parte sua, ha affermato che le Filippine vedono negli Stati Uniti non solo un partner militare, ma anche «la più grande forza per la pace in questa parte del mondo». Il legame tra i due Paesi affonda le radici nel passato: le Filippine sono state una colonia degli Stati Uniti dal 1898 al 1946 e, dal 1951, sono legate a Washington da un trattato di mutua difesa, che prevede assistenza militare reciproca in caso di attacco.

Il regime comunista cinese non ha tardato a reagire: il portavoce degli Esteri, Guo Jiakun, ha avvertito che qualsiasi accordo di difesa tra Stati Uniti e Filippine «non dovrebbe mirare a danneggiare Paesi terzi» esprimendo preoccupazione per i possibili effetti sulle proprie pretese territoriali. «Chi si presta a essere strumento di potenze straniere finirà per essere abbandonato», ha dichiarato, invitando Manila a evitare coinvolgimenti con la strategia difensiva statunitense.

Il Mar Cinese Meridionale rimane una rotta commerciale marittima strategica, contesa da Cina, Filippine, Vietnam, Malesia, Brunei e Taiwan. Nel 2016, un tribunale internazionale dell’Aia ha accolto il ricorso delle Filippine, stabilendo che le rivendicazioni territoriali di Pechino non hanno alcun fondamento legale.

Il Pcc, tuttavia, ha rifiutato di riconoscere la sentenza e continua a inviare le proprie navi militari in acque filippine. Di recente, Manila ha denunciato attacchi da parte delle navi cinesi, inclusi speronamenti e l’uso di cannoni ad acqua contro le proprie imbarcazioni. Nel tentativo di ridurre la tensione, Marcos ha proposto un accordo al regime cinese, offrendo di rimuovere il sistema missilistico Typhon degli Stati Uniti dal territorio filippino in cambio della cessazione delle azioni coercitive cinesi nel Mar Cinese Meridionale. Ma il regime cinese considera la proposta insufficiente.

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